Livorno, Bellazzini e i quattro schiaffi del suo Ghiviborgo: «Toccafondi, il mio addio e il futuro amaranto»
L’analisi del fantasista ex amaranto, ora sulla panchina dei lucchesi: «Indiani ha una formazione top, meglio del Siena»
LIVORNO. Due partite a Livorno in quattro giorni. Per Tommaso Bellazzini, tecnico del Ghiviborgo ed ex amaranto nell’anno della ripartenza dall’Eccellenza con Toccafondi, questo inizio di settimana è carico di significati. Sicuramente è stato il lunedì – quello del 4 novembre – più bello da quanto ha intrapreso la carriera di allenatore, proprio a luglio scorso, quando il club di Remaschi gli ha dato fiducia, affidandogli le chiavi di una squadra giovane, sbarazzina e intraprendente. Il 4-1 dell’Ardenza si può leggere con diverse sfaccettature. Ma l’ex centrocampista amaranto, nel dopo partita ha analizzato con equilibrio la vittoria della sua squadra. «Conquistare un successo del genere a Livorno è stata un’impresa straordinaria. Un risultato epocale, che resterà nella storia del Ghiviborgo». Una partita preparata molto bene, in cui i colchoneros hanno rischiato tanto, sapendo sfruttare al massimo le situazioni favorevoli.
(Crollo Livorno: niente processi, ma… – Il commento di Alessandro Bernini)
Bellazzini, facile immaginare la grande gioia per la vittoria a Livorno.
«Sapevamo di giocare in casa della squadra più forte del campionato, come uomini e come organizzazione. Dovevamo fare la partita perfetta e avere fortuna. La prestazione non è stata perfetta, perché abbiamo concesso tantissimo. Un pizzico di fortuna invece l’abbiamo avuta. Senza quella non si esce dall’Ardenza con un 4-1. Comunque, creare tante palle gol come abbiamo fatto noi a Livorno non è facile. La gara è andata come volevamo. Siamo stati pronti e in grado di accettare i duelli e l’uno contro uno, con coraggio».
Una parentesi sua esperienza a Livorno: quella amaranto, è stata l’ultima maglia che ha indossato da calciatore, con cui ha chiuso una lunga e importante carriera con oltre 300 presenze totali nei professionisti, di cui 120 in Serie B.
«Fu un anno difficile e molto particolare. Non solo per me, ma per la squadra e per la società. Ripartire non è mai facile, soprattutto in una piazza importante come Livorno. Quell’anno ci furono delle dinamiche veramente pesanti, come la vicenda di Tau-Figline. Poi, nei dilettanti se non giochi per la squadra tutto diventa più complicato, infatti la stagione non finì bene. Si diceva che io non stessi bene fisicamente, ma in realtà non era così».
Perché se n’è andato prima della finale di Pomezia?
«Avevo capito di non essere più in grado di reggere certe situazioni. Ho sofferto molto a livello personale e ho deciso di fare un passo indietro. Ma non è stata una decisione a cuor leggero. Tanto che quella contro la Maccarese in semifinale è stata non solo la mia ultima partita col Livorno, ma l’ultima della mia intera carriera».
Cosa è accaduto dopo?
«Sono stato un anno e mezzo fermo, per riflettere e capire quello che volevo fare da grande. Il mondo del calcio è complicato. Oggi sono contento di avere scelto il Ghiviborgo».
Con la società della Valle del Serchio, Bellazzini lei ha passato un anno come vice di Nico Lelli per poi prendere pieno possesso della panchina. Proseguendo con l’idea di calcio propositivo e coraggioso del suo predecessore. Al momento con grande profitto.
«Guardiamo gara dopo gara. Sembra una frase fatta e non mi piace abusarne, ma davvero. Non possiamo permetterci di pensare in altro modo».
Mercoledì 6 novembre (in Coppa, ndr) altra gara all’Ardenza, si aspetta un Livorno diverso?
«Non più di tanto. Indiani ha dato un’impronta ben precisa alla squadra e non credo che la snaturerà dopo la prima sconfitta. Gli amaranto hanno una rosa molto ampia. Anche se cambieranno qualche interprete, ci aspettiamo una squadra ugualmente forte. Noi qualcosa cambieremo, perché domenica è stata una gara molto dispendiosa e dobbiamo pensare principalmente al campionato. Ovviamente però, verremo per giocarcela».
Sulla lotta al vertice, cosa pensa?
«Il Livorno ha qualcosa in più di tutte le altre, Siena compreso. Sono due squadre che giocano in maniera molto diversa».
E il suo Ghiviborgo?
«Pensiamo alla salvezza. Anche se è un momento positivo per noi, non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo. Una volta conquistata quella guarderemo quante giornate mancheranno alla fine».