Cocaina, ketamina, fentanyl: è boom di droghe fra i giovani. L’analisi dell’esperto e il supporto del Serd
Livorno, Maurizio Varese (Asl): «Sempre più spesso utilizzano diverse sostanze contemporaneamente. Negli adolescenti il disagio è in aumento, così come i disturbi dell’ansia e dei toni dell’umore»
LIVORNO. «La diffusione della droga sul territorio è capillare soprattutto per quanto riguarda la cocaina, il cui uso sta aumentando in modo vertiginoso. In più, i giovani assumono tutta una serie di nuove droghe sintetiche che acquistano perlopiù sul web. Senza poi contare che l’età in cui entrano per la prima volta in contatto con queste sostanze, si parla di alcol e nicotina, si è abbassata, arrivando anche a 12-13 anni». Maurizio Varese è il responsabile dell’area Dipendenze dell’Asl Toscana nord ovest e racconta che quando arrivò al Serd, più di 30 anni fa, l’attenzione era rivolta ai tossicodipendenti da eroina. «Oggi, invece, abbiamo quadri misti: sempre più persone, specialmente ragazzi, che utilizzano contemporaneamente diverse sostanze psicoattive e che spesso presentano problematiche di tipo psichiatrico. Insomma, casi complicati da trattare», sottolinea Varese.
Dottore, parliamo dei giovani e giovanissimi: ne curate al Serd di Livorno?
«Guardi, in totale nel 2024 il Serd, diretto dalla dottoressa Lucia Mancino, ha preso in carico 1.092 tossicodipendenti, di cui 80 ragazzi tra i 15 e i 24 anni. Circa il 5 per cento, ma questa è soltanto la punta dell’iceberg. La nostra fascia più rappresentata rimane quella degli adulti (676 casi trattati al Serd nell’ultimo anno tra i 30 e i 49 anni, ndr), però negli ultimi tempi abbiamo assistito a sempre un maggior ingresso di ragazzi giovani e in genere sono quadri molto complicati da trattare. Infatti, mentre in passato avevamo sporadicamente ragazzi minorenni, oggi la fascia di giovanissimi che si rivolge a noi è ancora minoritaria, ma sta credendo di anno in anno. E molti impiegano anni prima di arrivare al Serd e quando chiedono aiuto sono già adulti».
Cosa sta succedendo ai giovani?
«Oggi fanno uso di una serie di nuove sostanze psicoattive. Sono così tante che noi neppure riusciamo a individuarle tutte quante negli esami di laboratorio».
Ci faccia degli esempi di droghe che invece conoscete.
«I giovani assumono ad esempio ketamina, un anestetico usato dai veterinari che causa effetti dissociativi, allucinazioni, distacco dalla realtà, stati di sedazione molto profondi. Si usano poi le droghe sintetiche, dalla cannabis sintetica su catinoni sintetici che sono un derivato del khat, una droga molto diffusa nel Corno d’Africa, considerata la cocaina dei poveri».
Dove le acquistano?
«Anche via internet, attraverso il dark web, e arrivano a casa come profumatori d’ambiente, sali da bagno e integratori vitaminici e spesso i genitori un po’ disattenti non se ne accorgono. Eppure sono sostanze estremamente pericolose».
Che dire invece dell’alcol?
«Si assiste sempre di più al fenomeno del “binge drinking”, letteralmente abbuffata di alcol, che vuol dire consumare cinque-sei unità di alcol (una birra, uno “shottino”, 125 millilitri di vino) in un paio di ore. Come prevenzione, ogni tanto organizziamo uscite serali nei luoghi di aggregazione giovanile. Allestiamo un gazebo e ci sono degli operatori di strada. È un progetto finanziato dalla Regione con le comunità del territorio».
Qual è il risultato?
«Siamo presi d’assalto. Stiamo lì la notte, per circa quattro ore, e l’aspetto positivo è che quando i ragazzi ci vedono si avvicinano e vengono a chiedere informazioni. C’è bisogno di conoscere da parte loro, di essere informati. Bisognerebbe che queste iniziative fossero presenti almeno una volta al mese in tutte le principali piazze delle nostre città».
Come funziona?
«Sottoponiamo i giovani all’alcol test elettronico che dà un risultato molto vicino a quello attendibile. Sempre grazie a questo progetto, acquisteremo dei test salivari a cui sottoporremo i giovani in forma del tutto anonima e riservata per consentire di testare nuove droghe, tra cui il pericolosissimo Fentanyl».
Che dire dell’età di assunzione delle droghe?
«Rispetto al passato, purtroppo assistiamo all’abbassamento dell’età di primo contatto con le droghe, si parla di 12-13 anni: avviene in genere sempre con alcol, nicotina e cannabis. E bisogna stare attenti quando si fa una distinzione tra droghe leggere e pesanti, che io non ho mai condiviso, perché tutti gli utenti che noi abbiamo al Serd e che fanno uso di droghe cosiddette pesanti hanno fatto uso delle cosiddette leggere».
Però non si può generalizzare.
«È chiaro che non tutti quelli che usano la nicotina e la cannabis passano alle altre sostanze, ma tutti quelli che ci sono passati ne hanno fatto uso in prima battuta. E ci sono degli studi che dimostrano che anche l’uso della nicotina in giovane età può fare da apripista per sostanze più pericolose. Per questo oggi invece di tabagismo parlo di nicotinismo».
Si spieghi meglio.
«Un tempo la nicotina la si assumeva fumando le sigarette tradizionali. Ora, invece, assistiamo a fenomeni diversi. Intanto ci sono le sigarette elettroniche che sono delle bombe di nicotina. In una usa e getta infatti, c’è l’equivalente di nicotina di un pacchetto di sigarette.
Questi strumenti che in teoria erano nati per far smettere le persone di fumare non hanno funzionato. E ci vorranno degli anni per capire i danni che possono provocare: non sono per nulla innocue, non hanno fatto smettere di fumare nessuno (o quasi) ma al contrario hanno avvicinato molti giovani alla nicotina e al fumo. È un messaggio ingannevole».
Perché i giovani sono così attratti dall’uso delle droghe?
«Il disagio è sempre maggiore così come le patologie psichiatriche, i disturbi del tono dell’umore, i disturbi d’ansia. E molto spesso per questi problemi si cerca una risposta veloce nelle droghe, ma è una risposta sbagliata che non fa altro che complicare il quadro».
Cosa possiamo fare per aiutare i nostri giovani?
«Da una parte reprimere la produzione e lo spaccio delle droghe, dall’altra serve più attenzione da parte delle famiglie e della scuola: bisognerebbe fare tutti un po’ più di attenzione e fare bene ciascuno il proprio lavoro».
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