Polo acciaio a Piombino, sale la tensione: «Si tolgano le aree a Jsw»
Sindacati in pressing su Ferrari: «Stigmatizzi la lentezza di Urso». Non c’è intesa tra le aziende, chiesto al governo un atto deciso
PIOMBINO. Niente da fare. Chi si aspettava la buona notizia della firma dell’accordo sulla ripartizione delle aree tra Jsw Steel e Metinvest - Danieli ha dovuto digerire, anche ieri, l’ennesimo nulla di fatto. Tanto che, durante l’incontro tenuto in sala consiliare con il sindaco di Piombino Francesco Ferrari, il vicesindaco Luigi Coppola e l’assessora al lavoro Sabrina Nigro, i responsabili dei sindacati metalmeccanici (Fim, Fiom, Uilm, Usb e Uglm) hanno chiesto all’amministrazione di prendere posizione per stigmatizzare «la lentezza» del governo.
Insomma, la tensione aumenta. E se il primo cittadino, in una dichiarazione rilasciata nelle ore scorse, ha ricordato come l’accordo sulle aree sia una questione «tra privati», i responsabili di Fim, Fiom e Uilm chiedono invece al governo di prendere in mano il pallino del gioco e di sottrarre le aree demaniali scadute, assegnandole alla newco italo - ucraina intenzionata a realizzare una nuova acciaieria elettrica a Ischia di Crociano. Il prossimo 28 ottobre questi temi saranno al centro del consiglio comunale straordinario dedicato alla siderurgia.
Il pressing su Ferrari
Il 2 settembre scorso i sindacati avevano incontrato il sindaco e il presidente dell’Autorità di sistema portuale. La firma era data a un passo (esattamente come adesso) e il punto di incontro tra le parti (sindacati e istituzioni) era sostanzialmente questo: si firmi in fretta o, in caso contrario, si usi la leva della sottrazione delle aree demaniali scadute a Jsw. È passato oltre un mese, ma la firma sulla ripartizione delle aree non arriva. E i sindacati tornano a premere sullo stesso tasto.
«Non si è sciolto il nodo della definitiva firma su quella che viene definita “cessione delle aree” su cui insistono gli impianti della vergella e delle barre ormai abbandonati e fatiscenti a causa della gestione fallimentare o cinicamente pianificata dalla multinazionale indiana – spiegano le segreteria provinciali di Fim, Fiom e Uilm e le rsu dello stabilimento – abbiamo chiesto alla amministrazione comunale di stigmatizzare la lentezza e lo scarso protagonismo del Governo e del ministro Urso al netto della propaganda politica dei vari sherpa europarlamentari. Il governo, a fronte di un dilatarsi dei tempi, sottragga le aree demaniali scadute e applichi le norme e le leggi di questo paese non solo agli ultimi ma anche e soprattutto alla arroganza della multinazionale indiana». Una presa di posizione dura. Espressa al sindaco Ferrari, esponente dello stesso partito (Fdi) del ministro Urso. Il primo cittadino, nella riunione, è stato più cauto rispetto al 2 settembre. Ha messo in guardia dal rischio di un contenzioso e spiegato come in questa fase dia importante evitare «contrasti e frizioni».
«No ad accordi capestro»
Mai come in queste ore si sta delineando una separazione tra i percorsi intrapresi dalle istituzioni, che confidano ancora su un’intesa con Jsw Steel, e dai rappresentanti dei lavoratori che, invece, spingono per un’azione di forza del governo e vorrebbero scaricare il gruppo indiano. Del resto la firma dell’intesa sulla ripartizione delle aree sarebbe solo il primo passo di una più lunga trattativa per arrivare a sottoscrivere gli accordi di programma e aprirebbe immediatamente la partita occupazionale. Su questo fronte la fiducia dei sindacati in Jsw è ai minimi storici. «Come Fim, Fiom e Uilm – si legge nella nota dei sindacati – abbiamo chiesto al Comune, buttando il cuore oltre l’ostacolo, di non prestarsi a firmare alcun accordo di programma che sia peggiorativo rispetto a quello del 2018 che tutelava tutta l’occupazione».
Il caso Magona
A margine della riunione i sindacati hanno chiesto all’amministrazione di intercedere con il governo, affinché possa intervenire per agevolare la fornitura di coils per lo stabilimento Liberty Magona, dall’Ex Ilva di Taranto. «La fornitura di semi prodotto è fondamentale affinché lo storico stabilimento possa farsi trovare in vita in questa fase delicata di cessione».