Il Tirreno

Lucca

Dopo il sequestro  

Barino di Giò, solidarietà a Martini Clienti e amici raccolgono fondi

G.P.
Barino di Giò, solidarietà a Martini Clienti e amici raccolgono fondi

Obiettivo: trovare i soldi per le spese legali. Tante manifestazioni di affetto per il titolare del locale

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LUCCA

Resta in silenzio Giovanni Martini, titolare del Barino di Giò - Caffè Monica, sottoposto da mercoledì mattina a provvedimento di sequestro giudiziario. Un silenzio che fa da contraltare all’accusa che grava su di lui: disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone (articolo 659 cp). In pratica faceva troppo baccano. Lui non commenta e fa parlare l’avvocato Federico Corti che ha già presentato istanza di riesame per ottenere il dissequestro in tempi rapidi. Ma difficilmente ci saranno novità prima della prossima settimana, quando il tribunale dei diritti reali valuterà la richiesta. Anche ieri sul fronte giudiziario non ci sono stati sviluppi legati alla vicenda. A questo stato di cose si è arrivati a seguito di un esposto presentato da 30 residenti della zona: la procura lo ha preso in considerazione e ha fatto effettuare i rilievi all’Arpa: volumi sei volte oltre il limite. Così il gip ha accolto la richiesta di sequestro del pm.

L’unica concessione alla parola Martini l’ha fatta sulla sua pagina Facebook. A corredo della foto in cui i vigili mettono i sigilli al locale ha scritto: «In questo momento non posso parlare, posso solo ringraziarvi per la solidarietà, ma state tranquilli che non finisce qui, combatterò fino alla morte per tutto quello che ci stanno facendo! Grazie ancora». Chi lo conosce confida che è preoccupato soprattutto per una cosa: chissà cosa penserà la gente vedendo il locale chiuso. Ebbene, dietro quei sigilli non c’è niente di clamoroso, infamante o disdicevole: è solo una questione di decibel.

E se Martini ora sta in silenzio a far rumore ci pensano clienti, amici e semplici frequentatori del locale di corso Garibaldi. Sono tanti e si stanno mobilitando per dare un sostegno morale e non solo al titolare dell’esercizio. Sui social il tam tam è partito a seguito dell’hashtag #iostoconGio. C’è chi parla di vergogna, chi pubblica foto di quando si trovava all’interno del “barino” e c’è persino chi ha deciso di dare avvio a una raccolta fondi per pagare le spese legali. La pagina “Aiutiamo il barino di Giò” è stata creata sulla piattaforma Gofundme.com e punta a raccogliere un migliaio di euro. In meno di 24 ore è già a metà dell’opera: nel momento in cui scriviamo la raccolta ha toccato quota 571 euro. «In un momento del genere, dopo tre mesi di chiusura per il Coronavirus, 15 persone vengono lasciate a casa e senza lavoro per la musica alta. No comment– si legge nelle informazioni – Diamo il nostro contributo per far ripartire 20 anni di storia lucchese». —



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