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La tragedia

Livorno e l’addio commosso al professor Sartor: «Ha dedicato la vita ai suoi studenti»

di Claudia Guarino
Massimiliano Sartor (nella foto concessa dalla famiglia) e il luogo dell’incidente (foto Stick)
Massimiliano Sartor (nella foto concessa dalla famiglia) e il luogo dell’incidente (foto Stick)

Il docente stava tornando a casa dopo un corso a Pisa. La compagna: «I ragazzi per lui erano gioia»

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LIVORNO. Le parole si susseguono lentamente, nel dolore dell’assenza. La mente va di poco indietro nel tempo. Alle lezioni della scorsa settimana appena concluse e alle chiacchierate nelle ore libere. Alle cene con gli studenti e a quegli arrivederci che sono diventati addii. Massimiliano Sartor domenica mattina (13 aprile) stava tornando a casa in moto dopo aver partecipato al corso del Tfa, quello per specializzarsi e, così facendo, diventare anche insegnante di sostegno. Rientrava da Livorno dopo essere stato a Pisa. Poi, intorno alle 11, il terribile schianto in via Leonardo Da Vinci. «Massimiliano era una persona eccezionale, rara». Il professor Giorgio Meini lo conosceva bene. Ha condiviso tanto con lui. Lezioni, libri, esperienze. «Era più di un collega. Era un amico. Era uno della famiglia».

Il rapporto coi ragazzi

Sartor da anni insegnava informatica all’Itis Galilei. Scrittore di libri tematici destinati alla formazione, era un docente amato sia dai colleghi che dai suoi tanti studenti. «Massimiliano viveva per i ragazzi – racconta la compagna, docente di matematica al liceo Cecioni –. Ha dato loro tutta la sua vita. La scuola era la sua gioia». E con i suoi studenti il professor Sartor rimaneva in contatto anche dopo il ciclo di studi. Spesso organizzava delle cene di saluto a casa sua e l’avrebbe fatto anche quest’anno. «Il suo rapporto con i ragazzi era eccezionale», dice Meini.

Il corso

Sartor del resto amava profondamente il suo lavoro, tanto che aveva intenzione di fare un passo ulteriore. «Ultimamente – racconta Meini – stava frequentando un corso di specializzazione per insegnanti di sostegno. Cosa che, aggiunta all’insegnamento, aveva determinato un accumulo di lavoro e stress importante». Ed era da qui che, appunto, stava tornando domenica mattina, prima di impattare contro le auto in via Leonardo Da Vinci.

«Ci mancherà»

«Ci mancherà come collega e soprattutto come persona – è uno dei messaggi di cordoglio scritti da chi lo conosceva bene – per ciò che era e per tutto quello che ha saputo dare». Perché, come dice la compagna, «era un uomo accogliente e intelligente. Era auto ironico, simpatico e disponibile». «Sono orgoglioso – aggiunge il collega e amico Meini – di essere stato suo amico».

«Ha dato tanto»

E in ricordo del professor Massimiliano Sartor ieri, lunedì 14 aprile, all’Itis Galilei è stato organizzato un minuto di silenzio racchiuso in due suoni di sirena. Questo perché, si legge in una circolare, «ha fatto parte della nostra comunità scolastica interpretando il ruolo di docente con passione, impegno e umanità. Per molti studenti è stato un punto di riferimento. Per i colleghi è stato una presenza sincera e disponibile». Per tutti, d’altra parte, era Massimiliano, «un uomo – dice la compagna – che è stato capace di dare tanto a ciascuno di noi».

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