Che bravo Bellini, il nuovo Grauso: «Un onore la maglia del Livorno»
Motorino inesauribile, sempre tra i migliori. «Con questi tifosi è tutto magico»
LIVORNO. Tre partite di campionato e tre volte tra i migliori in campo. Il rigore procuratore a Poggibonsi, la partita a tuttotondo col Grosseto e il gol, come ciliegina sulla torta, contro il Mobilieri Ponsacco. L’inizio di stagione di Filippo Bellini è stato sontuoso e per le sue caratteristiche, in cui spiccano generosità e voglia di sacrificarsi per la squadra, è già un beniamino della tifoseria. A Livorno, disse Osvaldo Jaconi, non si vogliono campioni, ma uomini veri, disposti ad amare una causa. E Bellini ne è l’esempio perfetto per il presente. «Non mi aspettavo un inizio così – esordisce il centrocampista classe 1998 -. Dal ritiro ho sempre avuto belle sensazioni, perché mi sono accorto che la squadra era forte e questo rende tutto più facile, ma un impatto così mi ha sorpreso».
Con le sue qualità è perfetto per questa piazza.
«Me l’avevano detto alcuni ex compagni di squadra di Livorno quando ho firmato. Ho delle caratteristiche da incontrista, di uno sempre pronto alla battaglia e qui sono apprezzate più che mai. In più il mister esalta questo mio dna».
Ecco, come ha scelto Livorno?
«L’ho scelta in dieci minuti. Il tempo di ricevere la chiamata del direttore sportivo Pinzani ed ero già in sede per firmare. Da toscano ho sempre seguito il Livorno e conosco bene la sua storia, una piazza così non potevo farmela scappare».
In tanti l’hanno già paragonata a un ex giocatore del Livorno negli anni d’oro come Claudio Grauso. Lei ha un giocatore di riferimento?
«Intanto sono onorato del paragone, perché non ho mai visto giocare Grauso ma so della sua carriera tra Serie A e Serie B e anche solo esserci accostato lontanamente mi fa veramente piacere. Guardo tante partite, non ho un idolo particolare, però un giocatore che guardo spesso è Barella».
Cosa le ha detto questo inizio di campionato? Tre partite toste e sette punti.
«Vero. Avevamo avversari di ottimo livello. Il Poggibonsi è una squadra che conosce la categoria alla perfezione, il Grosseto una formazione costruita per vincere e Ponsacco dopo essere andati sotto era difficile. Abbiamo dimostrato carattere, perché una volta in svantaggio contro una squadra spigolosa, in un campo del genere. E’ stata una vittoria veramente importante perché siamo andati oltre i valori tecnici».
Ma qual è il segreto di questo Livorno?
«Siamo davvero un bel gruppo. Non lo dico per dire, è un aspetto chiave. È il settimo anno che gioco a livello senior e trovare un gruppo così è una rarità. I vari Luci, Fancelli, Frati che sono rimasti dallo scorso anno sono stati eccellenti nell’amalgamare la squadra man mano che arrivavano i nuovi. C’è grande coesione, abbiamo tutti l’obiettivo di riportare il Livorno dove merita di stare».
Dove invece può migliorare il Livorno?
«Nella consapevolezza di essere una squadra veramente forte. Perché lo siamo, ma ancora probabilmente non ne siamo consci del tutto. E poi dobbiamo approcciare meglio la partita. In tre occasioni su quattro siamo andati sotto subendo gol nei primi venti minuti. Una cosa che dobbiamo evitare».
Dopo tre successi in trasferta, ora la tifoseria aspetta la prima vittoria in casa.
«Intanto voglio ringraziare i tifosi perché sono qualcosa di unico. Un sostegno del genere ci spinge a dare il 200% ogni partita. Contro il Grosseto alla fine è stata come una vittoria per lo svolgimento della partita, ma il fatto di non aver conquistato i tre punti davanti a cinquemila persone ci è rimasto comunque di traverso. Non vediamo l’ora di riprovarci domenica».