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Guerra dei cantieri in porto, aziende a raccolta. Il prefetto: «No a terreni di scontro»

di Flavio Lombardi
Guerra dei cantieri in porto, aziende a raccolta. Il prefetto: «No a terreni di scontro»

Si cerca un accordo tra le imprese, tra le ipotesi Montano a Piombino

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LIVORNO. «Chi ha vinto, ha diritto a gestire quelle aree, e l’Autorità ha diritto di chiedere al vincitore di mettere in piedi il piano di impresa in coerenza con gli investimenti previsti. Chi ha perso, non necessariamente deve abbandonare il settore nel quale si è contraddistinto per decenni. Con più buonsenso, oggi sarebbe stato tutto più facile. Ma la prossima settimana avrò un incontro con Lorenzoni per capire meglio e per non rischiare i problemi di oggi, quando arriveremo a scadenza della sua concessione a giugno 26. Sono moderatamente ottimista. Sugli altri, attualmente potrebbe essere forse ben accolta la possibilità di una delocalizzazione sul porto di Piombino (non lo dice, ma appare chiaro un riferimento ai cantieri Montano)». Lo ha detto il segretario generale dell’Authority Matteo Paroli, intervenendo ieri al tavolo convocato dal prefetto sulla guerra dei cantieri in porto.

Non meno complicata la situazione dei cantieri Romoli che potrebbero però sopravvivere, spostandosi sui mille metri con affaccio a banchina, nell’area dove c’era la ex cementeria Atlas. Una zona sotto la giurisdizione della Autorità di Sistema, utilizzata per ormeggio di barche sequestrate e mezze affondate, facilmente riconvertibile.

A palazzo di Governo il tavolo ha permesso un confronto dopo gli ultimi segnali di preoccupazione per gli attriti in seguito all’esito del bando che ha visto premiate le intenzioni della Ati composta da Gestione Bacini-Fratelli Neri che, oltre a vedere confermate le proprie concessioni, dal 1° ottobre 2024 sarebbe dovuta diventare assegnataria legittima anche per le concessioni che per decenni hanno segnato la storia della cantieristica livornese, come quelle Montano e Romoli. Un bando temporaneo, tuttavia, tenendo conto che per giugno 2026 va a scadenza anche la concessione dell’area Lorenzoni e dovrà essere confezionato un nuovo bando che comprenda, finalmente, gli interi, seppur pochi, 50mila metri quadrati di piazzali e capannoni con affaccio anche a banchina. Limitati gli spazi disponibili in porto per questo tipo di attività, che in questo momento significa un movimento di costruzione, riparazione e refitting che da solo, in Italia, offre una percentuale del 50 per cento sul totale mondiale. Il motivo della riorganizzazione, necessaria per raggiungere il massimo potenziale possibile, è stato alla fine l’elemento scatenante di quella che poi è diventata la “guerra dei cantieri”.

Il prefetto ha evidenziato che «il porto di Livorno è un asset strategico per l’economia locale e nazionale. La crescita delle imprese della nautica, così come di tutte le realtà portuali, deve avvenire in un quadro di sviluppo sostenibile, equilibrato e rispettoso delle esigenze di tutti gli attori coinvolti – sottolinea Dionisi – . Dobbiamo garantire che il settore nautico non diventi terreno di scontro tra interessi particolari, ma piuttosto un motore di sviluppo diversificato, in cui possano operare imprese di diversa natura, con opportunità per tutti. Compito nostro, assicurarci che la crescita di questo settore avvenga in un quadro normativo chiaro, con controlli adeguati e con il coinvolgimento attivo delle parti sociali, costruendo un piano di sviluppo equo, in cui sia tutelato l’interesse collettivo».

Poi parla Piero Neri, doppiamente coinvolto, come presidente di Confindustria e come socio della Ati che dovrebbe diventare operativa ma che ancora ha le mani legate. «Come Confindustria, abbiamo accolto con favore l’iniziativa dell’Autorità di sistema portuale di cercare di dare impulso a questa piccola area di porto storicamente occupata da imprese che da decenni svolgono la loro attività dedite al servizio di manutenzione navale, prospettando una utilizzazione più produttiva in termini occupazionali – sottolinea – . Adesso però, mi tolgo il cappello istituzionale e faccio le mie considerazioni come Fratelli Neri, impresa che ha partecipato al bando, vincendolo assieme a Gestione Bacini. C’è in ballo un salto di qualità e occorrerebbe arrivare a traguardare questo processo che fino ad ora non ha potuto fare progressi. Uno degli obblighi di cui ci siamo fatti carico, è assumersi l’onere dell’assunzione della manodopera già esistente, evitando un problema sociale. Aspettiamo solo che le aree siano messe nella nostra disponibilità». 
 

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