Rossetti, ora è caccia al record: un pugno di gol per fare la storia
L’attaccante del Livorno insegue il capocannoniere Dionisi e punta allo strappo Indiani riflette per il pericolo “diffida”, ma il figlio del vivaio del Bologna scalpita
LIVORNO. Non è questione di bellezza. Il calcio, comunque vada, affascina sempre chi se ne nutre. A fare la differenza la fa sicuramente il cuore e forse un po’ anche il cinismo. Simone Rossetti, 27 anni, figlio del vivaio del Bologna, capace di “castigare” all’età di 9 anni, in un torneo giovanile persino la blasonata Juventus, lo ha scritto pure nell’ultimo post social, dopo la vittoria di misura arrivata in extremis col San Donato. «Brutti, sporchi e....si vola». Ora, lui, vuole provare ad andare oltre a tutto, riprendendosi subito quella Serie C dove ha giocato oltre 150 gare (compresi i playoff) e messo la firma su 24 reti, e aggiungendo un traguardo tagliato in più. In questa stagione, in campionato, ha segnato otto gol, equamente divisi tra casa e trasferta: intanto, sogna di arrivare almeno a 12 per eguagliare il massimo stagionale mai raggiunto in D (col Mezzolara, nel 2016/17) e poi provare a volare ancora più su. Contro Ostiamare, domani, potrebbe essere già un’occasione.
Paolo Indiani, il tecnico che ha forgiato una squadra formato schiacciasassi a prescindere dalle forze che scendono in campo, riflette ancora. Non perché abbia dubbi sulle qualità del suo centravanti di stazza, capace di mettere la firma su 8 dei 50 gol realizzati dalla corazzata amaranto (più del Livorno, in tutti i gironi della Serie D hanno segnato solo Bra, 57, e NovaRomentin, 54), quanto piuttosto per quel “pericolo” giallo che ancora si porta dietro ormai da quasi un mese. Con la Fezzanese, per esempio, subentrò nella ripresa: questione di calcoli che non possono non essere fatti, anche alla luce del calendario che nelle prossime tre settimane potrebbe vedere la squadra labronica mettere il sigillo definitivo sulla promozione.
Il calcio è sempre stato nel suo dna, fin da bimbetto. Talmente tanta era la passione, che i suoi genitori lo iscrissero alla scuola calcio un anno prima del tempo: da lì, ha bruciato le tappe, arrivando fino al vivaio del Bologna e spingendosi a sognare di calcare un campo di Serie A.
È ripartito da Livorno, accettando di scendere di categoria, un anno fa e da qui, ha costruito la sua rinascita, l’ennesima. Ha tratto ispirazione da Mario Mandzukic, lottando come il croato su ogni pallone e mettendosi a disposizione dei compagni, facendo sue queste qualità: il fiuto per il gol, fatto in ogni modo - di sinistro, il suo piede, di testa o anche calciando da lontano, sfruttando la potenza fisica - lo ha sempre avuto, anche nei momenti di difficoltà. Con questa maglia ha ritrovato il suo punto d’equilibrio perfetto. Intanto, insegue Dionisi, capocannoniere della squadra con 10 reti all’attivo, e non aspetta altro se non levare il freno. Magari proprio sotto gli occhi di un campione del mondo ed ex capitano della Roma, quel De Rossi diventato da poco presidente dell’Ostiamare, c’è persino un stimolo in più. Se per Dionisi sarà una sorta di doppio derby, anche alla luce delle sconfitte subìte ai tempi del Frosinone contro la Roma dell’allora “capitan futuro”, per Rossetti c’è in ballo qualcosa in più, a cominciare dalla voglia di mettere i panni del trascinatore, per mole di gioco macinata e per capacità di portarsi a giro le difese avversarie.
All’andata si inventò l’assist per il momentaneo 1-0 di Marinari, ora la missione è metterci il sigillo, frenando l’ascesa della squadra avversaria, reduce da due vittorie consecutive, contro Poggibonsi e Terranuova Traiana e con un ritrovato entusiasmo figlio anche dei rinforzi arrivati dal mercato. Rossetti è pronto davvero a fare gli straordinari, specie domani, quando la colonia di tifosi amaranto sarà costretta a guardare la partita in tv per via dello stop imposto dall’osservatorio sulle manifestazioni sportive. Nessun problema di ordine pubblico, quanto di capienza ridotta dell’impianto. «È stato facile scegliere il Livorno: per questo club parla la storia» ha sempre ripetuto: adesso tocca a lui accendere la passione. Basta un saluto, quello del capitano con cui festeggia ogni gol.