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Lucca, paziente morto dopo una caduta in ospedale: Asl condannata

di Pietro Barghigiani
Lucca, paziente morto dopo una caduta in ospedale: Asl condannata

La vittima è il noto sarto Davino Dal Poggetto. Al figlio Massimo, preside in pensione e regista teatrale, un risarcimento di 320mila euro

19 settembre 2024
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LUCCA. La caduta del paziente durante una radiografia diventa la causa di una morte arrivata dopo cinque giorni di agonia. E il tecnico radiologo e l’Asl vengono condannati in solido a risarcire il figlio della vittima con oltre 320mila euro per danno biologico, morale e parentale.

È la decisione della Corte d’Appello sul caso di Davino Dal Poggetto, 98 anni, origini porcaresi, conosciuto sarto di via dei Borghi, deceduto il 4 settembre 2013 al Campo di Marte per quella che i giudici hanno accertato essere stata una negligenza del dipendente dell’ospedale nel trattare in maniera superficiale un anziano con gravi problemi di deambulazione e in generale di salute. Il paziente era privo della gamba sinistra. Si era recato in ospedale per un dolore addominale. Di qui la necessità di sottoporlo a una radiografia per risalire all’origine del malessere. Si arriva al punto focale della vicenda quando il tecnico lo posiziona sul lettino per la radiografia proprio sul lato dell’arto amputato all’altezza della coscia. Senza appigli, l’anziano perde l’equilibrio e finì sul pavimento da un’altezza di quasi un metro. L’esito dell’impatto furono sette fratture costali e della sesta vertebra cervicale (anche se al pronto soccorso ne individuarono solo una, ndr) che aggravarono le condizioni di salute precarie con una broncopolmonite arrivata dopo un enfisema polmonare. Nel giro di cinque giorni il pensionato si spense rimanendo sempre lucido e consapevole arrivando a confidare al figlio Massimo, preside in pensione e regista di teatro amatoriale «questa volta sono giunto al capolinea».

Si legge nella sentenza che «dai verbali delle testimonianze e dalle consulenze tecniche si evince che il tecnico radiologo, pur conscio della considerevole età del paziente e dell’amputazione di un arto, nonché avvertito dell’incapacità del paziente di assumere e mantenere in autonomia la posizione eretta anche solo per “un secondo”, limitò l’indagine sull’opportunità di eseguire la radiografia del medesimo in posizione di decubito laterale sinistro alle sue capacità di comprensione e collaborazione, senza preliminarmente indagare le sue condizioni generali di salute e di equilibrio precario». Il tema processuale sulla responsabilità del dipendente viene sottolineata con pieno addebito al radiologo accusato i aver tenuto «una condotta gravemente negligente, oltre che imprudente atteso che, oltre all’età dell’anziano e all’amputazione di una gamba, che già di per sé avrebbero dovuto far suonare un campanello di allarme circa la capacità del paziente di mantenere uno stabile equilibrio proprio sul fianco sinistro». Per il professor Dal Poggetto «è stato un percorso giudiziario faticoso e stremante a livello umano. Non ho rancori verso nessuno. Sono andati avanti per affermare un senso di giustizia per mio padre che non doveva morire in quel modo, anche se aveva 98 anni. Per dirla con Dante “il modo ancor m’offende”».

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