Il Tirreno

Livorno

L’intervista

Cure palliative, non solo fine vita: «Assistiamo anche i malati cronici»

di Martina Trivigno
La primaria Costanza Galli
La primaria Costanza Galli

La primaria-suora Costanza Galli, responsabile della rete per l’Asl Toscana nord ovest: «A Livorno seguiamo mille persone»

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LIVORNO. «Oggi le cure palliative non possono più essere considerate come cure di fine vita e, di conseguenza, intervenire soltanto quando terminano gli altri trattamenti». Suor Costanza Galli è la direttrice del reparto di Cure palliative dell’ospedale di Livorno e responsabile della rete Cure palliative per l’Asl Toscana nord ovest. Nell’hospice al secondo piano del primo padiglione degli Spedali Riuniti, la vita e la morte si incontrano in quelle corsie racchiuse tra pareti colorate dove il sorriso del personale sanitario – 40 tra medici e infermieri – insieme ai volontari cerca di rendere (per quanto possibile) la sofferenza più leggera per i malati e le loro famiglie. E così le Cure palliative dell’ospedale livornese sono diventate un modello da seguire in Toscana e dunque da esportare anche fuori dai confini provinciali. Anche perché se è vero che oggi l’hospice ha 12 posti letto, le Cure palliative riescono a seguire un numero crescente di persone: ogni anno, infatti, i ricoveri sono 430, ma in totale il reparto riesce ad assistere quasi un migliaio di persone se si aggiungono i pazienti a domicilio che sono 550. A guidare l’unità funzionale è la primaria Galli, 53 anni, originaria dell’Elba. Lei, nella vita, ha ricevuto due chiamate: prima quella di medico – è infatti un’oncologa – e poi quella di Dio.

Dottoressa, innanzitutto ci parli delle sue due vocazioni.

«Fin da bambina sognavo di diventare un medico: ricordo che alle elementari “curavo” le bambole, con la valigetta in mano. Mi sono laureata nel 1997 alla Facoltà di Medicina, poi mi sono specializzata in Oncologia. A 32 anni ho vinto il concorso all’ospedale di Livorno e in seguito sono entrata come consacrata a far parte della Congregazione delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli. E oggi eccomi qua».

Spesso quando si parla di cure palliative il pensiero va subito al fine vita. Perché non è così?

«Prima di tutto le cure palliative devono essere considerate un aiuto nella fase precoce della malattia. Per questo abbiamo attivato la collaborazione con un medico internista che qui fa l’ambulatorio».

Qual è l’obiettivo?

«Far comprendere che le cure palliative si rivolgono anche ai pazienti cronici con patologie polmonari o cardiache per la gestione dei sintomi come, ad esempio, affanno o dispnea».

Influisce su questo il fatto che l’hospice sia all’interno dell’ospedale?

«Sicuramente. Collaboriamo con il reparto di Oncologia e con le specialistiche mediche: Pneumologia, Neurologia, Nefrologia e Medicina interna. L’hospice svolge un ruolo di snodo dei percorsi perché può contare su un’équipe multidisciplinare formata da diversi professionisti ».

Quali?

«Psicologo, fisioterapista, assistente sociale e assistente spirituale. E in Toscana, l’Asl nord ovest è l’unica azienda che ha stipulato un’apposita convenzione con associazioni che si occupano di assistenza spirituale ai malati».

Ecco, qual è l’importanza che rivestono le associazioni?

«Per noi è centrale la collaborazione con l’associazione “Cure palliative Livorno” che contribuisce con diverse centinaia di migliaia di euro, ma soprattutto si occupa del servizio di assistenza sanitaria domiciliare a pazienti oncologici e non, in fase terminale. Una presenza preziosa, che è accanto all’hospice da 20 anni, ed è ormai molto conosciuta e apprezzata in città. Un vero e proprio punto di riferimento per noi e i per i livornesi».

Servirebbero più investimenti?

«Sì, ma in risorse umane perché le cure palliative sono praticamente a impatto zero sul fronte della spesa farmacologica e anche tecnologica. Qui, più che mai, il motore sono le persone».

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