Don Rodolfo, un sacerdote per 13 parrocchie
«Io mi sposto volentieri, ma i fedeli sono campanilisti e preferiscono la propria chiesa»
LUCCA. Tredici parrocchie da gestire, più di quindici chilometri di strada dalla prima all'ultima e, nel mezzo, circa 2.500 abitanti. Ha queste dimensioni il duro lavoro quotidiano di don Rodolfo Rossi, direttore della Biblioteca diocesana presso il seminario arcivescovile di Lucca e parroco dell’unità pastorale Valfreddana nord-ovest. Un territorio molto vasto che si sviluppa su quattro Comuni (Lucca, Pescaglia, Massarosa e Camaiore) e che richiede pertanto una particolare capacità organizzativa.
Tutto ha avuto inizio nel 2004, quando don Rodolfo venne nominato a capo delle tre parrocchie di San Martino in Freddana, Torcigliano di Monsagrati e Castagnori, a cui nel 2008 si aggiunse Monsagrati e, nel 2009, Torre, Loppeglia e Fiano. Dal 1 marzo 2013, gli furono affidate anche Orbicciano, Santa Maria Albiano e Fibbiano Montantino, per arrivare poi a Gombitelli, Migliano e Valpromaro e raggiungere così quota tredici.
«Una situazione – spiega don Rodolfo – dovuta principalmente a due problemi. Da una parte, al numero sempre inferiore degli abitanti: qui l’età media è molto alta, soprattutto nelle frazioni collinari, i giovani sono molto pochi. Dall'altra una grande scarsità di sacerdoti che si fa sentire sempre più. Al giorno d’oggi, i ragazzi hanno difficoltà a prendersi un impegno per tutta la vita e, come è in crisi il matrimonio, lo è anche la vocazione al sacerdozio».
Una condizione che lo ha costretto, a lungo andare, a farsi carico di tutte e tredici le comunità, ma che, come racconta don Rodolfo, coinvolge anche tante altre zone della Piana. «Non sono l’unico con questa mole di impegno. Soprattutto in Garfagnana, ma ultimamente anche nel Morianese, ci sono sacerdoti che ne gestiscono otto, nove o anche quattordici su aree molto vaste. Inoltre, tutti i parroci della diocesi di Lucca hanno un’età media che si aggira almeno intorno ai settant’anni. I giovani hanno l’idea che la nostra, sia una vita di rinuncia. Non capiscono che invece non è altro che un dono».
Pur usufruendo dell’aiuto di don Vincenzo Del Sarto e del diacono Angelo Fochi, la responsabilità pastorale e amministrativa di tutti i plessi ricade su di lui. «Abbiamo deciso di organizzarci celebrando la messa a Monsagrati la seconda e la quarta domenica del mese alle 9,30 – afferma – mentre a Fiano, la prima, la terza e la quarta del mese alle 11. Altrove, il sabato pomeriggio alle 17 o la domenica mattina fra le 9,30 e le 11. In particolare, nei due centri eucaristici di San Martino in Freddana e Valpromaro, la Messa è garantita tutte le domeniche».
Circa venti minuti, è il tempo necessario per raggiungere i due luoghi più distanti. «Il problema – spiega il prete – non è tanto mio: io mi sposto volentieri. Sono le persone che dovrebbero muoversi di più e, invece, si respira ancora un po’ di campanilismo sebbene poi si facciano tanti chilometri per futili motivi. Tra sabato e domenica si svolgono sei messe e una liturgia della parola a cura del diacono: se vogliamo, c’è sempre una chiesa aperta».
L’organizzazione, infatti, non lascia niente al caso, nemmeno la visita periodica alle circa quaranta persone malate e inferme che vivono sul territorio. «Mi avvalgo di collaboratori laici corresponsabili per quanto riguarda la catechesi e abbiamo istituito, insieme a Caritas, donatori di sangue Fratres e Cri, un centro di ascolto, il Caipit, per aiutare una quindicina di famiglie bisognose – spiega –. In ogni parrocchia poi ci sono dei rappresentanti e in occasione delle feste principali, come Natale e Pasqua, ricorro all'aiuto del rettore del seminario».
Energie in più che don Rodolfo ha accettato volentieri per gestire al meglio le tredici comunità. Eppure, almeno i primi tempi, non tutti i fedeli hanno compreso i motivi della riduzione delle messe, criticandone l’impostazione. In particolare, il disagio è ricaduto sugli anziani per i quali spostarsi non è sempre facile. Nonostante ciò però, secondo il parroco, è bastato poco perché il meccanismo entrasse a regime. «"È questo un grande momento di responsabilità e di verifica soprattutto per i laici – conclude don Rodolfo Rossi che a novembre festeggerà i 24 anni di sacerdozio –. Se una persona è credente, comprende questi problemi e si dà da fare ogni giorno di più».
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