Magistrati e separazione delle carriere, i penalisti di Livorno: «L’indipendenza resta»
Gli avvocati labronici sulla riforma costituzionale: «Saremo comunque sempre al fianco dei magistrati di fronte alla battaglia per l’autonomia del pubblico ministero»
LIVORNO. «Testo alla mano, quale sarebbe la norma che prevederebbe la dipendenza di una parte della magistratura, quella requirente, da un altro potere dello Stato che è il potere esecutivo? Abbiamo posto questa domanda ai magistrati, ma non abbiamo ricevuto risposta. È giusto così perché la norma non c’è. Non esiste». È questa la posizione della Camera penale di Livorno sul dibattito riguardo alla riforma costituzionale della separazione delle carriere. In pratica oggi, secondo il nostro attuale ordinamento, non esiste alcuna differenza tra i giudici che accusano (pubblici ministeri) e quelli che giudicano con la possibilità per gli stessi magistrati di passare più volte dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti (e viceversa). La riforma costituzionale presentata dal governo impone, invece, di scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale. Ed è qui si levano gli scudi dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) che giovedì scorso hanno deciso di scioperare in segno di protesta. «Così – queste le motivazioni – la separazione delle carriere compromette l’indipendenza della magistratura». Ma la Camera penale labronica – rappresentata ieri dagli avvocati Vinicio Vannucci e Marco Talini – ha deciso di intervenire nel dibattito che si è accesso anche a Livorno.
«Saremo sempre al fianco dei magistrati di fronte alla battaglia per l’autonomia del pubblico ministero, lo siamo stati già anche in altre circostanze – proseguono i due legali – ma separare le carriere significa fare chiarezza, oltre che dare esecuzione a un principio costituzionale che è già inserito nell’articolo 111 della Costituzione e che aspetta soltanto di trovare la sua naturale conseguenza nella riforma dell’ordinamento giudiziario».
Poi l’affondo. «I magistrati utilizzano delle argomentazioni un po’ a ricatto, lasciatecelo pure dire – proseguono gli avvocati Vannucci e Talini – della serie: “Volete che la giustizia non sia più uguale per tutti? ” . Ma la giustizia già oggi presenta delle problematiche sotto il profilo dell’uguaglianza. Ma non solo oggi, anche l’altro ieri, 20 anni fa, e nessuno ha mai detto nulla. Quindi cambierà tutto con la separazione delle carriere? ».
«Noi siamo qui, non abbiamo coccarde tricolori, non sventoliamo la Costituzione. Invece i magistrati si sono appropriati, in quella manifestazione che hanno fatto in occasione dello sciopero, della coccarda e della Costituzione italiana come se loro fossero gli unici difensori, i titolari del diritto di difendere la Costituzione di fronte a quella che, per loro, ha il valore di un’aggressione da parte del Parlamento, quindi da chi è stato eletto dal popolo italiano – concludono i due penalisti – . Non ricordiamo, a nostra memoria, uno sciopero dei magistrati per carenza di personale al 38 per cento, per mancanza di strutture informatiche che ritardano la risposta al cittadino, per mesi se non per anni; ci poi sono parti offese che fanno le denunce e non ne sanno più niente. Tutti questi disagi che gli operatori del diritto conoscono benissimo: gli avvocati perché vanno a braccetto con il cittadino e i magistrati perché hanno il fascicolo sul tavolo. Eppure non abbiamo mai visto scioperare la magistratura per questi disagi che sono tanto gravi e tanto vecchi quanto il problema della separazione delle carriere. E questo ci spiace».