Livorno, che splendore le Terme del Corallo: viaggio nel gioiello della città. Quando aprono e a che punto è il restauro – Video
Gli antichi affreschi recuperati, le cinque teste di leone e il pozzo ottagonale. La Sala della Mescita quasi pronta per accogliere la prima mostra
LIVORNO. Terme del Corallo, sala della mescita, quasi 200 metri quadri sulla via del completamento del restauro in pieno stile liberty, con quel che si è potuto salvare della parte affrescata e delle maioliche di Montelupo Fiorentino. Una fotografia – chiamiamolo pure lotto numero uno – di quel che potrebbe rappresentare il completo recupero dell’intero complesso in chiave museale, espositiva. La visione degli Uffizi a Mare, insomma.
C’è anche la saletta a semicircolo dove c’erano le teste di leone in ceramica. Cinque, come cinque erano i nomi delle sorgenti che confluivano: Vittoria, Preziosa, Corsia, Corallo, Sovrana. Un processo lungo, non ancora terminato, anche se ormai siamo davvero alle battute conclusive ed entro la fine di novembre, finalmente, lo spazio sarà restituito alla cittadinanza.
Dal 1904 – sarà effettuato prima che il 2024 finisca, un salto a pie’pari di 130 anni – praticamente tre mesi dopo la celebrazione sugli Scali Finocchietti (esattamente, martedì 31 luglio) del prestigioso compleanno, che però fu più intima; immaginando invece quella che potrà essere la presenza delle migliaia di persone che vorranno “toccare con mano”, verificando come uno dei tesori nascosti di Livorno sta tornando alla luce.
Il nodo cavalcaferrovia
Di strada ne è stata fatta dal gennaio del 2021, quando furono messe le ali al progetto esecutivo realizzato dall’architetto Melania Lessi e sviluppato con il meglio degli specialisti da mettere in campo, schierati dal pool che ha vinto la gara di appalto: la Ati guidata da Frangerini che comprende Pt color di Firenze (per i restauri pittorici) Lumar e cooperativa Il Carro. Un restauro strutturale, architettonico, pittorico, impiantistico, decorativo, con ripristino del giardino storico. Un primo step da 2 milioni e 200 mila euro che arrivano dai fondi del bando delle periferie. E in attesa anche del progetto di fattibilità definitivo, che riguarda l’abbattimento del cavalcaferrovia che, come ebbe anche a dire l’ex direttore degli Uffizi, Eike Schmidt («quello è come il muro di Berlino») si inquadra all’interno di una riqualificazione complessiva che investe anche piazza Dante e il maquillage integrale della stazione che sarà a carico di Reti Ferroviarie Italiane già nel programma di recupero delle stazioni storiche e nelle quali rientra appunto quella nostra.
Biglietteria e pubblico
Tornando ai lavori, adiacente alla sala della mescita, sono già allestiti i locali (ci sono già tutte le predisposizioni) per uffici di supporto e bagni al servizio del pubblico, così, come all’esterno, si procede al recupero del colonnato più vicino alla sala e che servirà per accedere alla stessa, permettendo anche un collegamento dal parco pubblico di via Orosi a quello storico del complesso. Per il momento, resta ingabbiata la biglietteria alla destra del cancello di entrata, presto lo sarà anche l’altra, ed entrambe potrebbero fungere nel futuro, oltre che per distribuzione ticket, anche da ufficio informazioni.
Belle epoque livornese
La grande bellezza, la Montecatini a Mare, quella testimonianza della Belle Epoque, le stanzine comunicanti che ci sono in un altro edificio dove si potevano fare i bagni ma anche consumare incontri galanti clandestini, torna quindi a fare timidamente capolino. Avrebbe dovuto poterlo fare, entro maggio. Il sindaco era già pronto prima delle elezioni, con le forbici professionali, quelle delle grandi occasioni. Gli intoppi, tuttavia, non sono mancati e tutto è slittato al periodo dell’autunno. Con un unico obiettivo che non è mai stato perso di vista. Portare opere da Firenze, concertarsi con gli stessi Uffizi, la Regione, la Soprintendenza, creando un fulcro della cultura labronica, attrazione turistica diretta per la città, ma anche porta di ingresso verso altre realtà della Toscana.
L’acqua curativa
Nella sala della mescita il nostro sopralluogo parte da un piccolo locale. Quello del pozzo, a ottagono, da dove tutto nacque, scoprendo che c’era acqua curativa. Le analisi hanno però dato il responso: ha perduto le sue qualità. Ma sarà buona per irrigare il giardino che verrà.
Gli affreschi recuperati Ci si sposta ora verso la sala gioiello. Finalmente, i locali appaiono non più soffocati; le impalcature che riempivano tutta la sala, sono smontate e rappresentano un ricordo.
Durante i lavori dei restauratori era impossibile scorgere le meraviglie che finalmente ricevevano aiuto da mani esperte. Lavoravano, uomini e donne, ad alcuni metri di altezza, e non era permesso arrivare lì, dove la sapienza dei pennelli poteva essere testimoniata.
Si potevano solo scorgere, fino ad oltre un metro di altezza dal piano del pavimento, le stupende maioliche prevalentemente con tonalità verde acqua.
In altri punti, ora si possono vedere, sempre a parete, disegni geometrici con colori caldi e tenui. Emozione, suscitano le colonne ocra, con i capitelli che si congiungono al soffitto, accennando un celeste che poi lascia, verso il centro, la scena a figure umane con tralci di edera, recuperate solo in parte.
Come accade in questi casi, dove l’affresco è ormai perduto, si lascia uno spazio vuoto.
Pavimento perduto
Melania Lessi, osserva il risultato e non nasconde la soddisfazione. Racconta, soddisfatta, il consolidamento del soffitto, prima operazione effetuata «perché c’era il rischio che ci fossero ulteriori crolli».
Dopo, si è andati più in basso, al piano calpestabile. Pensando al risanamento totale, dal momento che il pavimento era ormai irrimediabilmente deteriorato. «Eliminata ogni possibile forma di umidità, facendo isolamento anche termico. Si è poi proceduto ai passaggi impiantistici, nascondendo ogni filo e ogni cavo possibile».
Su una curvatura, vicino a dove sono le maioliche, si vede un doppio coperchio a semicerchio e Lessi ne spiega il motivo.
«Anche qui, è stato approntato tutto l’impianto di areazione e condizionamento e mancano solo le rifiniture».
Si osserva il restauro delle pareti, e l’inizio del restauro delle maioliche che entro fine settembre sarà ultimato. Per ultimo, su tutto l’impiantito, sarà realizzato il pavimento alla veneziana. Un seminato che si getta in opera con una base di coccio ed elementi in marmo colorato con riquadrature geometriche semplici. Realizzata in modo simile, anche per la qualità artigianale, su modello e disegno di quella originaria che era scomparsa.
Gli infissi antichi
Da piazzare, entro la prima settimana di ottobre, gli infissi in legno. Quelli dell’epoca, bellissimi e restaurati. Dove mancava qualche elemento decorativo, non si è riprodotto. Per scelta. A metà del mese prossimo, il pavimento sarà ultimato, asciutto e calpestabile senza problemi. Dopo, si metteranno gli impianti, in attesa dell’inaugurazione che promette un bell’evento che al momento resta top secret. «È stata una sfida complicata per tutti – riprende Lessi – cominciata a giugno del 2022 e con il progetto che prevedeva due anni di lavori. Per le tante problematiche incontrate, abbiamo terminato anche abbastanza in fretta». Sono i rebus insomma che non ti aspetti, quelli che scopri quando le cose restano abbandonate per troppo tempo, finendo col presentare sorprese continue, che comportano aggiustamenti, revisioni, lavorazioni, progettazioni diverse da ciò che inizialmente previsto. Una bella visita, “un tuffo nella Livorno, quando era Livorno”. Si festeggi, ma con moderazione. È solo il primo passo, di una corsa lunga che la città deve vincere.