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A Massa Carrara aumentano le zone a rischio incendio per i boschi e i terreni abbandonati

A Massa Carrara aumentano le zone a rischio  incendio per i boschi e i terreni abbandonati

Solo quattro comuni della provincia hanno un piano di prevenzione. E manca personale

23 giugno 2024
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MASSA. La manutenzione dei boschi è «generalmente scarsa», la densità delle pinete «eccessiva». Inoltre sono «molto diffusi» i terreni agricoli abbandonati «o mal tenuti e gli incolti». Tutto questo, alla luce della nuova classificazione di rischio, ha portato tutti i diciassette comuni della provincia a finire nella classificazione di zone «ad alto rischio incendi». Si legge nel programma operativo territoriale Aib della Regione Toscana (valido dal primo giugno al 31 maggio del prossimo anno), il piano che permette di capire dove e in quale periodo si potrebbero verificare incendi e che definisce le attività di previsione, prevenzione e lotta agli incendi boschivi.

Un piano, quello di quest’anno, in cui non mancano critiche agli enti locali. La direzione agricoltura della Regione fa notare che solo quattro comuni della provincia apuana hanno redatto il piano Aib locale e sono Massa, Montignoso, Casola in Lunigiana e Zeri. Tutti gli altri no. «Dispiace dover appurare – si legge – che, contrariamente a quanto previsto dal Piano Aib regionale, eccezione fatta per l’Unione dei Comuni Montana Lunigiana e per quattro Comuni, nessuno dei soggetti dell’ambito Aib della provincia di Massa Carrara abbia provveduto a predisporre e inserire nel programma Souprt (applicativo utilizzato dal Sistema Regionale di Protezione Civile, per la gestione e il superamento delle emergenze, ndr) il proprio piano».

La Regione fa notare anche che il contributo, in termine di personale, alla lotta agli incendi, da parte dei comuni apuani è scarso. Anzi, per quanto riguarda il direttore delle operazioni di spegnimento e la disponibilità di personale per la gestione del Centro operativo provinciale «il contributo dei Comuni della provincia di Massa Carrara è nullo». In particolare per il direttore operativo, si legge ancora nel piano, «le attuali disponibilità sono un risultato appena sufficiente che in caso di incendi contemporanei o per momentanea assenza di copertura, potrebbe determinare forti carenze operative soprattutto nel periodo estivo». L’obiettivo è quello di «raggiungere lo standard di una unità di direttore operativo per ogni Comune fino al limite di almeno otto tecnici per zona, non tanto e non solo per la gestione delle emergenze ma, soprattutto, per strutturare uffici locali per la gestione del rischio formati e autorevoli».

E arriviamo al rischio. Il clima degli ultimi mesi ha contribuito a un suo aumento. «La prima parte della stagione del 2024 – si legge ancora nel piano – ha mantenuto una tendenza ad avere periodo miti e piovosi intervallati da giornate, in gruppi di tre quattro, dove la ventilazione settentrionale ha determinato un leggero innalzamento del rischio incendi». Questo prolungato periodo mite ha fatto infatti crescere la vegetazione con il rischio che, nel caso di alte temperature estive, questa possa inaridire rapidamente creando condizioni «particolarmente predisponenti lo sviluppo del fuco».

Anche perché, fa notare sempre la Regione, la (scarsa) cura e (altrettanto scarsa) la manutenzione del territorio non aiutano. «La manutenzione dei boschi è generalmente scarsa e la densità delle pinete eccessiva – si legge -. Molto diffusi sono i terreni agricoli abbandonati o mal mantenuti e gli incolti». La proprietà di queste zone, pressoché ovunque privata e estremamente frazionata, «condiziona in modo estremamente limitante la gestione di tali complessi boscati». Inoltre spesso gli incendi arrivano a lambire centri abitati come effetto dell’inversione del fenomeno dello spopolamento delle montagne dell’ultimo decennio. «Spesso ci si trova a dover difendere case isolate se non intere frazioni montane che vengono minacciate dalle fiamme. Sempre più di frequente si registrano incendi in zone di interfaccia urbano/foresta, cioè incendi che vanno ad interessare aree in cui il sistema bosco incontra e interagisce con il sistema urbano (esempio ospedale del Cuore) che richiedono la cooperazione di diverse strutture riconducibili anche al settore della Protezione civile, e l’utilizzo di specifiche procedure previste dalla Regione per questo tipo di intervento». Inoltre su tutto il territorio provinciale viene segnalata «una modesta manutenzione delle aree marginali alle infrastrutture viarie (strade, ferrovie) spesso coperte da rigogliosa vegetazione erbacea/arbustiva(ottimo vettore per l’innesco/propagazione del fuoco), in evidente contraddizione rispetto anche agli indirizzi che ogni anno la presidenza del consiglio dei ministri per il tramite delle prefetture, invia a tutti i soggetti pubblici».

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