Il Tirreno

L’analisi

Porto di Carrara, aumentano i posti di lavoro: i terminalisti sono cresciuti del 24 %

di Giovanna Mezzana
Porto di Carrara, aumentano i posti di lavoro: i terminalisti sono cresciuti del 24 %

È l’incremento negli ultimi quattro anni. La chance dal futuribile travel lift

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CARRARA. Forse a colpo d’occhio già si vedeva, ma ci sono i numeri a testimoniare il fenomeno della rinnovata (ritrovata) scoppiettante attività del porto: negli ultimi quattro anni – quindi dal 2020 – è cresciuto del 24 per cento il totale dei lavoratori impiegati direttamente nell’infrastruttura, i cosiddetti terminalisti. Il dato che rileva tale incremento è contenuto nei report di monitoraggio delle attività del porto redatti dall’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure orientale ed è rilanciato dalla Cgil apuana per tracciare la rotta di quello che il sindacato ritiene essere l’auspicabile ulteriore sviluppo del sistema-porto.

La forza lavoro

Sfiorano quota 250 i terminalisti, ovvero gli addetti al carico e scarico delle navi cargo e alla logistica portuale, che lavorano per Grendi, Fhp e Mdc. Ci sono poi i trasportatori, gli ormeggiatori.. stimati tra mille e 1.200. Ci sono, ancora, i dipendenti di quello che è il Cantiere con la “c” maiuscola; parliamo di The Italian Sea Group, la società che sul porto progetta e realizza yacht fino e oltre 100 metri coi marchi Admiral e Tecnomar e che ha in seno gli storici Nca: nel quartier generale di Tisg lavorano all’incirca 500 persone. E poi c’è l’indotto: quello assicurato da Tisg (500-600 unità) e l’indotto del porto legato alle attività industriali. Non si esagera, dunque, se si dice che il porto di Marina di Carrara dà uno stipendio a migliaia di famiglie. Nel 2022 l’Istituto di Studi e Ricerche della Camera di Commercio nord ovest stimava a settemila unità – tra dipendenti diretti e indotto – l’impatto dello scalo marinello in termini di posti di lavoro.

Il legame con l’Industria

Il porto dunque dà occupazione – che cresce – ma l’Authority che lo sovraintende ha portato e sta anche portando a termine investimenti cospicui: sia per la manutenzione e l’ottimizzazione delle infrastrutture “interne”, sia per “cucire” una cerniera con la Marina-cittadina, vedi la realizzazione del cosiddetto maxi progetto Water Front che passa dal restyling della Passeggiata del Molo alla revisione della viabilità sul lungomare. Oltre a lavoro e capitale, il porto, poi, ha anche un altro “pregio”: è un moltiplicatore delle potenzialità del sistema-imprese apuano. Se non ci fosse, non avrebbe scelto la terra apuana Baker Hughes – il colosso Usa dei servizi petroliferi che ha sempre avuto nel Nuovo Pignone il centro di eccellenza mondiale – che tra dipendenti e indotto rappresenta centinaia di posti di lavoro.

La buona pratica

Ed è in questo “solco” che, secondo Cgil, occorre lavorare. Gli ultimi dati sull’attività portuale resi noti dall’Authority, «Indicano – dice il segretario generale della Cgil Nicola Del Vecchio – segnali estremamente positivi», aumentano del 13,3% i traffici di merce “varia” gestiti principalmente da Fhp; c’è un aumento del 5, 3% del Ro-Ro (abbreviazione di Roll-on, Roll-off, cioè la nave traghetto per trasporto di autoveicoli) con la Sardegna; aumentano finanche i crocieristi: sono stati 7.200 nei primi sei mesi del 2024. Adesso «Occorre stringere una nuova alleanza tra porto e industria – dice Del Vecchio – basata sui presupposti logistici e ambientali, per l’attrazione di nuovi investimenti e insediamenti esattamente come avvenuto per Baker&Hughes».

La prospettiva

Per andare in questa direzione c’è una chance che si staglia all’orizzonte. È il cosiddetto travel lift – cioè una grande gru-solleva barche – che garantirà l’accesso al mare degli scafi in costruzione che potrà permettere l’insediamento di realtà produttive ad alto valore aggiunto nel settore nautica – allestimento, componentistica, manutenzione, refit, non solo gusci in vetroresina – cosa che «oggi non accade a Massa-Carrara – spiega Del Vecchio – dove si realizzano principalmente solo scafi perché manca un accesso al mare».

Il vero nodo

Proprio il progetto del travel lift è contenuto, tra altre cose, nel futuribile Piano regolatore del porto che dovrà sostituire quello datato 1981. Al definitivo nulla osta manca il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici. L’auspicio della Cgil è che con il 2024 la partita sia chiusa e il porto sia dotato di un nuovo Piano regolatore: «In questi mesi abbiamo assistito a prese di posizione, a volte anche contrastanti, tra chi sarebbe/non sarebbe a favore del nuovo Piano regolatore portuale – conclude Del Vecchio – Senza esso si condannerebbe il porto, e la nostra zona industriale, a una inesorabile regressione economica. Approvare il Piano regolatore significa dare una prospettiva di sviluppo e occupazione, che dovrà andare di pari passo con la sostenibilità ambientale e con l’indispensabile attenzione al tema dell’erosione». 
 

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