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Calcio: Serie D

Ci mette la faccia Igor Protti. «Livorno? Momento difficile ma non si molla»

di Alessandro Lazzerini
Igor Protti
Igor Protti

Il direttore generale, intervenuto in conferenza stampa per cercare di dare una spiegazione a questa stagione fin qui deludente degli amaranto: «Società che lavora, il tempo ci darà ragione»

20 dicembre 2022
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LIVORNO.  Il momento del Livorno, sesto in classifica a -11 dalla vetta, è senza dubbio difficile. Il primo a riconoscerlo è Igor Protti, direttore generale, intervenuto in conferenza stampa proprio per cercare di dare una spiegazione a questa stagione fin qui deludente degli amaranto. «Il momento è sicuramente complicato e infatti sono qua a metterci la faccia – esordisce il Signore delle Reti -. Dopo la partita di Orvieto non ho detto niente, perché il risultato diceva già abbastanza. I ragazzi erano consapevoli di non aver offerto una prestazione all’altezza ed è difficile capire quello che possa essere adesso il reale valore della rosa anche visti i cambiamenti del mercato invernale. Di sicuro il rendimento non è soddisfacente».

Direttore, alcuni si aspettavano prima un suo intervento.

«Sono tornato a Livorno nel 2016 dopo una retrocessione. Da lì abbiamo fatto i quarti di finale playoff in C, poi abbiamo vinto il campionato dopo. L’anno successivo c’è stata una salvezza in B miracolosa. Negli anni successivi, quando non c’ero, ci sono state due retrocessioni. Protti parla poco, ma fa i fatti e a chi mi attacca dico che si sciacqui la bocca».

Ad inizio stagione si puntava alla vittoria del campionato, ma la squadra è sesta. Che problemi ci sono stati?

«Parlare oggi di giocare per il primo posto vorrebbe dire prendere in giro i tifosi. In questo momento dobbiamo trovare una nostra strada e un’identità dando sempre il massimo. I più bravi sono quelli che sbagliano meno e sicuramente degli errori li abbiamo fatti».

Ad esempio sul mercato, vista la rivoluzione.

«In estate abbiamo avuto una sessione particolare. Fino a metà agosto eravamo in Eccellenza e c’è stato un certo tipo di mercato, che poi è cambiato dopo la promozione in Serie D. Di sicuro ci sono stati alcuni sbagli, ma la rivoluzione va vista come un tentativo per provare a fare meglio. Il calcio non è matematica, ma credo nel lavoro e sono sicuro che il tempo ci darà ragione».

Alla squadra che messaggio manda?

«Non è semplice mandare un messaggio univoco visto che ci sono ragazzi giovani e giocatori con centinaia di presenze nei professionisti. Dico che ci sono dei problemi evidenti, ma anche dei margini di miglioramento e su quello dobbiamo lavorare duramente per crescere. Ogni giorno sono agli allenamenti e vi assicuro che i ragazzi si allenano bene. Il nostro obiettivo deve essere metterli nelle migliori condizioni possibili per fare bene. Ma da loro pretendo che vadano oltre i propri limiti. Se i valori sono da sesto posto, dobbiamo arrivare quinti».

Qual è il problema più grande di questa squadra?

«Non riusciamo a dare continuità all’interno della partita. L’unica in cui lo abbiamo fatto è quella persa contro la Sangiovannese, poi nelle altre abbiamo preso il pallino del gioco in mano solo a sprazzi. Difficilmente diamo la sensazione di fare gol e di dominare la partita».

Le premesse erano quelle di vincere il campionato, ora lei dice che non ha quasi mai visto la squadra dominare le partite. C’è un bel divario tra queste due cose.

«Certo. Per quello che ho visto però non ci sono neanche squadre che ci hanno messo sotto per tutta la partita. Dico che per valori ci siamo in questo campionato, ma ci deve essere più personalità. Dobbiamo riuscire a crescere».

Della personalità ne parlavamo anche lo scorso anno, un problema mai risolto in pratica.

«Abbiamo giocatori con le spalle larghe e dobbiamo scovare la chiave migliore per risolvere questo aspetto. Secondo me sta nel trovare l’equilibrio in gruppo disomogeneo per età come vi ho spiegato prima».

Un problema dello scorso anno era il campo di allenamento, alla fine lo stesso di quest’anno: il sintetico del Magnozzi.

«Abbiamo cercato varie soluzioni, ma non ce ne sono. Questa è l’unica che abbiamo. Quello del campo sportivo è un problema che il Livorno ha dal 1985 quando sono arrivato e che per il bene del Livorno andrà risolto per un futuro migliore. Nel presente non voglio che sia un alibi. Anche allenarsi la mattina è desueto, ma sono difficoltà con cui dobbiamo convivere e superare. A Messina ci allenavamo nel ghiaino».

Dove può arrivare il Livorno?

«È difficile da dire adesso. Ora c’è solo da mettere in campo intensità e agonismo, per combattere in ogni sfida. Rimboccarsi le maniche e lavorare duramente. Finché ci sarà la matematica dovremo mettere in campo tutto per risalire e se la matematica ci condannerà, a quel punto dovremo fare lo stesso per rispettare la maglia che indossiamo e la nostra tifoseria».

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