Carrara, dona un rene al marito: «Una parte di me vive in lui». La città rende omaggio al chirurgo Ugo Boggi
La testimonianza al consiglio solenne per la benemerenza al medico di fama mondiale, ordinario di chirurgia generale all’Università degli Studi di Pisa e direttore dell’Unità operativa di chirurgia generale e dei trapianti dell’Aoup
CARRARA. Non ha avuto tentennamenti quando ha saputo che suo marito aveva un problema di salute: gli ha dato un rene. Ha suscitato grande commozione ieri il racconto di questa coppia, Andrea e Paola – Andrea Leonardi e Paola Turchi – la cui storia ha accompagnato il conferimento dell’alta benemerenza civica – ovvero il più alto riconoscimento che può assegnare un’amministrazione civica – a Ugo Boggi, il grande medico-chirurgo carrarese che ci invidia mezzo mondo.
La cerimonia
Cinema Garibaldi: è qui che ieri mattina Carrara ha celebrato – con un consiglio comunale solenne – la Festa della Toscana, rendendo onore a questa terra “di genio e innovazione”. Genio e innovazione: su questo fronte non poteva che andare a Ugo Boggi – così è stato deciso all’unanimità dal consiglio comunale – l’alta benemerenza civica consegnata al professore, ordinario di chirurgia generale all’Università degli Studi di Pisa e direttore dell’Unità operativa di chirurgia generale e dei trapianti dell’Aoup, dal presidente del consiglio comunale Cristiano Bottici alla presenza della sindaca Serena Arrighi. E questa assegnazione è stata accompagnata da una testimonianza che ha fatto correre i brividi lungo la schiena a tutto il pubblico seduto in platea.
Oddio, e adesso?
Andrea Leonardi e Paola Turchi sono una coppia. Avvolgiamo il nastro e torniamo indietro a tre anni fa. Accade che Andrea ha bisogno di un trapianto di rene: e il primo dubbio che assale marito e moglie è il tempo di attesa – che si prospetta lungo – per trovare l’organo. E allora con quel coraggio che solo l’amore può dare, Paola si fa avanti: «Nel momento in cui è stato necessario risolvere il problema di salute di Andrea – racconta alla platea del Garibaldi – per me è stato automatico pensare che lo avrei fatto io. Non mi sono chiesta se fosse stato pericoloso o opportuno. Lo vedevo stare male, e io dovevo fare qualcosa». Con le lacrime agli occhi e la voce tremante di orgoglio e commozione, racconta: «Quello che mi ha regalato il gesto, è qualcosa di semplicemente immenso. Ricordo quando eravamo nella stessa camera dell’ospedale e l’ho visto arrivare dopo l’intervento chirurgico: aveva già un colorito più sano; lì ho capito che tutto sarebbe andato bene». «Sono trascorsi tre anni da quel momento ma io, tutt’oggi, quando lo vedo uscire di casa con la sua moto penso che lo può fare perché dentro di lui c’è un pezzo di me che funziona».
Il legame
È un filo rosso questa testimonianza che parte da Paola e Andrea – pazienti di Ugo Boggi – e giunge a quest’ultimo, cioè a quel chirurgo che è stato il primo in Italia a fare un trapianto isolato di pancreas con il robot e il primo in Italia a fare un trapianto pediatrico da donatore vivente adulto. «Con l’alta benemerenza civica – dice il presidente del consiglio comunale Bottici – Carrara rende merito all’uomo oltre che allo studioso e al chirurgo, alla sensibilità e all’empatia che Ugo Boggi dimostra verso i propri pazienti e a come sia sempre stato capace di stare vicino a loro e alle loro famiglie in momenti certo non semplici».
Le sue parole
Di fama internazionale, luminare per la chirurgia mini invasiva, tra i pionieri mondiali dell’utilizzo della robotica chirurgica e dell’intelligenza artificiale in campo medico, uno dei profondi conoscitori al mondo di un organo complesso come il pancreas (e non solo il pancreas) , Ugo Boggi è carrarese e di premi e riconoscimenti di altissimo livello nella sua carriera ne ha ricevuto moltissimi: ma «poco lontano da dove mi trovo oggi a ricevere questo onore – si rivolge alla platea del Garibaldi – si trova il luogo dove nacquero mia madre e mio padre, e questo lo rende ancora più significativo». Figlio di Luciano Boggi, pediatra con la “p” maiuscola e Luisa Fregosi – o meglio, Lulli Boggi come Carrara la conosce – che ha insegnato per più di 40 anni la lingua inglese al liceo scientifico Marconi, Boggi ricorda gli anni del liceo classico – il Repetti – e in una sorta di comunione non detta con gli studenti seduti nella platea del Garibaldi dona loro l’augurio che lì ci sia qualcuno che decida di intraprendere il difficile percorso per arrivare alla professione medica. Ha parole d’affetto anche per la sua seconda città Ugo Boggi: Pisa, città in cui si è laureato e ha potuto avviare le sue ricerche. «Una strana città di cui sono cittadino onorario – dice – a cui devo tantissimo, piccola, eppure un centro che ha visto siglare tanto il decreto per l’abolizione della pena di morte per il Granducato di Toscana», intorno a cui ruota, appunto, la Festa della Toscana. L’augurio è che le parole di questo grande medico siano state da stimolo a essere migliori e, chissà, se hanno anche “cambiato” la vita – aperto un mondo – a qualcuno dei ragazzi delle scuole superiori.