Il Tirreno

Dopo il voto

Cotone, l’ex quartiere operaio ora vota a destra: Meloni e soci spadroneggiano anche a Riotorto

di Gabriele Buffoni
Cotone, l’ex quartiere operaio ora vota a destra: Meloni e soci spadroneggiano anche a Riotorto

Gli ultimi baluardi del centrosinistra in città restano Salivoli, Perticale e l’area di Ghiaccioni Baldassarri: «Anche il rigassificatore ha inciso: scontiamo l’ambiguità regionale e nazionale»

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PIOMBINO. L’intera Riotorto in blocco. Ma anche la borgata Cotone, il “quartiere operaio” della città. Feudi rossi, storicamente bacino di voti solido e inattaccabile della sinistra piombinese, oggi hanno cambiato bandiera. Confermandosi – la stessa tendenza si era infatti affacciata con il voto nelle amministrative del 2019 – come i pilastri su cui si è retta la vittoria del centrodestra a Piombino. Un successo giunto nonostante il Partito Democratico si sia attestato come primo partito cittadino, sostenendo meglio che altrove lo “schiaffo” arrivato dall’uragano di Fratelli d’Italia.

Il centro alla destra

Il centro storico ha scelto il centrodestra. Una conversione non sorprendente ma frutto di un distaccamento dagli ideali operai che storicamente ne avevano caratterizzato le origini. Pd e alleati hanno maturato un vantaggio sul centrodestra solo in un terzo circa di questi seggi.

Viceversa, il centrodestra ne ha conquistato la maggior parte, ottenendo anche vantaggi consistenti come nella sezione 3, quella che comprende l’area abitata nei dintorni dello stadio “Magona” e del cimitero monumentale.

Salivoli “mosca bianca”

Più equilibrata si è rivelata la situazione al Perticale, ai Ghiaccioni e nella “città nuova”, dove il centrosinistra è riuscito a restare a galla. E così pure nel quartiere Salivoli, dove la coalizione dem ha ottenuto ben 118 i voti di margine rispetto ai 41 maturati dal centrodestra negli unici due seggi strappati al fronte opposto.

Altra storia invece per Riotorto e Cotone: una debacle su tutta la linea, impossibile da contenere. Soprattutto nell’area di Riotorto, tre sezioni su tre sono drasticamente finite nelle mani di FdI e soci, con margini da 53 fino anche a 92 preferenze di scarto.

Il rigassificatore

Un quadro che non può che destare preoccupazione nel Pd cittadino, anche perché «diversamente dal 2019 – commenta Andrea Baldassarri, segretario dell’unione comunale del partito – stavolta non c’erano componenti di civismo: è un dato pienamente politico che deve spingerci tutti a una riflessione profonda sui motivi di questa disaffezione in una città storicamente legata al mondo della sinistra».

Per quanto infatti la vittoria del centrodestra locale sia in gran parte legata a cause di carattere nazionale «anche un tema tanto discusso come il rigassificatore a mio avviso ha inciso sulla misura di questa sconfitta – dichiara Baldassarri – non ne è la causa principale, ma molti voti del centrosinistra sono migrati a Unione Popolare che qui ha sfiorato il 7 per cento: come Pd abbiamo sicuramente pagato l’ambiguità tra la posizione contraria manifestata localmente e quella favorevole del presidente della Regione e degli organi nazionali del partito». 

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