Il Tirreno

Livorno

La sorpresa

Livorno, a Villa Rodocanacchi dopo 40 anni rispunta il lago e si torna subito nella Belle Époque

di Francesca Bandinelli

	Il laghetto dopo le piogge di questi giorni, in alto il laghetto vuoto e in basso una foto d'epoca
Il laghetto dopo le piogge di questi giorni, in alto il laghetto vuoto e in basso una foto d'epoca

La pioggia ha riempito il bacino artificiale della dimora di Monterotondo. Non era mai accaduto. Il presidente di Reset: «Un’emozione fortissima»

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LIVORNO. L’emozione era già stata tanta quando, i primi di febbraio, nel parco delle meraviglie di Villa Rodocanacchi, in località Monterotondo, a Livorno, quasi per caso, è stata riportata alla luce una fontana completamente interrata, spuntata un mattoncino dietro l’altro, nella parte di giardino con cedri del Libano e palme. Ma ieri, quando Giuseppe Pera, presidente di Reset, associazione di volontariato nata con lo scopo di promuovere cultura, ciclabilità e mobilità sostenibile, è arrivato ai bordi dell’area dove una volta sorgeva il laghetto con tanto di isola al centro, ha trovato la sorpresa più grande. «È stato come tornare indietro nel tempo, agli anni della Bella Époque», racconta. Mancava solo la barchetta al centro, quella a bordo della quale il conte Rodocanacchi saliva dagli imbarcaderi e si godeva quello spettacolo, remando su e giù. Era almeno da una quarantina d’anni che non succedeva una cosa simile: la ricostruzione dell’isolotto, la ripulitura dei canali portata avanti dalla nostra associazione e l’acqua piovana ci hanno fatto tuffare in un sogno ad occhi aperti. Durerà poco, il tempo necessario a che il terreno riassorba l’acqua, ma l’emozione provata resterà per sempre». È stata immortalata anche da Irene Rossini e Carlotta Li Puma, le pilote del drone che hanno cristallizzato la scena dall’alto.

Quale spettacolo si è ritrovato davanti agli occhi?

«È stata una sorpresa incredibile. La pioggia spesso distrugge, ma stavolta no: ha costruito qualcosa di meraviglioso che qui non si vedeva da tantissimi anni. Per un attimo, è stato come tornare nel XIX secolo, quando il conte Rodocanacchi prendeva la sua imbarcazione osservava le meraviglie della Villa attorno da un punto di vista privilegiato. La soddisfazione è stata tanta anche perché questo è stato possibile grazie al lavoro di ripulitura dei canali fatto in questi anni che, di fatto, ha permesso di rimettere in funzione naturalmente quel reticolo idraulico che ha dimostrato di funzionare ancora oggi alla perfezione. Lo scorso febbraio si era potuto immaginare qualcosa, ma stamattina (ieri, ndr) c’era più di un metro e mezzo d’acqua dentro il laghetto».

Non troppo tempo fa avete terminato il lavoro di ricostruzione dell’isoletta, poi vi siete occupati di risistemare l’opera idraulica fatta di stanze, gallerie comandate da paratoie, guide che servivano a “chiudere” l’acqua fino ad arrivare al Botro del Mulino.

«L’opera che fu creata in quegli anni era all’avanguardia. Una prima galleria permetteva di prendere l’acqua da sotto alla villa e portarla attraverso un invaso di servizio. Da qui, nasce una galleria di 126 metri interamente gestita da paratie che permettevano di far arrivare l’acqua pulita al laghetto. Di contro, erano state progettate anche altre due gallerie per restituire il liquido al Botro. Abbiamo riportato alla luce tutto questo, senza risparmiarci nel lavoro e mossi sempre da un enorme entusiasmo»

Villa Rodocanacchi, da sempre riferimento dei livornesi, dunque si arricchisce di una pagina di storia in più.

«Avevamo già risistemato la scala d’accesso all’isolotto del lago, l’abbiamo mostrata in occasione dell’ultima apertura, ma adesso queste immagini possono far fare un viaggio nel tempo a chiunque lo voglia. Basta prendere le istantanee dell’epoca per vedere che l’effetto creato dal maltempo è esattamente lo stesso, per quanto destinato a durare poco. Non troppi giorni fa, in occasione dell’ultima visita organizzata, l’8 marzo, sono state 400 le persone che hanno potuto vedere la Villa risistemata. E l’emozione di ciascuno, di chi ha preso parte alla camminata e di chi, invece, ha guardato le foto postate sulla nostra pagina social, è stata tanta: diversi ci hanno lasciato un feedback di ringraziamento».

In qualità di presidente di Reset, associazione di volontariato senza scopo di lucro, che cosa ha provato quando ha scoperto quello che la natura ha voluto mostrare?

«Un mix di emozione, gioia e anche curiosità finalmente soddisfatta. Avrei voluto avere una barchetta per remare anche io in mezzo al laghetto. Le prese d’acqua dentro al Mulino funzionano ancora perfettamente, le abbiamo soltanto riportate a vivere di nuovo e così tutti i canali e canalini di cui abbiamo curato il ripristino. Noi umani abbiamo ripulito l’area, un’oasi di 11 ettari, la natura invece ha fatto il suo corso regalandoci una sorpresa inaspettata».

In passato, si erano viste soltanto delle “pozzanghere” un po’ più estese, è così?
«Sì, niente di paragonabile a quanto apprezzato in queste ore. Questo tesoro affonda le sue radici nel 1735: allora era di proprietà della famiglia Sceriman, ricchi mercanti persiani. Poi nel 1834 è passata ai Rodocanacchi. Questo era un centro mondano di riferimento, famosa e frequentato da letterati inglesi e facoltosi mercanti greci».

Tre le scoperte portate alla luce negli anni passati c’è stata anche quella del pozzo-cisterna profondo 6,5 metri con 1,5 metri di acqua. Probabilmente quell’edificio nel bosco della villa, con le sue vasche di marmo all’interno, era la centrale elettrica che alimentava la struttura, rendendola indipendente. Quando il tutto venne alla luce, il presidente di Reset Pera ci disse: «Qui un tempo si produceva energia: si vedono le basi di attrezzature meccaniche e all’esterno abbiamo trovato anche un palo elettrico, con isolatori per una media potenza, della Richard Ginori». L’emozione del momento si amplifica ripensando il percorso di Rinascimento costruito attorno a Villa Rodocanacchi insieme agli studenti di tante scuole superiori, ai detenuti della casa circondariale delle Sughere aderenti al progetto “Mi riscatto per il futuro” fino a quelle persone che devono svolgere lavori di pubblica utilità e facenti parte di percorsi di inserimento socio-lavorativo con il Serd. Basta guardarsi un attimo intorno: dal pozzo alle voliere dei pavoni riportate alla luce, dal mulino fino ai reperti archeologici rinvenuti nel bosco. Ieri, c’è stato un tassello in più: quel laghetto tornato ad ospitare nel proprio alveo l’acqua, come negli del progresso e dei cambiamenti a livello sociale, architettonico e artistico. La Belle Époque, appunto.

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