Lucchese, il “grande bluff”: spesi 1,7 milioni di euro (lordi). Perché è un budget da media classifica
La società ha sbandierato un posto nella parte alta dei playoff, ma ha impiegato cifre vicine a squadre come il Gubbio, decimo in classifica
LUCCA. Quattordici punti in quattordici partite e quattordicesimo posto in classifica ancora a tre punti dalla zona playout e a quattro dal decimo posto (playoff) occupato dal Gubbio. Con una squadra che – unica tra quelle lontane dal decimo posto – ad aver subito soltanto quattro sconfitte. Ma con una difesa colabrodo (21 gol subiti, peggio hanno fatto soltanto Legnago Salus e Spal) e un attacco anemico (13 reti all’attivo, peggio hanno fatto soltanto Sestri Levante, Milan Futuro e Gubbio). Numeri inconfutabili. Come quelli legati al budget dei rossoneri.
Le cifre
Perché la società in questi due anni ha raccontato ai tifosi di voler investire e di voler vincere. Quando la verità è un’altra: il budget è di 1,7 milioni lordi. Ed equivale, più o meno, a quello del Gubbio (quest’anno il presidente Notari ha ridotto le spese) decimo in classifica. Poi si possono contestare certe cifre per l’acquisto di attaccanti datati (leggasi Costantino, 90mila euro dal Catania che non lo ha certo regalato, ma che sul piano dell’impegno non è secondo a nessuno) ma occorre anche ricordare ai tanti smemorati che se Cangiano e Tonin hanno scelto Pescara e se Magrassi è rimasto a Cittadella vuol significare che la proprietà non era interessata o non poteva permettersi quegli ingaggi decisamente superiori.
Niente di male, tutto legittimo. Ma bastava dirlo apertamente anziché scaricare la patata bollente sul tecnico Giorgio Gorgone, additato come la peste e villipeso dal tribunale dei social, e di recente anche al direttore sportivo Claudio Ferrarese che, neofita della C, ha fatto quanto era nelle sue possibilità. Ma senza soldi era difficile sostituire gente come Tiritiello, Benassai e Rizzo Pinna visto che persino Martic, Demirovic e l’esperto Bombagi hanno preferito Legnago a Lucca. Era necessario non illudere la tifoseria parlando apertamente di “salvezza da raggiungere in fretta” anziché di “alta zona playoff”. Fa specie che i supporters rossoneri abbiano guardato il dito anziché la luna visto che, come dimostrato nel corso degli ultimi 20 anni, i vari presidenti che si sono succeduti alla fine hanno provocato tre fallimenti con un’unica apparizione agli ottavi di finale dei playoff datata 2017 con l’hombre vertical Giovanni Lopez seduto in panchina. Attaccarsi al blasone e ai ricordi del secolo scorso non serve a nulla: inasprisce gli animi e acutizza il dolore.
Occorre constatare che servono tempo e investimenti nelle strutture e negli istruttori per costruire un futuro a un club che vive nel perenne amarcord. E i risultati dell’inesistente settore giovanile (Giugliano-Lucchese 5-0; Lucchese-Padova 0-6; Novara-Lucchese 5-0, Lucchese-Pontedera 0-4, Lucchese-Pontedera 1-9) testimoniano che il “grido di dolore” lanciato da Massimo Morgia non era lo sfogo del solito utopista innamorato della maglia, ma la constatazione di una pochezza e di una tangibile inconsistenza. E una squadra di provincia senza un florido vivaio è destinata a fare poca strada.
Il futuro
L’impressione, o forse qualcosa in più di una semplice impressione, è che l’attuale situazione stagnante porti in tempi più o meno rapidi a un cambiamento di rotta. Tradotto: la possibilità che vi sia un ingresso societario che possa rompere gli schemi, portare nuova linfa e un rinnovato entusiasmo. Dispiace per il presidente Bulgarella, la cui salute oggi deve essere messa al primo posto, ma già all’inizio della stagione non ha voluto (o potuto) inserire nell’organigramma un dirigente navigato (con tutto rispetto per l’amministratore delegato sicuramente un numero 1 nella sua attività principale, ma che nel calcio ha avuto esperienze nel Cinisi) che sapesse dialogare con la tifoseria, la città e il mondo imprenditoriale. Mancano cinque partite alla fine del girone d’andata e servono almeno sei punti per non finire risucchiati nei playout. La Lucchese dovrà affrontare in trasferta Ternana, Vis Pesaro e Torres e in casa i derby con Pontedera e Arezzo. E in questo clima avvelenato sarà davvero un’impresa.