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L’analisi

Pisa ponte toscano sul Mediterraneo e Livorno resta ai margini del progetto

di Maurizio Bettini (*)
Pisa ponte toscano sul Mediterraneo e Livorno resta ai margini del progetto

Nonostante il Lem, il Cibm, la Biennale del Mare, la Regione darà i soldi ad altri

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È di pochi giorni fa la notizia che Pisa e la Toscana si candidano a diventare sempre più un punto di riferimento per l’innovazione nel Mediterraneo.

A tal scopo, c’è stato un finanziamento da 150mila euro da parte del Consiglio regionale e uno da 500mila euro che la Giunta Regionale ha inserito a bilancio alla fine del 2024. Si intende così dare forma al progetto “Toscana nel Mediterraneo”, un’iniziativa volta a favorire lo scambio istituzionale, economico e culturale tra le regioni che si affacciano sul mare e a potenziare il ruolo della Toscana come uno dei principali hub della innovazione.

Per il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo «questo progetto rappresenta una straordinaria opportunità per la nostra regione e per la costa toscana. Vogliamo costruire ponti tra le realtà del Mediterraneo, promuovendo l’attrazione e l’accelerazione di start up innovative. Pisa è stata grande nella sua storia quando ha saputo aprirsi al mondo e oggi, con le sue eccellenze universitarie e la sua vocazione tecnologica, può tornare ad essere il cuore pulsante dell’innovazione in tutto il Mediterraneo». A Pisa sarà infatti la sede del progetto grazie alla riconversione dei locali del Museo del Calcolo.

La notizia è certamente positiva quando leggo che la Toscana, nota ovunque per le sue bellezze artistiche, culturali, paesaggistiche ed enogastronomiche, vuole trovare spazi nel mondo della ricerca tecnologica e della innovazione a livello globale finanziando eventi finalizzati al confronto tra istituzioni, imprese e giovani talenti e organizzando attività di attrazione e networking tra le migliori realtà emergenti.

A fronte, quindi, di una positiva contentezza per la funzione che la regione si va ritagliando, resta in bocca un gusto amaro per il ruolo più che marginale di Livorno.

Si parla di costa, ma, come in una triste sineddoche, questo tutto è rappresentato solo da una parte: Pisa.

Si parla di gettare ponti nel Mediterraneo, ma pare difficilissimo collaborare tra due grandi città distanti appena 25 km. Divise da un mare che sembra impossibile da abbracciare.

Eppure Livorno vanta delle eccellenze industriali, nei settori hi-tech, che sono invidiate nel mondo. Eppure si è parlato per decenni di area vasta. Eppure Livorno aveva creato in grande anticipo istituzioni, penso alla fondazione Livorno Euro Mediterranea (LEM), proiettate a costruire proprio quei ponti culturali, istituzionali ed economici nel Mediterraneo ed aveva affidato al suo porto il compito precipuo di realizzarli. Penso al Polo e alla Facoltà di Logistica una delle più importanti in Italia. Penso al centro di ricerca in biologia marina che opera, questo sì da anni, in un contesto mediterraneo.

Penso a due sindaci del passato – Gianfranco Lamberti (LEM), Alessandro Cosimi (Facoltà di Logisitica e Cibm) – e all’attuale Luca Salvetti (Biennale del Mare, che per me è la vera grande novità di questa amministrazione) che hanno fatto del mare il filo rosso del loro governare.

Nondimeno ho come la sensazione che da molti anni Livorno stia perdendo terreno. Prima di tutto culturale e poi politico.

Culturale, sì certo! Chi ricorda oggi il grande convegno internazionale del 2006 “Livorno mediterranea”?. E i 15 giorni di eventi con gli ambasciatori e/o consoli di Spagna, Francia, Grecia durante una stagione tematica di Effetto Venezia? E questa è politica.

Tuttavia la perdita di centri direzionali, l’assenza di personalità politiche cittadine negli organi di governo regionale e parlamentare nazionale, l’investimento di risorse strategiche nella sanità e nei trasporti (alta velocità) verso la costa, ma in maniera se non penalizzante sicuramente “affaticata” per Livorno, la lentezza nello sviluppare investimenti fondamentali nel porto e soprattutto nella logistica commerciale ferroviaria danno il senso concreto di una spinta della nostra città verso il confine politico esterno.

Cosa è accaduto perché ciò avvenisse e quanto è dipeso da noi?

Sarebbe antistorico, chiedere il primato di una città sull’altra. È collaborazione quello che si vorrebbe. Ma – al contrario – sembra tornare la Toscana dei particolarismi, delle divisioni, dei grandi centri attrattori.

La recente discussione sul cambio della legge elettorale per riequilibrare il centro e la costa è solo una parte del problema, se la costa è così divisa e poco consapevole di se stessa.


* storico

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