Livorno, Filippo Tani e quella bandiera speciale: «L’aveva fatta “Pippi”, che emoziona sventolarla»
«L’aveva fatta il mio amico “Pippi”, l’ho portata a Terranuova per sentirlo con me. La sua morte mi lascia un vuoto incolmabile ma gioco e combatto anche per lui»
LIVORNO. “Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’. E siccome sei molto lontano più forte ti scriverò. Da quando sei partito c’è una grossa novità”. La novità è il Livorno in Serie C e a usare le parole del poeta Lucio Dalla potrebbe essere Filippo Tani verso il suo amico Lorenzo Filippi, per tutti “Pippi”, scomparso due anni fa in un tragico incidente stradale, e che il portiere amaranto, come tutto il gruppo di amici, ricorda in ogni momento.
Lo ha fatto anche negli istanti successivi alla promozione. «Avevo la sua bandiera con scritto “per amore tuo” – spiega il numero 1 del Livorno -. L’aveva fatta lui e a Terranuova l’ho riportata in uno stadio dopo due anni. Perdere un amico da un giorno all’altro ti lascia un vuoto dentro incolmabile. Cerchiamo in ogni modo di sentirlo sempre con noi. Il moletto di Antignano è il nostro luogo del cuore».
Storie di vita che si intrecciano con lo sport. Storie cittadine, di un bimbo di Livorno arrivato a difendere i pali della sua squadra del cuore. «Fino allo scorso anno andavo in curva, sempre in casa e spesso anche in trasferta. Nei novanta minuti penso solo alla partita e cerco la massima concentrazione, ma come sento il triplice fischio, se abbiamo vinto, non riesco a trattenermi. Quando sono in panchina canto i cori e appena sento l’inno partono i brividi».
Tutto nato durante l’estate. Dalla juniores alla prima squadra. Indiani che ne apprezza le capacità tra i pali e quelle nel gioco dal basso e il sogno diventa realtà. «Fino a luglio non sapevo niente, poi il direttore Alessandro Doga mi disse che avrei potuto far parte del gruppo. Dal ritiro ho sentito subito la fiducia del mister e questo ha fatto la differenza. Non mi aspettavo di essere così protagonista da subito, forse il ritardo del tesseramento di Daniele (Cardelli, ndr) mi ha aiutato».
Dall’Academy, alla Pro Livorno Sorgenti, fino alla maglia amaranto. Un percorso da Playstation diventato possibile la scorsa estate. «Era il terzo ritiro di fila che facevo con la prima squadra, ma sapevo che quest’anno poteva essere diverso. Quando l’ho saputo sono tornato a casa, mi sono buttato sul letto e guardando il soffitto ho realizzato. Per me era un sogno, mi sono emozionato».
Fin dalle prime battute il tecnico amaranto lo ha gettato nella mischia, come detto con grande fiducia. «La partita contro il Trestina è il ricordo più bello. Esordire allo stadio, davanti a tutta quella gente è una giornata che mi ricorderà a vita. Quando ci hanno fischiato il rigore nel recupero avevo un’adrenalina addosso assurda. Mi sono ritrovato a esultare sotto la gradinata in un attimo».
Un grande percorso quello del Livorno fino alla matematica promozione di Terranuova e la fine dell’incubo chiamato Serie D. «La settimana prima di quella partita ammetto che non ho dormito per tre notti. Passavo le ore a immaginarmi come sarebbe stato il giorno della promozione. Pensavo al Livorno in C con me che sono riuscito a dare il mio contributo. Un’emozione unica».
Una delle migliori qualità di “Pippo” è senza dubbio il gioco con i piedi. «Fino a 12-13 anni giocavo da centrocampista, ma correvo poco e quando il campo si è allargato facevo fatica. Sono cresciuto col mito di Totti e la voglia di fare gol la domenica. Poi si è presentata l’opportunità di andare in porta e direi che è andata bene. Un portiere che seguo? Da piccolo Kahn e Peter Schmeichel, un po’ “matti” come me, andando più sul presente mi piace tanto Ederson».
Questo per il classe 2005 livornese è anche il primo vero campionato tra i grandi. «C’è un altro approccio calcistico, rispetto alle giovanili qui chiaramente c’è un peso diverso. Serve una concentrazione superiore. Però vi confesso che non mi aspettavo un legame del genere in uno spogliatoio senior. C’è differenza di età ma in questo gruppo non si vede. A Grosseto, per dirvene una, ero in stanza con Luci e Dionisi. Non pensavo che un giovane potesse essere con due senatori come loro. E’ stata la nostra forza».
Adesso un finale di campionato e la Poule Scudetto ancora da vivere. «Spero di poter avere nuove occasioni per mettermi in mostra e visto che ci siamo proveremo a portare a casa la Poule Scudetto. Sarebbe bello conquistare un altro trofeo. Il prossimo anno? Il 30 giugno mi scade il contratto, ma la mia speranza è quella di rimanere. Dipenderà dalla società e dai suoi obiettivi, vedremo».
Una stagione da sogno per il “bimbo ultras” che si è regalato una promozione da protagonista. Un traguardo festeggiato con tutta la famiglia. «Quando vedo mamma cantare i cori con i tifosi è un’immagine che mi diverte e che vale tutto. Babbo mi carica nel pre-partita mandandomi sempre un messaggio. Chi è Filippo fuori dal campo? Un ragazzo che passa tanto tempo con gli amici, gioca a padel e va al palazzetto a seguire la pallacanestro».
Il cerchio adesso si è chiuso. “Vedi, caro amico, cosa ti scrivo e ti dico. E come sono contento di essere qui in questo momento”. Ancora Dalla, ancora un pensiero a “Pippi”. «Se lo vedessi la abbraccerei forte. Sarebbe stato con me in ogni stadio e in qualche modo c’è stato. Gli direi “ce l’abbiamo fatta, amico mio. Abbiamo riportato il Livorno dove merita”».