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Da Pescia a Parigi con le sue opere: la favola di Sara, in arte“Bartò”

di Maria Salerno
Da Pescia a Parigi con le sue opere: la favola di Sara, in arte“Bartò”

La pittrice: «Colo i miei desideri sulla tela per regalare emozioni agli altri»

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PESCIA. Lei si chiama Sara Bartolini, in arte Bartò e tra pochi giorni volerà fino a Parigi per esporre le sue opere al Carrousel du Louvre. Il 21, 22 e 23 di ottobre la talentuosa pittrice pesciatina classe ’85, allieva di Sirio Bocci, porterà due delle sue opere nelle sale del Carrousel, utilizzate per fiere, esposizioni ed eventi, tra cui una prestigiosa mostra d’arte contemporanea.

«Sono felice e molto indaffarata» ammette Bartò, la cui vita è cambiata significativamente negli ultimi due anni come lei stessa ci racconta. «In pochi mesi ho esposto a Livorno, Milano, Roma, Venezia, Alicante, Montecarlo e poi ho avuto la mia personale a Porto Ercole, tutto questo ha generato un movimento bellissimo e inaspettato, per cui varie gallerie in tutta Italia hanno iniziato a chiamarmi». E Bartò quasi fatica a credere che tutto questo successo sia toccato a lei, che ha sempre vissuto intimamente la sua arte, condividendola con la sua famiglia e pochi, fidati amici. «Mi si è aperto un mondo – confessa – e ho capito che il mio sogno è quello di regalare emozioni. Quando vedo qualcuno commuoversi di fronte ai miei quadri la sensazione di pienezza è indescrivibile». Infatti i quadri, che Bartò considera “i suoi figli”, non sono destinati alla vendita.

«Mi è capitato di vendere qualcosa – precisa – ma non è questa la mia finalità principale. Non dipingo per vendere, il mio sogno è quello di esporre nei musei allo scopo di condividere l’emozione che ho sentito nel produrre la mia opera e che ritrovo sulla tela con tanti altri». Un desiderio che passetto dopo passetto sta diventando realtà. E Bartò coi desideri che si avverano ha abbastanza confidenza. Ad ispirare la tecnica che utilizza per dipingere sono state delle candeline rosse, quelle classiche che si spengono contestualmente all’espressione di un desiderio. «Perché non colo i miei desideri sulla tela? – ha pensato di fronte a quelle candeline – e da lì è nato il mio quadro colata di desideri». Nella sua produzione, Bartò utilizza acrilici e cera, considerandola come un “marchio” per sigillare l’emozione di un momento sulla tela.

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