Tumori del colon e della vescica, ora s’accende il messaggio di alert: come funziona il progetto toscano
Si mettono in rete 54 medici di famiglia, un’App segnala loro gli assistiti a rischio
CARRARA. Esiste una App – un’applicazione – che indica a un medico di famiglia chi tra i suoi assistiti (che mediamente possono essere fino a 1.500) è più a rischio rispetto ad altri, per predisposizione ereditaria o perché ha certe condizioni di salute, di ammalarsi di patologie che fanno paura: ad esempio, di patologie neoplastiche – cioè i “tumori” – o di patologie cardiovascolari come l’infarto e l’ictus. Ebbene, 54 medici di famiglia con lo studio a Carrara e a Marina di Carrara, a Massa e a Marina diMassa si sono messi in rete per utilizzare questa App, che discende da un progetto di screening finanziato da fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e dedicato, in particolare, a quelle aree del Belpaese che hanno una storia di pesante inquinamento industriale: in Toscana il ministero dell’Ambiente ha individuato Massa-Carrara e Orbetello. Il Tirreno ha chiesto come funziona questa App a Gianluca Sassi, carrarese, 41 anni, medico di famiglia e coordinatore Aft (Aggregazioni funzionali territoriali) di Marina di Carrara.
Perché qui
Il progetto mette al centro dell’attenzione la gestione sanitaria di certe patologie come i tumori, in certe zone considerate contaminate: «È risaputo – spiega Sassi – che il tumore al colon retto è correlato all’inquinamento delle falde acquifere e a Massa-Carrara c’è un’incidenza più alta che altrove di questa patologia». «E visto che il tumore al colon è curabile – aggiunge il professionista – dobbiamo ricorrere alla prevenzione muovendoci in anticipo».
Prima possibile
Lo screening regionale della ricerca del sangue occulto nelle feci è offerto in Toscana e anche nell’Asl nord ovest «ai cittadini che hanno da 50 anni in su. Ebbene, io ho tre pazienti – dice il medico – che si sono ammalati di tumore al colon, e che hanno tra 41 e 45 anni: queste diagnosi sfuggono alla campagna di screening regionale, significa che bisogna individuare quei pazienti che hanno una più alta percentuale di rischio di ammalarsi e anticipare gli esami di prevenzione». Vale per il tumore del colon ma non solo: «Anche quello della vescica – spiega ancora il medico – è correlato a certi mestieri qui molto diffusi come i meccanici e i resinatori, e come correlate all’inquinamento sono le patologie cardiovascolari», pensiamo all’ictus e al l’infarto.
Chi sa cosa
Solo il medico di famiglia – che dispone della nostra storia (individuale, familiare) di salute e di malattia ha a disposizione informazioni che costituiscono l’identikit dell’assistito, e che – tassello dopo tassello – ne narrano la storia. E su questa “enciclopedia” di informazioni interviene la App.
Come funziona
«Io lancio questa App e l’Applicazione setaccia i miei assistititi, così riesco a trovare i pazienti a rischio. Quando la App ne trova uno, sulla scheda del mio paziente mi si accende un flag (un indicatore, ndr). Supponiamo che un’assistita risulta a rischio di tumore alla mammella: in tal caso, vado a vedere se si è sottoposta alla mammografia di recente, con regolarità, e, se non l’ha fatto, la chiamo e la sollecito perché la faccia. Se è a rischio di tumore al colon, verifico se si è sottoposta alla ricerca del sangue occulto nelle feci. Se è a rischio per le malattie cardiovascolari, consiglio di misurarsi la pressione sanguigna con regolarità e/o altri esami». Insomma, i pazienti che risultano flaggati vengono inseriti in percorsi diagnostici individuali e ad hoc. Insomma, tale progetto, conclude Sassi, «rappresenta un modo diverso di fare medicina generale».
L’altro aspetto
E fin qui è il lavoro dei medici di medicina generale, dei medici di famiglia. Ma prevede anche altro il progetto nazionale dedicato al monitoraggio della salute della popolazione italiana che vive in territori contaminati, al quale partecipano dodici regioni in tutta Italia, coordina la Puglia, che in prima battuta riguardava solo Massa-Carrara e Orbetello – che figurano nell’anagrafe nazionale dei Sin, siti di (bonifica di) interesse nazionale – per poi inglobare anche Livorno e Piombino: sono coinvolti Asl, Ars, Ispro Cnr, Arpat e Scuola Normale di Pisa. Per fare-cosa lo spiega una nota della regione Toscana dell’aprile 2024: «Ars ed Ispro, con Arpat, contribuiranno alla ricognizione dei dati sulla salute e di contaminazione ambientale. Si lavorerà al consolidamento degli strumenti di sorveglianza epidemiologica, come i Registri Tumori, così da completare il quadro delle patologie presenti sul territorio dei Sin: in particolare saranno indagati i tumori di origine professionale e raccolte informazioni utili alla descrizione del carico di patologie nel loro complesso nei siti contaminati». Ecco, proprio di recente, in occasione della seduta del consiglio comunale dedicato alla sanità – a cui hanno preso parte anche i vertici dell’Asl nord ovet – la consigliera comunale Maria Mattei ha inviato un sollecito: «Vorrei capire a che punto siamo su questo progetto».
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