Il Tirreno

Livorno

Il caso

Livorno, mette in fuga i rapinatori: «Commosso dall’affetto della gente». L’identikit dei banditi e la tecnica usata

di Stefano Taglione

	Enrico Bencini
Enrico Bencini

Fissato l’intervento chirurgico in ospedale per la frattura sul braccio sinistro. L’incontro con gli amici al bar. Attenzione alla tecnica applicata dai malviventi

4 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. «A Livorno questa tecnica non è mai stata usata, sono stata io la prima vittima, anche se per fortuna i banditi, come si dice da noi, “l’hanno mangiata ghiaccia”. Alle persone dico di stare molto attente ad aprire ai corrieri, perché se sono falsi parliamo di gente senza scrupoli, forse trasfertisti del crimine, che con un furgone girano una città e poi un’altra per mettere a segno le rapine negli appartamenti, terrorizzando la cittadinanza».

Dopo l’intervista al Tirreno torna a parlare il cinquantacinquenne Enrico Bencini, subacqueo professionista e nuotatore che poco dopo le 18 di giovedì scorso, sulle scale del condominio dove abita sul viale di Antignano, ha messo in fuga i due rapinatori con i passamontagna che si erano spacciati per fattorini puntandogli una pistola alla testa malmenando uno di loro, e venendo a sua volta aggredito, tanto che purtroppo martedì dovrà essere operato al braccio sinistro, ora ingessato a causa di una frattura all’una che lo costringerà a rinunciare, a febbraio, alla partecipazione ai campionati toscani di nuoto “master 55”: «Il medico mi ha detto che forse a fine aprile la convalescenza sarà finita», spiega lo sportivo.

L’identikit

Intanto la polizia, con la Squadra mobile, sta cercando di ricostruire l’accaduto. I banditi sarebbero arrivati sul viale di Antignano su un furgone, probabilmente rubato, citofonando prima a una vicina di Bencini, che però ha risposto di non aspettare pacchi rifiutandosi di scendere, poi al cinquantacinquenne, che invece ha aperto: «Più di tanto non ricordo di loro – spiega – ma sicuramente, anche se a volto coperto, ho visto che erano entrambi di carnagione bianca. Sicuramente non livornesi, nemmeno toscani, avevano un’inflessione dialettale meridionale o dell’Est Europa, non saprei essere più preciso. L’uomo con cui ho lottato, prendendolo per il collo e afferrandogli il braccio mentre mi puntava la pistola alla testa come nei film, sarà stato alto un metro e 80 o poco più, era magro come me, per questo sono riuscito a non soccombere. Se avesse avuto un fisico più imponente sarebbe stato un problema: come avviene nel pugilato un peso massimo stende tranquillamente un “piuma”, tu puoi girargli attorno quanto vuoi e colpirlo, ma quando il gancio arriva, arriva bello pesante. Forse sarebbe successo lo stesso anche con me».

Ondata di affetto

Bencini, conosciutissimo a Livorno, ieri (sabato 4 gennaio) è stato dimesso dall’ospedale, dov’è stato ricoverato per circa 24 ore. Come prima cosa ha posato per una foto con la locandina del Tirreno davanti alla sua edicola di fiducia. Poi al bar del rione è stato accolto dai tantissimi amici che lo avevano solo sentito al telefono. «Voglio ringraziarli tutti – prosegue – perché la loro vicinanza è commovente. Ringrazio in particolare il mio amico Leonardo Bachini, che mi è stato vicino come un fratello, i ragazzi della piscina, i compagni della “Livorno Aquatics” e quelli del bar. Non mi hanno mai lasciato solo, specie dopo l’articolo uscito sul Tirreno. Chi non lo sapeva ancora lo ha saputo dal giornale e mi ha scritto».

Fra le persone preoccupate e impaurite per l’accaduto «solo mia mamma – sostiene – che è protettiva e ora teme che queste persone tornino. Ma non credo succederà: poi, se dobbiamo aver timore pure di questo, non viviamo più. Non dobbiamo girarci dall’altra parte, io avrei agito così, d’istinto, anche per un estraneo. Spero che questa reazione, umana, possa far passare il messaggio che nessuno deve essere sottomesso».

L’operazione

Il cinquantacinquenne – portato subito al pronto soccorso da un’ambulanza della Misericordia di Montenero dopo essere stato soccorso anche dai volontari di Antignano, giunti su un’ambulanza con a bordo l’infermiere del 118 – è rimasto in osservazione in ospedale, poi è tornato a casa. Sta tutto sommato bene: sul braccio sinistra l’ulna è fratturata e dopodomani verrà operato, mentre la gamba sinistra è fasciata a causa di una ferita lacero-contusa sullo stinco. «Ma poteva andare peggio – rimarca – perché non dimentico di aver avuto una pistola puntata alla testa. Quest’esperienza me la porterò sempre con me, mi accorgo già ora, mentre vado in giro per la strada, di essere più guardingo, di stare ancora più attento del solito, di fiutare il pericolo più facilmente. Ho fatto fatica a dormire solo la notte successiva, praticamente non ho chiuso occhio, mentre il “day after” è andato molto meglio. Ora speriamo di ricominciare a nuotare il prima possibile».  

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Primo piano
Il gioco

Lotteria Italia, i biglietti vincenti: i 5 milioni vinti in provincia di Lodi. Ecco dove ha “baciato” la fortuna