Il Tirreno

«Capitozzatura selvaggia una violenza su quell’albero»

«Capitozzatura selvaggia  una violenza su quell’albero»

Denuncia di Legambiente che si rivolge al sindaco Zini

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PORTOFERRAIO. Diversi cittadini e turisti hanno segnalato a Legambiente Arcipelago Toscano una selvaggia capitozzatura effettuata, sembra il 26 luglio, a Portoferraio su un esemplare di fitolacca esterno al parco delle Ghiaie (altri 2 esemplari si trovano all’interno).

L’associazione ambientalista ha rivolto una serie di domande al sindaco Zini e all’assessore delegato al Verde pubblico Lupi. Intanto Legambiente chiede «se l’operazione fosse programmata e i cittadini ne fossero stati informati», inoltre «in base a quali perizie tecniche sia stato deciso l’intervento», se «l’intervento sia stato effettuato da personale dipendente del Comune o da azienda terza. In questo caso di quali titoli di competenza la stessa azienda sia dotata». Infine «se negli anni precedenti sia mai stata effettuata la necessaria cura e manutenzione della pianta capitozzata».

L’associazione sottolinea che il sindaco Zini, «era presente al convegno sul verde urbano organizzato da Legambiente Arcipelago Toscano e tenuto a Portoferraio nel 2021 con gli interventi di autorevolissimi esperti quali i professori Giacomo Lorenzini, UNIPI, ordinario di Patologia Vegetale, Francesco Ferrini, UNIFI, ordinario di Arboricoltura, Alessandro Petri, docente all'Iastituto Cerboni, il comandante reparto Carabinieri PNAT Ten. Col. Stefano Cipriani e Marco Rinaldi, arboricoltore di rilevanza europea oltre all’architetto paesaggista Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana». Convegno nel corso del quale «la pratica della capitozzatura fu definita esiziale sia per la salute delle piante sia per la sicurezza e solidità dei rami che, nel caso l’albero sopravviva, ricrescono successivamente. Il sindaco - insistono gli ambientalisti - si era allora impegnato a procedere alla formazione del personale impiegato nella cura del patrimonio arboreo comunale e della qualificazione delle imprese terze impiegate allo stesso scopo».

Legambiente ricorda infine le “Linee Guida per la gestione del Verde Urbano”, edito nel 2017 dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare. E cita: «La capitozzatura - si legge nel testo - che consiste, come è noto, nel drastico raccorciamento del tronco o delle branche primarie (sbrancatura) fino in prossimità di questo. Tale operazione è una delle principali cause delle cattive condizioni in cui versano molti alberi ornamentali. Il tronco capitozzato viene, infatti, lasciato dal taglio senza difese e così i tessuti, anche nelle specie con buona capacità di compartimentalizzazione, iniziano a morire dalla superficie del taglio stesso verso l’interno. La corteccia, inoltre, viene improvvisamente esposta ai raggi solari, con un eccessivo riscaldamento dei vasi floematici più superficiali, che sono danneggiati. La capitozzatura è, perciò, un’operazione che deve essere evitata ogni volta che sia possibile. Nel caso in cui non esistono alternative, si dovrà operare in modo da ridurre al massimo i danni per la pianta. Si crede erroneamente che un albero capitozzato richieda interventi minori: in realtà è l’opposto. Se l’albero sopravvive richiederà costanti potature per diversi anni; se l’albero muore dovrà essere abbattuto e rimosso. Considerato che un albero capitozzato è predisposto a rotture e può essere pericoloso, e che quindi la capitozzatura è riconosciuta come una pratica inaccettabile di potatura, ogni danno causato dalla caduta dei rami può essere riconosciuto come negligenza presso un tribunale».


 

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