Il Tirreno

Si incatenano allo stabilimento i licenziati di Nca

di Cinzia Chiappini
Si incatenano allo stabilimento i licenziati di Nca

Un’altra giornata di proteste e blocchi stradali L’azienda non accoglie la mediazione del sindaco

04 novembre 2017
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CARRARA. Incatenati come schiavi sotto la pioggia, riparati solo dall'uniforme da lavoro che riporta a caratteri cubitali, il loro nome e cognome e che permette, anzi permetteva, all'azienda di identificarli in qualsiasi momento, anche attraverso i sistemi di videosorveglianza interna.

La protesta dei lavoratori di Nca contro il licenziamento degli addetti al guardianaggio è tutta sintetizzata in questa scena, fittizia, pensata dai dipendenti per rappresentare in un'immagine la loro condizione di lavoro dentro la fabbrica di barche da super ricchi di viale Colombo. I lavoratori di Admiral-Tecnomar-Nca (ossia di Italian Sea Group) sono tornati in strada a una settimana esatta dall'ultima mobilitazione. E lo hanno fatto perchè, nel frattempo, martedì scorso, sono state consegnate altre due lettere di licenziamento. Il numero degli addetti al servizio di guardianaggio rimasti a casa per decisione unilaterale della proprietà è salito così a tre. A loro si sono aggiunti quattro colleghi che hanno accettato una buonuscita. Mentre gli altri tre impiegati nel settore, secondo fonti sindacali, sono ancora regolarmente al lavoro in cantiere.

Lo stillicidio di posti nella fabbrica di viale Colombo dunque prosegue. Nonostante gli appelli dei sindacati, l'assemblea pubblica di venerdì scorso e la richiesta del sindaco Francesco De Pasquale di fermare i licenziamenti per aprire un tavolo con la proprietà. E così Fim, Fiom e Uilm hanno organizzato una nuova mobilitazione, con tanto di interruzione – parziale – del traffico su viale Colombo. «Lavoro qui da 20 anni, come guardiano. Chiedo solo di continuare a lavorare in cantiere» ha raccontato Stefano Zanetti, uno dei tre licenziati. Nemmeno lui evidentemente è stato ritenuto idoneo al servizio che, lo ricordiamo, Nca vuole affidare a una ditta specializzata: tra i requisiti richiesti, secondo i sindacati, ci sarebbero la conoscenza dell'inglese e il porto d'armi. «Basterebbe aggiungere un vigilante al resto del personale. Non abbiamo mai avuto uomini armati in cantiere finora», osserva Zanetti.

«Questo imprenditore da anni licenzia e usa metodi che rasentano l'inciviltà, il territorio tutto deve decidere cosa fare» ha tuonato Paolo Gozzani, segretario provinciale di Fiom Cgil, ricordando che il cantiere sorge «su un'area demaniale che è stata concessa alla nuova proprietà per creare sviluppo e lavoro». E siccome, secondo i sindacati tutti, sviluppo e lavoro non sono arrivati, allora le istituzioni locali devono tornare a confrontarsi sull'opportunità di mantenere in essere quella concessione. Dal presidio sono iniziate a partire una serie di telefonate per sollecitare la convocazione urgente di un appuntamento in prefettura con le istituzioni locali di tutta la provincia.

La senatrice del Movimento 5 Stelle Sara Paglini, presente alla mobilitazione, ha contatto il ministero dello Sviluppo per rilanciare la richiesta di una convocazione a Roma, già auspicata nei giorni scorsi da sindacati e prefetto. Per l'amministrazione carrarese era presente il vicesindaco Matteo Martinelli: «Stamani è arrivata la risposta della proprietà» ha reso noto il numero due di Palazzo Civico lasciando intendere che la replica alla missiva del sindaco, non cambiava di una virgola la situazione dei licenziamenti.

A portare la loro solidarietà ai lavoratori di Nca anche Anpi, Casa Rossa, gli ex dipendenti Rational, Massimo Braccini segretario generale della Fiom Cgil Toscana, il presidente del consiglio comunale Michele Palma, e i consiglieri comunali Stefano Dell'Amico, Gabriele Guadagni e Daniele Raggi del Movimento 5 Stelle, Cristiano Bottici e Roberta Crudeli del Pd. Il presidio si è protratto fino al tardo pomeriggio. Sindacalisti e lavoratori hanno pranzato sotto il gazebo allestito davanti l'ingresso del cantiere, in attesa della convocazione in prefettura.

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