Livorno, scuole chiuse per vento forte? La posizione di Salvetti. Mareggiate: le idee per proteggere Terrazza e lungomare
Il sindaco dopo l’ultima libecciata: «La città si prepari a fronteggiare l’effetto del cambiamento climatico»
LIVORNO. La lunga e violenta libecciata dei giorni scorsi con punte di 114 chilometri orari e onde fino a otto metri di altezza, stavolta non ha creato danni memorabili. Si è allagata l’area intorno all’Acquario, sono “piovuti” sassi sul viale Italia, i pompieri sono dovuti intervenire in corso Mazzini chiudendo momentaneamente la strada. Ma Livorno ne è uscita bene, molto meglio di quanto era accaduto con le ultime recenti mareggiate.
Sindaco Salvetti, la fortuna stavolta ci ha dato una mano?
«Sicuramente una componente di fortuna c’è, ma io credo che contino molto anche la valutazione dei rischi e i controlli. Parlerei di resilienza e prevenzione. I cittadini sapevano cosa stava arrivando e hanno avuto comportamenti idonei. Basta guardare anche i motorini, ce n’erano pochissimi a terra. I vigili del fuoco hanno eseguito molti interventi ma in numero minore rispetto al passato. L’unica situazione difficile c’è stata in corso Mazzini dove si è staccato un tubo pluviale, sono volate alcune tegola, ma non si sono registrate situazioni complicate. Eppure il meteo è stato molto violento, i tecnici mi hanno confermato che onde di otto metri in Gorgona non c’erano mai state. Ricordate cosa successe alcuni mesi fa in via dei Funaioli, dove venne giù un pezzo di tetto?».
Dunque, se è andata bene, lei vede soprattutto un merito dei cittadini e dell’amministrazione?
«Dopo tre giorni come quelli vissuti, si può affermare che la città ha gestito la situazione con grande prudenza e attenzione e poi ha mostrato velocità e incisività assoluta nelle azioni di ripristino: in piazza Mazzini, che era invasa di foglie, Aamps ha subito pulito tutto come nel resto della città, Enel ha risolto i vari black out che si erano creati, i vigili del fuoco hanno svolto un lavoro eccezionale. A me sembra che Livorno, partendo da situazioni di grande dramma, abbia fatto indubbiamente un salto di qualità da questo punto di vista. È anche un dato politico. Sono state tante ore molto faticose, ma la struttura comunale con tutto il volontariato ha risposto alla grande confermando che l’impostazione della rete di protezione civile nella nostra città è solida. Voglio ringraziare anche i cittadini per l’attenzione e il rispetto delle indicazioni in fase di allerta».
Resta il fatto che ancora una volta la violenza del meteo si è abbattuta su Livorno, dimostrando quanto il cambiamento climatico in corso renda il nostro territorio, per la sua collocazione e conformazione geografica, tra i maggiori bersagli. Insomma, siamo a rischio e restiamo vulnerabili nonostante i pochi danni subiti l’altro ieri.
«C’è una foto bellissima della Terrazza vista dall’alto scattata da Lorenzo Tampucci, che è l’emblema di come Livorno, ma non solo, sia accerchiata dal cambiamento climatico. Un tema che sarà al centro della Biennale del Mare che organizzeremo a maggio. Il quadro complessivo ci chiama a scelte forti e a una valutazione reale per difendere la parte più bella della città ma anche la più esposta e delicata».
Un anno fa, dopo le mareggiate di novembre e dicembre 2023 che devastarono il lungomare e i Pancaldi, parlò di un’opera a protezione della Terrazza Mascagni e di quel tratto di città, una sorta di Vegliaia bis. È un’idea praticabile?
«Gli esperti evidenziano il rischio che delle protezioni marine possano provocare cambiamenti dei flussi d’acqua e delle correnti, che a loro volta potrebbero generare problemi altrove, in particolare se agissimo nel pennello tra la punta della Terrazza e i Pancaldi, per proteggere il tratto di viale Italia che ci crea maggiori criticità e che spesso dobbiamo chiudere. Ecco, un intervento in quell’area, è stato spiegato, rischierebbe di far più danni che benefici, soprattutto ai Pancaldi. Per quanto riguarda la barriera tipo Vegliaia bisogna considerare che rovinerebbe anche la skyline e questo mi fa riflettere».
Dunque è utopistico pensare di proteggere la Terrazza?
«No. Voglio che vengano esperti che ci spieghino come Demanio, Autorità di sistema portuale e Comune possano difendere uno dei nostri più importanti patrimoni. Ne parleremo alla Biennale, che auspico diventi un momento di riflessione a 360 gradi per tutte le città di mare. Se in giro per il mondo ci sono interventi che funzionano, vogliamo prenderli come esempio».
E il resto del lungomare?
«A nord della Terrazza la Bellana ha un fondale basso, le onde arrivano, sporcano ma non distruggono, lo Scoglio della Regina non ha problemi, ci sono moli e frangiflutti ma lì non c’è problema di visuale. Sono passato da piazza San Jacopo e a parte qualche detrito sulla striscia, era tutto a posto. L’Accademia ha fatto un grosso intervento davanti al Brigantino e ha risolto la situazione di protezione. A sud l’area più esposta è quella dei bagni Lido, che hanno barriere meno protettive rispetto per esempio ai Fiume».
Questione vento. Qualcuno temeva (e altri speravano) che avrebbe chiuso le scuole con l’allerta arancione.
«Ho sempre tenuto una linea chiara, e anzi sono stato un apripista, in merito alla chiusura delle scuole per rischio idrogeologico. Mentre per mareggiate e vento forte non abbiamo mai chiuso. Devo dire però che ho ricevuto proprio tre giorni fa la lettera di un dirigente scolastico che mi ha chiesto di chiudere anche per vento forte».
Che cosa farà?
«Fino a qualche tempo mi dicevano non chiudere per tutelare il diritto allo studio, ora è evidente che qualcosa è cambiato. Credo che sia necessario un confronto col mondo delle scuole per discutere su come comportarsi di fronte all’allerta arancione per forte vento: il fatto è che la maggior parte delle scuole sono al sicuro, ma alcune hanno alberature al loro interno e la responsabilità, se cade un pino, è dei dirigenti scolastici».
Che potrebbero decidere autonomamente di sospendere le lezioni senza l’ordinanza del sindaco?
«Sì, tuttavia credo che sia giusto valutare bene come confrontarci tutti insieme, coi presidi e rappresentanti di istituto. Poi prenderemo una decisione».
Alberi, tegole, vasi. Uscendo dal tema scuole, nel quadro della prudenza e delle resilienza di cui parlava, cosa può fare l’amministrazione?
«Ai cittadini abbiamo chiesto di limitare gli spostamenti su due ruote. Sicuramente la precedente tempesta di vento ha visto un numero di interventi su alberi e verde più alto di quelli avvenuti in settimana, anche se il vento stavolta è stato più forte. Questo perché il monitoraggio che avevo chiesto agli uffici, ha portato al controllo di tutti gli alberi e alla messa in sicurezza. Rimane tuttavia il rischio, soprattutto con i pini che sono tantissimi a Livorno e che dobbiamo gestire. Per questo abbiamo messo un milione di euro in più sull’appalto del verde con l’obiettivo di ridurre il rischio».
Oltre al verde pubblico, c’è quello dei privati e i rischi legati a tetti, terrazze, persiane.
«I controlli sono fondamentali. Farò una raccomandazione a tutti gli amministratori di condominio e ai proprietari di case, attraverso una lettera, per premunirsi con controlli e valutazioni su strutture e palazzi. È importante ricordare che i responsabili sono loro se cade qualcosa e colpisce un passante. Va presa coscienza del rischio e va migliorata il più possibile la sicurezza degli immobili».