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Lucca, imprenditore trovato morto nel bosco: inchiesta archiviata

di Pietro Barghigiani
Lucca, imprenditore trovato morto nel bosco: inchiesta archiviata

Ma i figli di Moreno Galliani non si arrendono: «Troppe cose non chiarite»

17 novembre 2024
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LUCCA. «Nulla sta a dimostrare che terze persone abbiano avuto un ruolo nella vicenda».

La Procura chiede e ottiene dal Gip, dopo un primo no e ulteriori accertamenti, l’archiviazione sulla morte dell’imprenditore Moreno Galliani, 66 anni, di Segromigno in Monte, scomparso il 23 marzo 2021 e ritrovato il 27 nei boschi di Villa Basilica: prima l’auto e poi a circa due km il cadavere.

Titolare della concessionaria Autotecnica Lucchese con sedi a Lucca, Viareggio e Borgo a Buggiano, la fine di Galliani, al di là dei profili di eventuali responsabilità penali, resta un caso che presenta diverse anomalie. Quelle che inducono i figli, Sebastiano e Rubina, a invocare una verità definitiva e sembra ombre sulla fine del padre. Lo hanno fatto di nuovo attraverso la trasmissione “Chi l’ha visto?” nel corso della quale sono stati ripercorsi i giorni della scomparsa di Galliani e, soprattutto, sottolineata la presenza di impronte e indumenti entrati in un elenco di situazioni non compatibili, secondo i familiari, con la vita del 66enne. Tra i tanti dubbi non chiariti c’è anche la voce secondo la quale alle 9 del giorno della scomparsa, in un bar vicino alla concessionaria di Borgo a Buggiano, qualcuno avrebbe sentito dire all’imprenditore al telefono: «La devi smettere, mi devi lasciare in pace». Non c’è solo la tuta indossata dalla vittima quando i soccorritori hanno ritrovato il corpo nella lista delle cose che non tornano. Un capo di abbigliamento che Galliani non avrebbe mai indossato. E, per di più, sottratto dall’abitacolo della Panda di un boscaiolo nella notte tra il 23 e il 24 marzo. Per quale motivo, si chiedono i figli, l’uomo avrebbe dovuto aprire un’auto, prendere la tuta e indossarla? E poi con lo sterno fratturato e diverse costole rotte come avrebbe fatto a camminare per centinaia di metri nei boschi?

L’aver disattivato la geolocalizzazione del cellulare è un ulteriore elemento inspiegabile per i figli.

«Papà sapeva a malapena accendere il telefonino» sottolinea Sebastiano. E poi le impronte. Vengono trovate quelle della vittima sullo specchietto retrovisore centrale. Niente sul volante. Sono state cancellate? I danni alla Fiesta, ritrovata nella scarpata, secondo il consulente della famiglia non sarebbero compatibili con un fuori strada tale da provocare le fratture riscontrate sul corpo di chi era alla guida.

L’avvocato Danilo Buongiorno, professionista della famiglia Galliani, introduce altri tre aspetti: quelle lesioni sul corpo non sono dovute all’auto finita nella scarpata; c’è l’impronta di uno scarpone sul tappetino della Fiesta mai verificata e tracce di sangue nell’abitacolo. «Non sono mai state comparate con soggetti e testimoni da noi indicati» rimarca il legale. Troppe domande senza risposta per i figli che, di fronte all’archiviazione, non si arrendono.

«Devono darci una spiegazione – è l’appello di Sebastiano -. Se davvero papà era da solo, sono a posto con la coscienza e mi metto l’animo in pace. Ma così è difficile da accettare». l

Pietro Barghigiani

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