Alluvione ad Aulla una ferita aperta
Due morti senza giustizia. E la città non si è più risollevata
AULLA. Oggi sono trascorsi 5 anni esatti dall'alluvione che sconvolse Aulla e la Lunigiana occidentale. L'alluvione del 25 ottobre 2011 viene ricordata come quella delle Cinque Terre e di Borghetto Vara, dove si contarono 11 vittime, ma 2 vi furono anche qui, ad Aulla: Enrica Pavoletti e Claudio Pozzi. La prima, 78 anni, trascinata con la sua auto dalla piena del fiume Magra in un parcheggio di via Resistenza, il secondo, 60 anni, annegato all'interno del suo garage fra viale Lunigiana e via Resistenza.
Morti che attendono ancora giustizia, visto che il processo in corso a Massa, nella più consolidata tradizione italica, non ha ancora emesso la sentenza di primo grado. Processo che vede alla sbarra 11 imputati: i dirigenti provinciali Giovanni Menna, Gianluca Barbieri e Stefano Michela; l'ex sindaco di Aulla e oggi parlamentare, Lucio Barani; il primo cittadino aullese il giorno dell'alluvione, Roberto Simoncini; dirigenti ed ex dirigenti del Comune di Aulla (con competenze nel settore urbanistica, lavori pubblici e Protezione Civile): Franco Testa, Giuseppe Lazzerini, Mauro Marcelli e Ivano Pepe; l'ex vicesindaco e assessore comunale aullese, Gildo Bertoncini; l'ex assessore comunale alla Protezione Civile, Giovanni Chiodetti. Agli imputati sono contestati, a vario titolo, i reati di omicidio e disastro colposo. E chi c'era quel giorno di 5 anni fa può tranquillamente testimoniare che solo il caso e l'eroismo di alcuni, che hanno messo in salvo tante persone, impedirono che i morti fossero molti di più. Perchè fra le ore 18 e le ore 19 di 5 anni fa, all'imbrunire, l'inferno scese sulla terra ad Aulla, con il fango che invadeva tutto dal fiume Magra, un argine che pareva di cartapesta che collassò, attività commerciali completamente distrutte, persone che rischiarono la propria vita per salvarne altre, ma anche nel tentativo spesso vano di mettere al sicuro le proprie cose, in particolare le automobili. Il tutto mentre la corrente elettrica se ne andava e si faceva largo il buio di una delle notti più lunghe per Aulla, con soltanto il rumore degli antifurto delle auto sommerse dall'acqua che si azionavano automaticamente e le grida spaventose di chi urlava i nomi dei propri cari nell'oscurità, uno dei ricordi che fa ancora maggiormente accapponare la pelle.
Da quel giorno Aulla non si è più risollevata. Se è vero che la stragrande maggioranza dei negozi ha rialzato le saracinesche, segno che la volontà di reagire c'era, è altrettanto vero che la crisi del commercio aullese, complice anche la fioritura di grandi centri commerciali nelle vicinanze, si è acuita e certamente una generale sensazione di grigiore che attanaglia la città non aiuta. Basti pensare al nuovo argine, che certamente assolverà egregiamente al proprio compito di proteggere Aulla da future piene del fiume Magra, ma che è un pugno nell'occhio dal punto di vista visivo, almeno per ora; oppure alle scuole elementari e medie ancora nei container (le nuove elementari sono quasi finite, ma i lavori per le medie devono ancora iniziare); o, ancora, all'assenza di un cinema, quando prima dell'alluvione ce n'erano addirittura due. Particolare questo dell'assenza di un cinema che qualcuno tende a sottovalutare, ma chi lo fa dovrebbe chiedersi perché Aulla è sempre più una città dormitorio e perché la sera praticamente non c'è nessuno in giro. Non che la presenza di un cinema risolva tutto, ma può certamente contribuire a restituire un po' di vitalità, anche culturale, in più a un luogo in cui nei fine settimana di vitali ci sono soltanto alcuni bar.