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Slitta la sentenza sul caso Scieri

Slitta la sentenza sul caso Scieri

La Procura ha chiesto due condanne (24 e 21 anni) per omicidio volontario

14 giugno 2023
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PISA. Slitta la sentenza sul caso Scieri perché devono essere ancora sentite tre testimoni: lo ha reso noto intorno alle 21 di oggi, mercoledì 14 giugno, la Corte di Assise.

Il procuratore capo di Pisa, Alessandro Crini, aveva chiesto una condanna a 24 anni di reclusione per Alessandro Panella e a 21 anni per Luigi Zabara, accusati dell’omicidio volontario aggravato dai futili motivi dell’allievo paracadutista Emanuele Scieri (foto), trovato morto nella caserma Gamerra di Pisa il 16 agosto 1999, tre giorni dopo il decesso. La richiesta era arrivata al termine della requisitoria durata quasi sette ore davanti alla Corte d’Assise di Pisa dove sono stati imputati i due ex caporali della Folgore, che si sono sempre dichiarati innocenti. «Non eravamo in caserma» hanno detto attraverso i loro difensori (avvocati Andrea Cariello per Panella e Andrea Di Giuliomaria e Mariateresa Schettini per Zabara).

I legali delle parti civili, la mamma e il fratello di Scieri, gli avvocati Alessandra Furnari e Ivan Albo avevano condiviso la richiesta dei pm.

La Procura aveva riconosciuto la sussistenza di circostanze attenuanti generiche equivalenti all’aggravante dei futili motivi. Secondo la ricostruzione dell’accusa, i due imputati, con il terzo commilitone Andrea Antico (assolto con rito abbreviato in primo grado, è pendente l’appello), la sera del 13 agosto del 1999, dopo averlo fatto spogliare e dopo averlo picchiato, avrebbero obbligato Emanuele Scieri a salire sulla torre di asciugatura dei paracadute e poi avrebbero fatto pressione con gli scarponi sulle nocche delle sue dita. Un gesto che avrebbe provocato la caduta a terra della recluta e la fuga dei caporali, procurandogli così la morte: di qui la contestazione di omicidio volontario, perché l’ipotesi di omicidio preterintenzionale si è prescritta nell’agosto 2017.

 Secondo le perizie, il giovane morì dopo quasi subito. Nella requisitoria, il procuratore Crini e il sostituto procuratore Sisto Restuccia avevano ricostruito anche il clima di nonnismo dell’epoca e chiamato in causa le responsabilità dei dirigenti della caserma che avrebbero coperto il delitto.

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