San Carlo Terme, l’acqua torna a curare: riattivate le cure idropiniche. L’Università di Pisa ne certifica le proprietà
Dopo quasi 50 anni riparte il percorso terapeutico: come funzione a lo speciale che sovrintende questa nuova
MASSA. Dopo quasi mezzo secolo a San Carlo Terme (Massa Carrara) si tornerà a bere acqua per curarsi. Il nome della località torna così a intrecciarsi con la sua vocazione originaria, quella termale, grazie alla riattivazione ufficiale delle cure idropiniche (assunzione di acqua a scopo terapeutico) , sotto sorveglianza medica, che si svolgeranno a partire dal prossimo mese all’interno del parco interno alle Terme.
Un ritorno alle origini che rappresenta anche una nuova fase per l’azienda di imbottigliamento locale, oggi guidata da Eugenio Alphandery, che unisce una visione imprenditoriale moderna a un richiamo alle tradizioni. «Io quest’acqua la conoscevo perché nella mia famiglia si beveva sempre quest’acqua. Mio suocero stesso, che soffriva di renella, veniva qui per fare le cure dell’acqua per 15 giorni, quindi è stato un caso conoscere l’allora proprietario dal quale ho poi deciso di rilevare l’azienda. Io stesso soffrivo di renella quando facevo immersioni era l’acqua San Carlo l’unica che riusciva ad alleviarla». È agli inizi del Novecento che il dottor Nicola Zonder riconobbe le virtù e le proprietà terapeutiche di quest’acqua “straordinaria”, come lui stesso la definì.
Per dimostrarne le proprietà, l’azienda San Carlo ha incaricato l’Università di Pisa di effettuare uno studio scientifico che è stato poi pubblicato sulla rivista accademica internazionale Sage a firma dell’équipe di medici ricercatori del Laboratorio di Farmacologia del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Pisa guidata dal professor Luca Antonioli. Questo studio è stato presentato nel corso dei due convegni dedicati ai medici e ai farmacisti organizzati nella sede della San Carlo. «Tre anni fa ho incaricato l’Università di Pisa di proseguire gli studi fatti dal dottor Zonder che presentò i suoi risultati al Congresso Nazionale di Idrologia tenutosi nel 1932. Le analisi effettuate dall’Università hanno dimostrato che questa acqua, leggermente acida, ha un contenuto elettrolitico simile a quello del plasma umano e può contrastare efficacemente l’infiammazione di basso grado tipicamente associata all’età e alla relativa disfunzione vascolare, probabilmente attraverso proprietà antiossidanti”.
Le tre sorgenti di San Carlo – Tiberia, Aurelia (e prossimamente anche la Zonder) – hanno proprietà simili e la produzione si attesta intorno a 20 milioni di litri l’anno, una quantità modesta rispetto ai colossi del settore, ma sufficiente per sostenere una distribuzione selettiva. «Il principio è che qualità e quantità non vanno sempre a braccetto, nelle botti piccole ci sta il buon vino – afferma Alphandery – A noi piace lavorare in piccolo, ma con grande attenzione. L’acqua, leggerissima per il residuo fisso molto basso, è anche indicata per neonati e donne in gravidanza e per questo in passato era venduta alle farmacie, poi alcune gestioni precedenti non l’hanno più valorizzata. Acquisita l’azienda l’ho ristrutturata da capo, sia dal punto di vista edilizio che dei macchinari. Ora siamo pronti, con i prodotti giusti e possiamo iniziare con l’attività a pieno regime».
«Nel nostro giardino-parco, dove sono installati anche i bagni, tornerà a svolgersi il percorso terapeutico originario: il paziente, sotto sorveglianza medica, dovrà bere questa acqua molto diuretica in una certa quantità e per un certo tempo. A sovrintendere questa nuova attività sarà il Dr. Andrea Rossi, direttore sanitario specializzato in termalismo, a cui si affiancherà anche un urologo. Abbiamo già predisposto due studi medici, uno accanto all’altro, poi ci sarà la scelta della strumentazione da acquistare. Le cure saranno disponibili tutti i giorni al mattino, e poi ci sarà la possibilità di continuare il percorso anche a casa grazie al formato da farmacia, il nuovo nato della famiglia San Carlo. Alle tradizionali bottiglie, rigorosamente di vetro a perdere molto più igienico di quello a rendere, verrà affiancata la nuova etichetta “1931”, a indicare questo particolare formato destinato alla cure”. Novità anche sul fronte dell’uso quotidiano, con il nuovo formato destinato alla ristorazione. «Abbiamo creato la bottiglia da 750 ml richiesta dai ristoranti, più gestibile e giusta per le esigenze del cliente. In trasparenza sull’etichetta si vedono le Apuane, posto unico da valorizzare anche in questo modo. A me interessa che la nostra acqua sia presente non nei ristoranti stellati, ma in quelli dove è il cibo l’elemento centrale e odio le diffuse logiche pubblicitarie che tentano di importi un prodotto. Non voglio farmi pubblicità con testimonial o slogan, voglio che sia l’acqua a parlare da sé».