Il Tirreno

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Sanità in Tribunale

Lucca, padre morto dopo la caduta in ospedale: chiesto il risarcimento all’Asl

di Pietro Barghigiani
Lucca, padre morto dopo la caduta in ospedale: chiesto il risarcimento all’Asl

Il decesso nel 2013, il fratello ha già ottenuto 320mila euro

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LUCCA. Un’azione legale di richiesta danni all’Asl per la morte del padre avvenuta nel 2013 e per la quale il fratello ha già ottenuto in Corte d’Appello un risarcimento di oltre 320mila euro.

La vicenda, che parte dalla sanità e finisce nei tribunali, riguarda il decesso di Davino Dal Poggetto, 98 anni, origini porcaresi, conosciuto sarto di via dei Borghi, deceduto il 4 settembre 2013 per i postumi di una caduta durante una visita in ospedale. L’anziano, privo di una gamba, era finito a terra dopo che un operatore, prima di una radiografia, lo aveva fatto sdraiare sul lettino facendolo voltare dalla parte dell’arto mancante, quello sinistro.

Uno dei due figli, Massimo Dal Poggetto, preside in pensione e regista di teatro amatoriale, dopo anni di battaglie si è visto riconoscere lo scorso settembre una somma superiore ai 320mila euro. Ora chiede di ottenere un ristoro per i danni subìti anche l’altro figlio, Paolo, assistito dall’avvocato Simone Valentino.

La richiesta danni ammonta a 318mila euro e verrà formalizzata attraverso l’istituto del ricorso semplificato visto che il processo è già stato istruito con la precedenza sentenza di secondo grado.

«Siamo ampiamente nei termini e non c’è prescrizione – spiega l’avvocato Valentino – . Il mio cliente chiede all’Asl Toscana Nord Ovest la stessa cifra riconosciuta al fratello da una sentenza della Corte di Appello di Firenze al culmine di una vicenda giudiziaria penale e civile durata ben oltre 10 anni. Una vicenda, introdotta dal fratello Massimo, ma che riguardava le responsabilità dell’Azienda per il decesso del padre». Paolo Dal Poggetto non si è mosso all’epoca della prima causa pensando che l’azione del fratello comprendesse anche lui a livello di danni. Così non è. E ora cerca di ottenere un risarcimento al pari del fratello.

«Ci sono responsabilità che la Corte d’Appello ha, peraltro, ben rappresentato evidenziando ogni passaggio delle diverse censure e criticità in cui è incappata l’Asl che, pur negate, è stata condannata a risarcire una somma importante».

Dall’Asl nessun segnale di apertura nella fase iniziale dell’approccio epistolare. Un silenzio che per l’avvocato significata assumere «un atteggiamento di assoluta pretestuosità (le argomentazioni, infatti, sono assolutamente pretestuose e sono state ribaltate dai vari consulenti di parte e del pm). Nonostante vi fosse disponibilità da parte nostro a trovare un accordo proprio perché già presente un’autorevole sentenza della Corte d’Appello di Firenze che ha già sviscerato ogni aspetto sulla dinamica, sulla responsabilità, sul quantum, l’Asl si è chiusa a riccio dopo un rimpallo di uffici e nega ancora ogni responsabilità a discapito delle casse pubbliche costringendo un cittadino a ripercorrere la vicenda che lo attanaglia umanamente ed oggi giudiziariamente».l




 

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