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«I container restano la priorità per lo sviluppo del porto di Livorno»

di Claudia Guarino
«I container restano la priorità per lo sviluppo del porto di Livorno»

Grimaldi, Confindustria, enti e sindacati al “tavolo della distensione” in prefettura

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LIVORNO. La parola d’ordine è una: distensione. Per mantenere il delicato equilibrio degli interessi sulle banchine che, sono tutti d’accordo, «non può prescindere dal rispetto del piano operativo portuale». E se, da una parte, il presidente dell’Autorità di sistema portuale del mar Tirreno settentrionale Luciano Guerrieri ha spiegato che «Livorno per crescere ha bisogno dello sviluppo dei contenitori», dall’altra il prefetto Giancarlo Dionisi ha specificato che «Grimaldi ha dato ampie garanzie della volontà di far crescere lo scalo con i container. Ma alle dichiarazioni d’intenti dovranno seguire i fatti. Vigilerò su questo». Ed ecco che, alla fine, la guerra delle banchine è stata “istituzionalizzata” con un tavolo al palazzo del governo. Alla riunione, tra gli altri, c’erano Costantino Baldissara (per Grimaldi che ha di recente acquisito Tdt) e Domenico Ferraiuolo (amministratore delegato di Terminal Darsena Toscana). C’erano poi il prefetto, il presidente dell’Autorità Portuale, l’assessore regionale alle Infrastrutture Stefano Baccelli e il sindaco Luca Salvetti. E c’era anche il presidente di Confindustria Piero Neri. Oltre ai rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Asamar, Spedimar, Uniport e Cna. «Non è vietato fare traffico di auto – ha ribadito Guerrieri –. L’importante è che non vada a scapito dei contenitori». Ma andiamo con ordine e ricapitoliamo la questione dal principio.

“Guerra” in banchina

L’inizio dei dissapori, lo ricordiamo, segue l’acquisizione a inizio anno, da parte di Grimaldi, di Terminal Darsena Toscana e il successivo e graduale utilizzo di alcuni spazi di Tdt storicamente adibiti alla movimentazione dei container ad aree ro-ro (per i rotabili). A richiamare l’attenzione sulla necessità di rispettare il piano operatore portuale, a seguito di numerosi accosti in Tdt delle navi che trasportavano le auto nuove, è stata Confindustria. Che, con Piero Neri, ha ribadito questa necessità anche al tavolo in prefettura. Secondo l’associazione degli industriali, insomma, è importante evitare una crescita dei rotabili a scapito dei contenitori. Del resto, gli operatori del porto temono che Livorno possa perdere un’importante fetta del traffico dei container. Eventualità, questa, considerata da evitare. Anche perché la Darsena Europa, in prospettiva, punta proprio sui container.

Piano d’impresa

In questo contesto l’Autorità di sistema portuale entro gennaio dovrà valutare il piano di impresa di Tdt. E a margine della riunione di ieri Guerrieri ha spiegato che «non c’è una richiesta di mettere un tetto al traffico di auto, ma c’è la necessità di capire quali sono gli obiettivi del traffico di contenitori. Perché, come ho detto più volte, è il traffico prioritario, che ci consente di far crescere il porto». Gli uomini di Grimaldi, d’altra parte, hanno ribadito quando già espresso fuori dal palazzo del governo.

Le prospettive

E cioè che la volontà è proprio quella di puntare sui contenitori nella prospettiva di uno sviluppo futuro. Insomma, «non c’è una vera e propria diatriba – ha sottolineato il sindaco – tra soggetti che in prefettura si sono parlarti. Abbiamo fatto un passo avanti». Dopo il tavolo distensivo arriverà anche quello tecnico. E, in futuro, «servirà un monitoraggio costante – ha spiegato Filippo Bellandi della Cgil –. Del resto una certa preoccupazione rimane, considerando che il piano di impresa non è ancora dettagliato. Va bene la crescita dei rotabili, ma ci aspettiamo una ripresa dei container». Il tutto, chiarisce il presidente di Uniport e Alp Yari De Filicaia, «nel rispetto del piano operatore portuale. E questo deve valere per tutti». Anche perché, ha detto il prefetto Giancarlo Dionisi, «lo scalo di Livorno non può essere gestito unicamente con la logica del profitto. È necessario adottare una visione più ampia. Il futuro del nostro porto deve fondarsi su un modello di sviluppo che garantisca un’equa redistribuzione delle risorse e che metta al centro la comunità, evitando che gli interessi economici di pochi prevalgano a discapito del bene comune. Vigilerò sul rispetto degli impegni presi per garantire che le decisioni adottate si trasformino in azioni concrete nell’interesse della comunità». 

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