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Livorno, mille in piazza per chiedere investimenti e sicurezza sul lavoro

di Luca Balestri

	Gli operai in piazza a Livorno (foto Silvi)
Gli operai in piazza a Livorno (foto Silvi)

Sciopero e corteo fino alla sede di Confindustria dopo la rottura sul rinnovo del contratto nazionale

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LIVORNO. «Contratto, contratto». Tra petardi, fumogeni e musica da battaglia sindacale, il grido che è stato collettivamente gridato tra piazza Grande e via Roma è chiaro. Oltre un migliaio i lavoratori del settore metalmeccanico che, durante lo sciopero indetto per il rinnovo del contratto collettivo nazionale del lavoro del loro settore, si sono ritrovati a Livorno.

Dopo analoghe iniziative a Siena e a Prato, è a Livorno che i metalmeccanici si sono riuniti nella lotta. Direzione: via Roma, sede di Confindustria, a cui fa capo Federmeccanica, cioè la destinataria delle proteste del corteo.

Alla manifestazione non erano presenti solo gli operai di Livorno e provincia, ma anche di Pisa, Massa Carrara, Lucca e Grosseto. 65mila in tutto i metalmeccanici che lavorano in queste province.

La posizione dei sindacati

«Il sindacato dei metalmeccanici è nato a Livorno alla fine del secolo scorso. Ed è da qui che diciamo che difenderemo il contratto dei lavoratori da Federmeccanica e Confindustria. Noi siamo disponibili a discutere, ma solo partendo dalle richieste dei lavoratori». Questa la posizione di Loris Scarpa, esponente nazionale della Fiom Cgil.

Ma esattamente cos’hanno chiesto i manifestanti? Punti chiave delle richieste dei lavoratori sono stati il salario minimo, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, la regolarizzazione dell’utilizzo dei contratti precari all’interno del Ccnl, e maggiori garanzie per la sicurezza sul lavoro, anche attraverso un nuovo metodo per le regole dei subappalti. Il corteo ha chiesto a Federmeccanica anche di cambiare metodo nella contrattazione con i sindacati: «Dopo otto incontri e sei mesi di confronto la trattativa tra i sindacati e delle controparti si è interrotta a causa della forte contrarietà di Federmeccanica rispetto alle richieste contenute nella piattaforma di Fim, Fiom e Uilm – afferma Scarpa-. È la prima volta che Federmeccanica presenta una contropiattaforma, ma per noi è inaccettabile, è una cosa che non ha senso nella storia. Stiamo decidendo di destinare alle nuove generazioni un futuro di precarietà».

«Per rivendicare l’importanza del nostro contratto siamo stati costretti a scioperare. Ma ne avremmo fatto a meno, dato che Livorno è una delle province che ha pagato di più negli ultimi anni la crisi del settore, facendo un sacrificio occupazionale importante».

È piccato quando parla Paolo Cappelli, della Fim-Cisl Livorno. Nel suo intervento, sotto la sede di Confindustria, si chiede anche «dove sono le aziende redistribuiscono il reddito tra i lavoratori? Livorno è un’area di crisi complessa, queste imprese dovrebbero esserci».

Fa il punto su Livorno e provincia anche Daniele Pallini, della Rsu Uilm della Jsw Steel Italy di Piombino. «Se è vero che siamo area di crisi complessa, è altrettanto vero che il nostro territorio è una fucina di professionalità – dice – . Livorno ha sviluppato il turismo, ma non basta per vivere questo, con il terziario da solo non si va avanti, perché non basta alla ricchezza del territorio. Vanno sapute gestire le crisi dell’automotive, dal petrolchimico alle grandi industrie metalmeccaniche». I metalmeccanici non ci stanno a far surclassare l’industria italiana dall’avvento del terziario, quindi. E sono uniti anche nel ribadire questa loro idea.

Fa eco a Pallini il Segretario nazionale della Uilm Gianluca Ficco. «Nel 2025 ci aspettano grandi sfide, non solo contrattuali. C’è la sfida della deindustrializzazione, in Italia e in Europa. La realtà è che l’economia del vecchio continente si è retta in questi anni sull’attività economica più ricca, di maggior qualità, cioè l’industria». Michele Nardini della Fim-Cisl di Piombino, invece, torna ad attaccare Confindustria e Federmeccanica. La provincia di Livorno è un territorio troppo importante dal punto di vista industriale per essere abbandonato. Questo deve essere chiaro a tutte la parti che devono incontrarsi per rinnovare il Ccnl. «Abbiamo bisogno che le aziende affiliate a Federmeccanica investano sui loro impianti, non delocalizzino in altri Paesi. Federmeccanica deve indicare ai loro associati di investire e rendere più sicuri i posti di lavoro – dice-. In un futuro lavorativo solo il contratto ci rimane come ancora di salvezza, anche per i salari e per gli appalti».

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