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Valdinievole, calzaturiero in profondo rosso. Boom della cassa integrazione

Una fabbrica di calzature a Monsummano (foto d’archivio)
Una fabbrica di calzature a Monsummano (foto d’archivio)

Forte calo nel primo semestre di quest’anno sia nel fatturato che nell’export. In Toscana perse 66 aziende e quasi settecento lavoratori del comparto

17 settembre 2024
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MONSUMMANO. Brusca frenata nel primo semestre dell’anno per il settore calzaturiero secondo l’ultimo report realizzato dal Centro studi di Confindustria accessori moda per Assocalzaturifici, l’associazione datoriale di un comparto che sul territorio ha il suo centro nevralgico a Monsummano.

In flessione sia il fatturato (-9,1%) che l’export (sceso del -8,5% in valore e del -6,8% in quantità nei primi cinque mesi del 2024). In forte calo anche l’indice Istat della produzione industriale (-19,5%). A livello regionale e locale, nel primo semestre in Toscana export in calo del -21,3%. Le prime cinque destinazioni dell’export toscano, che coprono il 59% del totale, sono risultate Stati Uniti (+21,4%), Francia (+4,4%), Cina (+24,5%), Paesi Bassi (-2,3%) e Svizzera (-83,8%). Il numero di imprese attive ha registrato, secondo i dati di Infocamere-Movimprese, un calo di 66 aziende sullo scorso dicembre, tra industria e artigianato, accompagnato da un saldo negativo di 697 addetti in meno nel settore.

Per quanto riguarda le ore di cassa integrazione guadagni autorizzate da Inps, nella prima metà dell’anno per le imprese toscane della filiera pelle si registra un aumento del +222,7% rispetto allo stesso periodo del 2023: sono state autorizzate quasi 4 milioni di ore, un numero superiore del +1156% anche rispetto alla situazione del pre-Covid dei primi sei mesi del 2019.

Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici, commenta il quadro nazionale: «La fase di debolezza della domanda, frenata da una minor propensione all’acquisto da parte dei consumatori, dal rallentamento di diverse economie (non solo quella cinese) e dall’incertezza legata alle turbolenze geopolitiche in diverse aree del pianeta, ha fortemente penalizzato gli ordinativi, non risparmiando neppure il lusso. La congiuntura negativa sta avendo forti ripercussioni sui ritmi produttivi delle aziende, che hanno amplificato il ricorso alla cassa integrazione. Crescono inoltre i saldi negativi nel numero di addetti e imprese attive rispetto allo scorso dicembre». Ancora Ceolini: «A soffrire, in primis, sono state le esportazioni, da sempre il traino del comparto, visto che viene venduto fuori dai confini nazionali l’85% delle paia prodotte in Italia. A seguito della contrazione delle vendite estere (-8,5%), il saldo commerciale settoriale, pur in attivo per 2,34 miliardi di euro, denota un calo del -4,7%, malgrado il ridimensionamento delle importazioni (-11,6%)».

Anche sul fronte dei consumi interni i dati non sono positivi: nei primi sei mesi gli acquisti delle famiglie italiane sono scesi del -2,1%. Analizzando la tipologia di calzature, i cali più marcati hanno interessato le scarpe da uomo (-5,7% in quantità e -4,6% in spesa), mentre quelle per donna e per bambini/ragazzi evidenziano riduzioni nell’ordine del -3%. Le sportive e sneakers mostrano le contrazioni meno pesanti (-1% in volume e -0,6% in valore). La pantofoleria, infine, cede l’1,7% in quantità, con un -0,7% in spesa. Se gli acquisti delle famiglie mostrano un’evoluzione poco premiante, buone notizie provengono invece dallo shopping degli stranieri in visita in Italia.

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