Il Tirreno

Il caso

Aulla, scambio di cadaveri all’obitorio: «Quella non era mia madre». Presentato un esposto in Procura

di Melania Carnevali

	L'obitorio di Sarzana e Vilma Cesari, 94 anni, deceduta il 23 marzo
L'obitorio di Sarzana e Vilma Cesari, 94 anni, deceduta il 23 marzo

L’anziana era nella bara di un’altra donna con i vestiti e la targhetta del nome non suoi. La figlia: «Mi hanno portata in una stanza e detto “questa è Vilma Cesari” ma non era lei»

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AULLA. All’inizio pensava di aver visto male. «Sa, ero sotto choc per tutto quello che era successo. Ci sta che potessi vedere una cosa per un’altra». Poi ha scattato delle foto, ha fatto un video, ha girato tutto alle cognate e ha chiesto conferma: «Ma lei è la mamma, vero?». Sì, le rispondono, quella è proprio sua mamma: Vilma Cesari, 94 anni, originaria di Arcola, morta la notte del 23 marzo all’ospedale di Sarzana. Solo che è in una bara che non è la sua, ha vestiti che non sono i suoi, e pure il nome appeso sulla vetrina non è il suo, ma quello di un’altra donna che è stata scambiata per lei. È quello che sarebbe successo all’obitorio di Sarzana nell’ultima settimana di marzo e a raccontarlo è la figlia della donna, Paola Savino, di Aulla, che ha presentato un esposto alla procura di La Spezia per rendere noto questo episodio, ma anche tutto l’ultimo mese di vita della madre trascorso in ospedale, per chiedere di far luce sul suo decesso.

Tutto inizia a febbraio, quando l’anziana, dopo una caduta, viene portata al pronto soccorso dell’ospedale di La Spezia. Le trovano una commozione cerebrale che però non sembra preoccupare i medici. Quello che li fa preoccupare è una lieve insufficienza respiratoria. Così le viene consigliato un ricovero all’ospedale di Sarzana. «Io – racconta la figlia -, all’ospedale di Sarzana avevo detto di no perché avevo avuto brutte esperienze, ma poi mi sono fatta convincere e ho accettato». La madre viene quindi viene ricoverata. Con il passare dei giorni, la commozione cerebrale rientra mentre rimane il problema respiratorio «che ancora oggi – spiega Paola Savino -: non so cosa sia. Mi hanno detto che non aveva focolai e che si trattava di un’infezione delle vie respiratorie alte. Mi hanno detto anche che presto sarebbe potuta tornare a casa». 

Ma il problema, stando a quanto ricostruito dalla donna, non sparisce. «Nel frattempo iniziano a venirle dei funghi in bocca e non ho mai visto nessuno venirla a pulire. Ci abbiamo pensato io e un’amica Oss». Poi le viene la febbre. Le fanno quindi un prelievo del sangue. «Dopo qualche giorno sembrava che fosse tutto passato, mi hanno chiamato perché la stavano per dimettere, ma quando sono arrivata in ospedale mi hanno detto che non l’avrebbero dimessa perché erano arrivati i risultati degli esami e aveva un fungo nel sangue». 

Da lì sarebbe iniziato un trattamento mirato ma dopo qualche giorno l’anziana è morta. «In venti giorni – racconta ancora la donna, spiegando il perché dell’esposto – non le hanno mai cambiato flebo o catetere». E qui sarebbe iniziato il secondo incubo. «Siamo andati alla pubblica assistenza a portare i vestiti e a scegliere la bara. Poi io, poco dopo, sono andata all’obitorio». Dalla vetrina vede la madre. «Ma non era nella sua bara e non aveva i suoi vestiti. Anche il nome non era suo. Sono entrata per farlo presente ma mi hanno detto che non era possibile e mi ha chiuso la porta. Nemmeno un po’ di umanità. Ho pensato di essere confusa e ho mandato foto e video alle cognate: loro mi hanno confermato che era lei. Così sono tornata dentro e gliel’ho ridetto. Mi hanno portata davanti a una barella dove c’era un’altra donna e mi hanno detto “ecco, questa è Vilma Cesari”». Ma non era lei. Era un’altra donna. «Arrivata la responsabile hanno capito l’errore, hanno chiuso le tendine e fatto il cambio». La direzione generale di Asl 5 fa sapere che «si scusa per l’accaduto, facendo presente che la gestione delle camere mortuarie è affidata al personale di una ditta esterna. Asl 5, infatti, oltre a riservarsi l’eventuale contestazione dell’errore, ha chiesto un’accurata relazione ai responsabili al fine di ricostruire i passaggi della vicenda ed evitare che tali spiacevoli episodi possano verificarsi nuovamente».
 

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