Violenza sessuale in discoteca, l'avvocata smentisce l'ex pr sull’assicurazione contro gli stupri
Lucia Mannu difende Alessandro Canovaro, il trentanovenne elbano che durante l'ultima udienza del processo in cui è imputato ha sostenuto davanti al giudice, rispondendo a una domanda dell'altra sua legale Cesarina Barghini, di aver sentito dire della polizza proprio da lei: «Non gli ho mai detto niente di simile»
PORTOFERRAIO. «Prendo totalmente le distanze da quanto riferito in aula dal mio assistito, Alessandro Canovaro. Non gli ho assolutamente mai detto che la presunta vittima, parte offesa di questo processo, ha un’assicurazione contro gli stupri». A parlare è l’avvocata Lucia Mannu, che insieme alla collega Cesarina Barghini difende Alessandro Canovaro, il trentanovenne ex pr di una discoteca elbana imputato perché – secondo la procura – avrebbe violentato e picchiato nella notte di San Silvestro fra il 2022 e il 2023 una barista di 23 anni nel bagno degli uomini del locale.
Il processo
La giovane, che quella sera stava lavorando lì ed è stata vista allontanarsi sotto choc risalendo le scale che portano alla toilette in direzione dell’uscita, dopo il presunto stupro era stata portata dalla madre, avvertita da un addetto alla sicurezza, al pronto soccorso, dal quale è stata poi dimessa con 25 di prognosi. Circa un mese dopo, grazie alle indagini dei carabinieri, Canovaro verrà arrestato e portato in carcere. Ora, sempre in regime di custodia cautelare, ha l’obbligo di dimora nel comune di Marciana (dove abita), il divieto di avvicinamento per 300 metri alla vittima, con il controllo telematico degli spostamenti attraverso il braccialetto elettronico, nonché l’obbligo di permanenza in casa la notte. La difesa, nel corso dell’ultima udienza, aveva chiesto la revoca della misura cautelare, ma il collegio presieduto dal giudice Ottavio Mosti (a latere i colleghi Andrea Guarini e Tiziana Pasquali) l’ha respinta.
La testimonianza
«La mia seconda avvocata, Lucia Mannu, mi ha accennato che aveva un’assicurazione contro lo stupro». Sono queste le parole di Canovaro che, in aula, nel corso dell’ultima udienza hanno scatenato il putiferio. Nonché l’ira di Mannu, che al Tirreno rivela di non aver mai parlato di questa polizza, in ogni caso irreale. Nell’illustrare questo aspetto non veritiero Canovaro, che come imputato non ha comunque l’obbligo di dire la verità, ha risposto a una domanda di Barghini (Mannu era assente). «Quando me l’hanno riferita – sono state invece le parole di Barghini al giudice – anche io pensavo che non fosse possibile, però pare che esista quindi ci sta, questo non lo so, appureremo. È un’assicurazione in caso di stupro, come un omicidio stradale è un reato, uno si assicura, cioè per l’incidente stradale è assicurato, una roba del genere – ha continua Barghini – l’ho voluta chiarire per mettere nell’insieme anche una circostanza del genere se fosse vera, poi appureremo perché insomma potrebbe avere le sue rilevanze». «È impossibile» Sul punto, Mosti, ha sottolineato di non «pensare che sia possibile che l’oggetto di un contratto di assicurazione sia questo», rispondendo proprio alla legale della difesa. L’esistenza della polizza è stata smentita con forza dalla controparte: la vittima, insomma, non aveva nessuna assicurazione contro gli stupri, ammesso che esista qualcosa del genere. L’avvocata della vittima, Monica Lottini, aveva fra l’altro fatto opposizione alla domanda della difesa.