Il Tirreno

Territorio fragile

C’è uno storico castello in Toscana che rischia di sparire: «Sull’orlo del precipizio». Ma spunta una soluzione

di Giovanna Mezzana
Le due immagini citate nell'articolo
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Italia Nostra e il nodo frane: «Su una bomba a orologeria, a rischio il corpo della Fortezza ma anche la Piazza D’Armi»

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CARRARA. Il Castello di Moneta poggia «su una bomba a orologeria». Suonano di nuovo l’allarme – e questa volta il livello di allerta è da “ultima chiamata” – la sezione apuo-lunense di Italia Nostra, la Pro Loco Salviamo il Castello di Moneta e la Pro Loco Fossola-Moneta. Per capire il perché di tanta animosità basta guardare tre foto che in queste ore vengono postate sui profili FaceBook di chi ha a cuore il Borgo e il Castello.

«Ingresso a rischio»

Partiamo dalla foto scattata da Luigi Giovanelli (quella di sinistra), che fa parte del gruppo “Salviamo il Castello di Moneta”, mercoledì 23 aprile alle 14. Immortala l’ingresso principale del Castello, e in essa si intravedono anche “i segni” del restauro «che l’Amministrazione comunale – ricorda Giovanelli – portò a termine nel 2002-2003» investendo, va da sé, risorse pubbliche. La sensazione è che – almeno su questo versante – l’antico Castello sia ormai sull’orlo del baratro: o meglio, «Su uno strapiombo di nove-dieci metri – spiega Giovanelli – forse di più, su cui incombe un grosso quantitativo di terra fragilissima, di riporto, e sassi che, se si scatenasse un forte temporale, potrebbe rotolare a valle. Sarebbe una caduta libera di terra e sassi». «Non è servita a nulla – aggiunge – la lezione del 18 aprile», quando dalla cinta muraria del Castello e dal terrapieno che sovrasta il Borgo di Moneta si è originata una frana che ha sbriciolato 15 di 18 metri dell’antica linea di fortificazione quattrocentesca, che un tempo abbracciava il villaggio.

Il margine

Una seconda foto è stata scattata da Antonio Rafanelli (quella di destra): “zumma” l’uscio del Castello e il precipizio, la frana, mostrando «quanto “il margine” si sia ridotto – dice ancora Giovanelli – E se si riduce ancora – mette in guardia – potrebbe arrivare allo Stradello comunale», che fa parte dell’antico reticolo del borgo. Cerchiamo di capire meglio.

Un altro pericolo

Una terza foto allarga il campo e mostra che sulla destra dell’ingresso del Castello c’è un rudere. «È proprio a fianco al rudere che passa lo Stradello comunale di cui si diceva», dallo strapiombo, dalla frana, «saremo a otto-nove metri di distanza»; ebbene, «imboccando lo Stradello, ti trovi al centro della Piazza D’Armi del Castello con l’ingresso relativo al ponte levatoio». Le frane si muovono con effetto-domino e se franasse l’ingresso del Castello «potrebbe strapparsi anche lo Stradello e quindi la Piazza D’Armi». Sarebbe un disastro totale. «Ci immaginiamo cosa si riverserebbe nel canale del Bertino» che sovrasta l’abitato di Fossola? «Insomma – conclude – è a rischio il corpo del Castello ma è a rischio l’intero sito di Moneta».

L’appello

L’assessora ai lavori pubblici Elena Guadagni ha dichiarato mercoledì al Tirreno che «A Moneta i sopralluoghi sono continui». Ma Giovanelli è dell’idea che «Nessuno sembra aver l’intenzione di limitare i danni»; tant’è che le tre associazioni «chiedono a un privato cittadino» che proprio lì ha una quota di proprietà «di mettere in sicurezza lo specchio della frana che si è staccata dal terrapieno a causa del crollo delle Mura quattrocentesche», richiesta che al privato era stata per altro già sollecitata da un’ordinanza della sindaca Serena Arrighi che risale alla metà marzo.

La soluzione?

Una soluzione «semplice e poco onerosa» ci sarebbe – secondo la sezione apuo-lunense di Italia Nostra, la Pro Loco Salviamo il Castello di Moneta e la Pro Loco Fossola-Moneta – per arginare gli effetti di una eventuale nuova frana nelle vicinanze del Castello del Borgo di Moneta, dopo quella della notte tra il 17 e 18 aprile che ha divorato una quindicina di metri dell’antica cinta muraria lasciandone “superstiti” meno di tre. L’idea arriva da Lucca. «Oggi a Montecarlo di Lucca – spiega Luigi Giovanelli della Pro Loco Salviamo il Castello di Moneta – il nostro Luigi Rabassini, durante la sua visita alla Fortezza, segnala come possibile soluzione l’impiego di un telo di plastica collocato come protezione a una frana che si è verificata nei pressi della fortificazione (vedi foto qui a destra). Come procedere, dunque? «Un telo di plastica se ben distribuito – riflette Giovanelli – potrebbe scongiurare oppure limitare gli effetti di ulteriori movimenti franosi anche nel caso di Moneta». La sezione apuo-lunense di Italia Nostra e le due Pro Loco non si danno: «Se si scatenasse un forte temporale – temono – per il Castello di Moneta potrebbe essere la fine». Il quadro è composito e per questo complicato: il Castello è di proprietà comunale; è comunale lo Stradello che attraversa tutto il borgo e consente di arrivare al Castello; ma in corrispondenza della cinta muraria (o di ciò che di essa rimane) insiste anche una proprietà privata.

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