Il Tirreno

Livorno

Il processo

Processo Denny Magina, Niko Casoli: «Avevo la droga e temevo l’arresto, ecco perché l’ho lasciato lì»

di Claudia Guarino
Denny Magina in una bella foto con la mamma Erika Terreni
Denny Magina in una bella foto con la mamma Erika Terreni

Il giovane livornese è stato citato dal pubblico ministero ed è comparso in tribunale come testimone: «Me ne sono andato, ma c’era l’ambulanza»

4 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. Entra in aula scortato dagli agenti della polizia penitenziaria. E dal brusio dei presenti. Si volta quasi subito verso Erika (che batte stizzita la mano sul tavolo) accennando un gesto di saluto non ricambiato. «Io e Denny eravamo molto amici – dice, chiamato a testimoniare dal pubblico ministero –. E quando l’ho visto a terra ho avuto paura. Avevo la droga in tasca e temevo che sarei stato arrestato. Per questo sono scappato». «Ma come? – incalza il presidente del tribunale – il suo amico d’infanzia era agonizzante e lei è fuggito? Nella memoria di Denny, la sollecito a pensare a cosa è successo quella sera». È stata un’udienza difficile, quella di ieri, per la famiglia Magina. Oltre a Niko Casoli sono stati sentiti i consulenti tecnici ed Elyes Ayari che, smentendo quasi tutte le sue precedenti deposizioni, adesso rischia un’accusa di falsa testimonianza.

Terza udienza

Quella di ieri è stata la terza udienza del processo che vede imputati Hamed Hamza e il connazionale Amine Ben Nossra, entrambi accusati dell’omicidio del 29enne livornese Denny Magina, morto nella notte tra il 21 e il 22 agosto 2022 dopo un volo dal quarto piano di un palazzo in via Giordano Bruno. Anche ieri, come sempre, in aula c’erano i genitori di Denny (Erika Terreni e Sky Magina) e un nutrito gruppo di amici, che da due anni e mezzo chiede giustizia per quanto accaduto alla Guglia. Ricordiamo che quando Denny Magina è volato dalla finestra in casa con lui c’erano i due imputati, la moglie di uno dei due e Niko Casoli, in un primo momento indagato ma nei cui confronti non ci sono poi stati elementi sufficienti per procedere. L’accusa – portata avanti dal pubblico ministero Giuseppe Rizzo dopo le indagini dei carabinieri di Livorno – si basa sulla tesi secondo cui, prima di volare giù, Denny sarebbe stato colpito da un pugno al volto che l’avrebbe sbilanciato facendolo, appunto, precipitare nel cortile interno del palazzo.

I periti

Questa ricostruzione si basa sulla presenza di una ferita presente sotto il labbro inferiore di Magina, che i medici legali considerano non compatibile con la caduta. Ed è ciò che Luigi Papi e David Forni hanno ribadito anche il 10 marzo di fronte alla Corte d’Assise presieduta da Luciano Costantini. «Quella lesione è incompatibile con l’impatto sull’asfalto – hanno detto –. E presumibilmente a causarla è stato uno strumento con uno spigolo sottile». Come un’arma da taglio o qualcosa di appuntito. Parallelamente, nel corso delle indagini è emerso che nella ferita sono stati trovati – l’ha detto in aula il perito incaricato delle analisi, l’ingegner Renzo Valentini – «frammenti di stagno, zinco, rame e platino». E presenza di platino è stata rilevata anche nell’anello col numero 13, quello nelle disponibilità di Hamed Hamza con cui, secondo i medici legali, «c’è una teorica compatibilità con la ferita avendo un bordo tagliente». Si tratta dell’anello che Barbara Luceri, avvocata di Hamza, ha fatto indossare in aula al suo assistito per mostrare che gli stava largo.

Altri teste

Dopo le testimonianze tecniche, a parlare è stato Elyes Ayari, attualmente in carcere a Prato per altro reato. Ayari non era in quella casa quando Denny è precipitato ma, a quanto sembra, era a casa di Casoli poche ore dopo il fatto. La sua è stata una testimonianza breve, considerando che ha detto di non ricordare quasi niente e che «avevo solo saputo che un ragazzo che utilizzava la droga era caduto dalla finestra». Il pubblico ministero gli ha fatto presente che nelle sue deposizioni aveva detto di aver avuto dei litigi con Hamza per dei debiti e che aveva comprato della droga da lui. Ayari ha però ha negato e a quel punto è stata disposta la trasmissione del verbale della testimonianza alla Procura per un’eventuale accusa di falsa testimonianza. Casoli qualcosa in più l’ha ricordata. «Quando Denny è caduto (dalla finestra della camera, ndr) io ero in cucina e vicino a me c’erano Hamza e Amine. Abbiamo sentito un grosso rumore, siamo andati a vedere ma non c’era nessuno. Allora ci siamo affacciati e abbiamo visto Denny giù. Poi sono sceso con Amine per vedere come stava. Era ancora vivo e ho detto alle due ragazze presenti di chiamare il 112. Poi sono tornato su e, quando sono sceso, c’erano ambulanza e carabinieri. Quindi me ne sono andato. Non mi ero mai trovato in una situazione del genere, avevo la droga in tasca e temevo di essere arrestato». Poi Casoli è stato congedato da Costantini dopo essere stato ripreso varie volte per un atteggiamento definito «strafottente». La Corte si è aggiornata.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

In evidenza
Economia

Dazi di Trump, è la Toscana la seconda regione d’Italia più esposta nell’agroalimentare: i nostri prodotti più a rischio

Sani e Belli