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Livorno, ponte dei francesi da liberare: con il nuovo porto Mediceo a rischio le attività storiche

di Claudia Guarino

	Due delle attività presenti sul ponte dei francesi: Quo Vadis e Aragosta (Foto di Franco Silvi)
Due delle attività presenti sul ponte dei francesi: Quo Vadis e Aragosta (Foto di Franco Silvi)

Signorini (Quo Vadis): «Viviamo nell’incertezza del futuro»

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LIVORNO. Il timore di chi ha un’attività sul ponte dei francesi è di dover fare i bagagli, un giorno o l’altro. Del resto, è una paura che tanto infondata non è considerando che «ci sono degli accordi di previsione per il porto turistico che risalgono al 2007 – fanno sapere dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale – in base ai quali quel ponte deve restare libero». Tradotto: le baracche occupate da negozi o ristoranti, i cui titolari fino ad ora hanno avuto concessioni rinnovate anche di anno in anno, dovranno prima o poi essere demoliti. Probabilmente più prima che poi, considerando che, per il porto turistico, è di recente arrivato l’ok a costruire. E se chi ha un’attività vive «nell’incertezza di non sapere che cosa accadrà o quando», dice Doriano Signorini, amministratore di Quo Vadis?, dall’Autorità Portuale assicurano che «l’obiettivo è trovare soluzioni alternative per tutti». Ma quali e in che modo, per adesso, non è dato sapere. Nicolò Caffo, general manager della D- Marin la società che gestirà il nuovo Mediceo, da parte sua, in una recente intervista al Tirreno ha dichiarato che «queste attività hanno concessioni rilasciate dall’Autorità Portuale sulle quali non abbiamo alcun potere decisionale». Insomma, la situazione tende sempre di più ad assumere i contorni di un ginepraio. Ma andiamo con ordine.

Il porto
È notizia abbastanza recente quella relativa al rilascio del permesso a costruire per il nuovo porto Mediceo con lavori (sui cui dettagli non ci soffermiamo in questa sede) che dovrebbero partire già a gennaio. Ecco dunque ormeggi e passerelle che, chiaramente, richiederanno una nuova organizzazione degli spazi in cui si inserisce anche il ponte dei francesi, camminata portuale vista mare. «I locali lì presenti – hanno spiegato qualche tempo fa da D Marine Italia –, se vorranno, potranno spostarsi in un nuovo edificio». Anche perché, stando a quanto fanno sapere dall’Autorità Portuale, il ponte deve essere “liberato” così come «previsto da un accordo risalente al 2007». Lì sopra attualmente, oltre alla tabaccheria, ci sono rimaste due attività storiche: la paninoteca Quo Vadis? e il ristorante Aragosta. I cui titolari o amministratori, a quanto risulta, sono proprietari di strutture che, però, si trovano su suolo demaniale. In quanto tale sono perciò dipendenti da una concessione che rimanda, a monte, a una procedura di evidenza pubblica e, a valle, a una scadenza.

I timori
E dato che per il ponte c’è un piano collegato al progetto del porto turistico e che di recente questo progetto ha ottenuto il permesso a costruire, basta mettere insieme gli elementi per capire che, per le attività lì presenti, il momento di fare i bagagli si avvicina inesorabilmente. E la duplice preoccupazione riguarda sia il timore di veder spazzata via la propria impresa senza ricevere in cambio un qualche indennizzo sia l’interrogativo relativo ai costi di eventuali nuove location.

Le possibilità
Di fronte a questa situazione, dall’Autorità Portuale (quella che ha rilasciato le concessioni sul ponte dei francesi e, nel tempo, i vari rinnovi) fanno sapere di essere «costantemente in contatto con i concessionari con l’obiettivo di reperire soluzioni alternative». Una potrebbe essere il trovare spazio altrove nel nuovo porto turistico, così come detto dalla stessa D – Marin. L’altra? «Potrebbe essere presa in considerazione l’ipotesi di spostare quei volumi in altri spazi, compatibilmente con le previsioni del piano operativo comunale». Dal Comune di Livorno, d’altra parte fanno sapere che in questo momento non c’è un dialogo in tal senso. Fatto sta che dall’Authority ribadiscono la presenza «di interlocuzioni per il reperimento di soluzioni alternative». In tutto questo resta un enorme punto interrogativo sui tempi. Esiste una dead line per liberare il ponte? Ed è la stessa per tutti?

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