Il Tirreno

L’evento: le voci

Piombino e “La bella vita”, quando un film riaccende i cuori della città – Video

di Cecilia Cecchi
L'ingresso delle persone al cinema e un momento della proiezione (foto Lorenzo Manzini)
L'ingresso delle persone al cinema e un momento della proiezione (foto Lorenzo Manzini)

L’emozione di chi c’era nel 1994 e delle giovani generazioni: applausi finali che hanno rotto la tensione della commozione condivisa

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PIOMBINO. La città si è fermata ieri pomeriggio, 23 gennaio, sospesa in un tempo che sembrava scomparso e che, invece, ha fatto breccia nei cuori di chi l’ha vissuto, o anche solo immaginato. Più di trent’anni dopo la sua uscita, “La bella vita”, capolavoro di Paolo Virzì, è tornato a brillare sul grande schermo, regalando emozioni indimenticabili in una sala affollata dove c’è chi si è commosso. Le immagini dell’altoforno, dei fumi della fabbrica, delle vite che scorrevano parallele a un progresso fatto di sudore e ferro, hanno fatto breccia. Silenzio assoluto nei momenti iconici, applausi finali che hanno rotto la tensione in un’esplosione di commozione condivisa. Una città, quella di allora, che rivive attraverso il film, mostrando il suo passato industriale come tassello fondamentale dell’identità.

Le voci

Tra i primi ad uscire dalla sela a fine film Massimo Zucconi, che non trattiene l’amarezza per un percorso smarrito: «Era tutto più chiaro, pur in mezzo alla crisi – dice – . Si intravedevano idee, c’era la speranza di un binomio possibile tra industria e rinascita urbana. L’altoforno non era solo un simbolo di lavoro, ma di storia. Questo legame doveva essere valorizzato. Eppure – sorride – , Piombino ha ancora possibilità di resurrezione, se lo vuole davvero. Grazie al Tirreno che ha organizzato questo bel pomeriggio dedicato alla pellicola e alla nostra storia».

Per Alessandro Izzo, che ieri ha visto il film per la prima volta, l’esperienza è stata travolgente: «Mi sono commosso – spiega – pensando a mio padre, è stato toccante». La partner Costanza Dell’Omodarme, che aveva già analizzato il film per la sua tesi, aggiunge: «Riviverlo è stato ancora più emozionante. Film che non smette mai di sorprendere».

Ricordi e riflessioni

Pure Stefano Benucci, autore di alcune foto esposte nel foyer, sottolinea il valore della memoria: «Le emozioni sono tornate vive come allora. Il film riesce a centrare ancora il problema di questa città e a lanciare un messaggio potente sul cambiamento». Per Michele Allesina, il film conferma la sua dimensione quasi profetica: «Trent’anni fa raccontava una situazione che, se possibile, è peggiorata. Ma colpisce questa contrapposizione: il lato tragico della fabbrica si scontra con una bellezza nascosta che resiste, che riesce sempre a venire fuori». Andrea Petrai, che lo aveva già visto all’uscita nel’94, è rimasto sorpreso dalla sua attualità: «Non è invecchiato – conferma – . Racconta ancora la nostra Piombino e tocca corde profonde. E, nonostante tutto, ti lascia con un’armonia, una speranza che guarda al futuro». Poi il dietro le quinte, il racconto di un’esperienza unica.

Le comparse

Tra le comparse Debora Bertocci, rievoca le emozioni: «Eravamo giovanissimi, la compagnia teatrale i 4 di Ubaldo Cortopassi preparò tutto con cura, grazie alla passione di Roberto Marini. Ricordo l’atmosfera, il trucco, i costumi. Emozionante rivedermi e rivivere quei momenti». Michele Papa, figlio di una generazione cresciuta attorno alla fabbrica, riflette su ciò che Virzì riuscì a cogliere: «La fabbrica era tutto: cinema, sport, vita sociale. La disgregazione che ne è seguita è stata inevitabile. Ma già allora si percepiva che qualcosa stava cambiando». “La bella vita” non è solo un film, ma un ponte tra passato e futuro, occasione per riflettere su ciò che si è stati e su ciò che si può ancora diventare. Ieri, Piombino ha riscoperto la forza della memoria e la bellezza della resilienza. In quella sala buia, tra applausi e lacrime, è sembrato che in uno spicchio di futuro si fosse aperto uno spiraglio.

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