Il Tirreno

La scoperta

Populonia, una bambola, stoviglie e calamai: ecco le storie di vita sull’Acropoli

di Cecilia Cecchi
Populonia, una bambola, stoviglie e calamai: ecco le storie di vita sull’Acropoli

L’indagine archeologica del dipartimento scienze storiche Uni Siena prosegue fino al 2025

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POPULONIA. In casa scoppia l’incendio. La bambina abbandona la bambola preferita che finisce insieme alle stoviglie di cucina, ai calamai del babbo e a tutto ciò che si usa nella vita di ogni giorno. È solo parte della storia “ricostruita” quest’anno, durante gli scavi sull’Acropoli di Populonia, dal dipartimento scienze storiche dell’Università di Siena.

Sei settimane di cantiere in concessione dal ministero, con il sostegno di Soprintendenza e Parchi Val di Cornia.

«Bellissimi risultati – conferma Stefano Camporeale, professore associato di archeologia classica UniSiena – . Sotto alle Logge abbiamo scavato la fondazione del muro ad arcate: grazie ai materiali ritrovati potremo dare una cronologia più precisa alla sua costruzione. Nella domus, nel piccolo ambiente indagato, è venuto alla luce uno straordinario insieme di ceramiche da cucina (e non solo) ordinatamente disposte e abbandonate lì al momento dell’incendio: soprattutto grandi tegami, coperchi e anfore». E la bambola? «Si tratta di un frammento in terracotta – risponde – la parte del corpo con i fori per l’inserimento degli arti. Tutte testimonianze che raccontano la vita in questa grande casa aristocratica di lusso, sicuramente di un personaggio politico. Oggetti che in abitazioni più umili non si trovano come i calamai in ceramica integri e frammenti di penna d’osso per incidere o scrivere documenti. L’incendio ha distrutto molti materiali ma ha quasi fermato il tempo: il crollo ha coperto ogni cosa conservandola. Risultati interessanti: come nel caso – prosegue Camporeale – del piccolo tramezzo che divide questa stanza più piccola, dove ci siamo fermati al pavimento in terra battuta, dalla “possibile” cucina limitrofa. Attorno muri di pietra, col tramezzo di terra compatta, rossa perché “cotta” dal fuoco che ne ha bruciato l’anima di legno. Tutto così ben conservato, un caso molto raro».

«La domus viene costruita, pensiamo, nel corso del secondo secolo avanti Cristo – sottolinea Camporeale – , data ancora non certa. Approfondiremo coi i prossimi scavi per cercare di raggiungere i livelli di fondazione. Casa comunque abitata per circa 100 anni, visto che viene distrutta dall’incendio nella prima metà del primo secolo a.C. come ci confermano i reperti che abbiamo trovato. Oltre alle ceramiche, resti di decorazioni ad affresco delle pareti ci restituiscono una visione delle sale ancora in uso circa nel 70 a.C. e saremo ancora qui come Università di Siena grazie alla concessione triennale del ministero della cultura fino al 2025. Quest’anno – ricorda – a ripartire da qui senza più dubbi se fare gli archeologi o no sono stati gli studenti dell’Università di Oxford coordinati da Niccolò Mugnai, e di Paris Creteil dopo aver lavorato in questo cantiere alle Logge».

Ricerca sul campo, risultati eccellenti, conferma del cantiere scuola d’eccellenza in un parco dove ricerca e fruizione procedono insieme. E grande soddisfazione per Parchi come ricordato da Mauro Tognoli, Ad e Marta Coccoluto, responsabile parco archeologico nella visita di saluto (insieme al presidente Parchi Luca Ardenghi) alla “squadra” impegnata sull’Acropoli.

«Il parco archeologico di Baratti e Populonia – spiega Tognoli – resta una delle mete d’eccellenza del turismo culturale della Toscana e nazionale. Il parco ha chiuso il mese di giugno con un +20% sulle presenze individuali e un complessivo di oltre +40%, trainato dal turismo scolastico. A oggi, luglio conferma il trend positivo con presenze crescenti di turismo straniero». Per Coccoluto: «Un successo gli appuntamenti di scavo aperto al pubblico. C’è desiderio diffuso di conoscere da vicino il lavoro degli archeologi e capire come si viveva nella Populonia di 2000 anni fa, attraverso oggetti di vita quotidiana. Riflesso importante per il museo archeologico di Piombino – dice – dove prosegue la visita al parco con reperti da necropoli e territorio».


 

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