Il Tirreno

Livorno

La sentenza

Livorno, sullo scooter finisce contro i cinghiali: ecco perché la Regione lo deve pagare migliaia di euro

di Stefano Taglione

	Un soccorso della Misericordia di via Verdi su una strada extraurbana (foto d’archivio)
Un soccorso della Misericordia di via Verdi su una strada extraurbana (foto d’archivio)

L’uomo era sulla strada della Valle Benedetta sul suo due ruote, ma una serie di mancanze hanno fatto sì che incappasse nell’incidente

4 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. La Regione dovrà risarcirlo per oltre 50mila euro dopo lo schianto in motorino contro un branco di cinghiali in via della Valle Benedetta. È quanto ha deciso il giudice civile del tribunale labronico Giulio Scaramuzzino dopo la causa intentata contro l’ente comprensoriale da un quarantasettenne di Cecina, assistito dall’avvocato Claudio Stolfi. L’uomo, il 6 luglio del 2020, si trovava in sella al suo Honda Sh sulla provinciale 5, in direzione di Colognole, quando al chilometro 12 «dove la strada curva a sinistra, dalla boscaglia sbucava almeno un cinghiale - si legge nella sentenza - che urtava il motociclo e provocava la caduta dello scooterista».

L’incidente si è verificato attorno alle 21,50, al buio, «su un tratto di strada curvilineo costeggiato su entrambi i lati da una fitta boscaglia, privo di abitazioni o edifici, di mezzi di contenimento, di illuminazione e di segnaletica stradale di avviso di pericolo di attraversamento della fauna selvatica», prosegue il giudice, che ha riconosciuto la piena responsabilità civile della Regione Toscana. A causa dell’incidente, l’uomo, venne trasportato in ambulanza al pronto soccorso pisano di Cisanello per un «politrauma con fratture di milza e emoperitoneo».

Le testimonianze

A sostegno della sua tesi, il quarantasettenne, ha chiamato diversi testimoni. «Abbiamo visto questo ragazzo, alla guida di uno scooter, che era finito nel fosso sul lato destro, andando verso la Valle Benedetta. Lo abbiamo aiutato ad alzarsi perché aveva sangue sul viso - ha spiegato uno di loro in tribunale - quando si è tolto il casco abbiamo visto che aveva il sangue sulla bocca». «Non ricordo la data del fatto, era fine estate - le parole di un altro teste - era il tratto che da Colognole va verso la Valle Benedetta, era buio, io sono arrivato come seconda persona sul posto, ero da solo e ho aiutato insieme a un’altra persona, con la moglie. Avevano già chiamato l’ambulanza, noi abbiamo contribuito a tirare fuori il motorino dalla scarpata, abbiamo fatto sedere il ferito e abbiamo aspettato l’ambulanza. A terra sulla strada c’era il cinghiale ormai morto e c’era una strisciata del motorino sull’asfalto». «Sono intervenuto il giorno dell’incidente, quando l’autista dell’ambulanza, che mi conosce, mi ha chiamato - ha spiegato una terza persona al giudice -. Io abito al Gabbro, mi ha chiamato quando sono partiti dalla sede della Misericordia per avvertirmi che c’era stato un incidente a causa dei cinghiali: mi disse che c’era bisogno del nostro intervento, sono andato lì e avevano appena portato a bordo dell’ambulanza il ferito. L’ho visto, aveva delle lesioni sul viso e l’animale era a terra sulla strada. Non ho visto altri animali».

La responsabilità

Secondo il giudice la vittima, che all’epoca dei fatti aveva 43 anni, ha «provato il danno subito, l’appartenenza dell’animale selvatico a una delle specie protette facenti parte del patrimonio indisponibile dello Stato, il nesso causale tra l’animale selvatico e il danno, nonché la dinamica del sinistro». La Regione si è difesa spiegando di non essere «l’ente gestore della strada dove si è verificato il sinistro», che infatti è la Provincia di Livorno, ma il magistrato l’ha ritenuta responsabile in quanto «proprietaria della fauna selvatica». «Il criterio di imputazione - si legge ancora nella pronuncia - si fonda sulla proprietà o sull’utilizzazione dell’animale, non sulla custodia dello stesso e, men che meno, sulla custodia "della strada dove si è verificato il sinistro". Nel caso di specie non assume alcun rilievo il ruolo dell’ente preposto alla custodia del tratto di strada, perché ciò che conta è soltanto il fatto che il sinistro sia stato causato da una delle specie selvatiche facenti parte del patrimonio indisponibile dello Stato e protette, la cui cura e gestione spetta, in questo caso, alla Regione, quale ente competente a gestire la fauna selvatica in funzione della tutela dell’ambiente e dell’ecosistema».

Il risarcimento

Novanta i giorni di invalidità temporanea individuati dal consulente tecnico d’ufficio, «dei quali 20 possono ritenersi a tasso totale, altri 20 trascorsi al 75%, 20 al 50% e 30 al 25%». I danni sono stati quantificati in «6.518,16 euro a titolo di risarcimento del danno non patrimoniale da invalidità temporanea, 37.360,96 per il danno da invalidità permanente, 1.973,99 dovuti a titolo di risarcimento per le spese mediche sostenute e 2.825,23 per la riparazione del motociclo, oltre a 1.457,33 euro per la ridotta retribuzione». La Regione è stata condannata anche a pagare le spese di giudizio per oltre diecimila euro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Primo piano
Il ricordo

Gli inizi nello Sporting club, i tortelli in via Cellini e l’ultima frase su piazza Bovio: Aldo Agroppi e la sua Piombino

di Luca Centini