Cellulare in classe? A Livorno si può. La preside Barone: «Vi spiego perché e come sarà usato»
L’istituto Vespucci-Colombo cambia le regole su richiesta dei ragazzi
LIVORNO. All’istituto Vespucci-Colombo di Livorno dal prossimo anno scolastico si potrà usare il cellulare in classe. «Sono gli studenti e le studentesse ad aver chiesto un nuovo regolamento di istituto, e tra le nuove regole ci sarà anche il possibile utilizzo del cellulare per la didattica». Lo annuncia la dirigente scolastica Francesca Maria Barone.
Non è la prima volta che l’istituto superiore diviso in tre sedi, con i suoi 1400 studenti, si pone come innovativo nel panorama scolastico regionale. Istituto tecnico economico, liceo artistico e professionale: nel settembre scorso, infatti, la scuola ha avviato un percorso che permette agli studenti di diplomarsi in 4 anni (Log4), aderendo alla sperimentazione ministeriale degli istituti tecnici e professionali. Una rivoluzione che ha l’obiettivo di indirizzare gli alunni verso il nuovo mondo degli istituti tecnologici superiori, senza comunque toglier loro la possibilità di accedere all’università. E guardando al mondo che si evolve, ora per la scuola è il momento di un altro scatto in avanti. Di fare di necessità virtù, di smettere di demonizzare l’uso che i ragazzi fanno del cellulare.
«La nostra è la scuola delle opportunità, al passo dei tempi e al ritmo di studenti e studentesse. I device sono degli strumenti, e come tale vanno considerati», le parole di Barone. «L’obiettivo è quello di una didattica che può avvalersi del cellulare come strumento. L’importante è che la lezione sia viva ed interessante, questo abbatte la distrazione. Bisogna cercare di convertire il problema in opportunità», continua la dirigente scolastica.
Non è una novità il fatto che nelle scuole il cellulare possa essere usato dai ragazzi. Ma è una novità che un istituto lo permetta. «L’attuale regolamento di istituto prevede che i telefoni debbano rimanere spenti dentro lo zaino. Ma ci sono delle metodologie didattiche che prevedono anche l’uso degli strumenti – va avanti – Si deve cercare di abituare i ragazzi all’uso consapevole dei cellulari». Saranno i docenti a scegliere se e come utilizzare gli smartphone, durante le loro lezioni. La certezza è che potranno decidere di autorizzarne l’uso agli studenti.
«Se l’insegnante ritiene che sia utile per fare lezioni, o se uno studente ha necessità di tenere il telefono sul banco perché ha il nonno all’ospedale, non vedo il problema. Il cellulare non va visto come una cosa necessariamente negativa, ma come uno strumento, appunto».
Tornare indietro oggi non è possibile. «Stare troppo al cellulare è diventato per certi versi un sistema sociale. A scuola i ragazzi ci passano sei ore al giorno. C’è da chiedersi quante ore stiano al cellulare fuori dalla scuola – continua la preside - Vanno fatte cose di buonsenso. Il progresso della tecnologia non prevede che si torni indietro. Se il cellulare crea assuefazione, significa che il controllo è sfuggito. Per questo è meglio tenere i processi sotto controllo che lasciarli perdere».
A lezione quindi che uso si può fare del device? «In classe si può usare il cellulare per fare ricerca sulla parola. La Treccani è su Google, per esempio. E se i ragazzi devono cercare il significato di una parola, perché non usarlo? – la domanda retorica - Oppure possono usare il cellulare anche per tradurre le parole dalle altre lingue, con il traduttore online». Con o senza l’utilizzo del cellulare, per Barone la didattica deve riuscire a catturare l’attenzione dei giovanissimi. «Sono convinta che più noi riusciamo a rendere interessante la didattica, coinvolgendo i ragazzi, più si può bilanciare il tempo speso al cellulare».