Il Tirreno

Livorno

La città e il futuro

A Livorno lo storico Mercato delle Vettovaglie tra Bolgheri e piazze gourmet: «Il futuro? Essere patrimonio Unesco»

di Flavio Lombardi
A Livorno lo storico Mercato delle Vettovaglie tra Bolgheri e piazze gourmet: «Il futuro? Essere patrimonio Unesco»<br type="_moz" />

Il presidente Sena: «L’obiettivo: avere finanziamenti e guardare alle nostre eccellenze»

12 ottobre 2024
4 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO Mercato delle Vettovaglie, ultimi sviluppi. Perché non sempre quando tutto tace, nulla si muove. Eravamo rimasti ad aprile scorso, quando a Firenze ci fu la conferenza fra i mercati storici di tutto il mondo, in cui la stessa Firenze, appoggiò quello di Livorno come capofila di quelli italiani. Perché oltre alla bellezza oggettiva della struttura, il tutto si lega al fascino dei Fossi medicei. Si auspicava una associazione internazionale stabilendo un rapporto di gemellaggio, con quello di Barcellona che ha numeri stratosferici (23 milioni di visite nel 2023). Un modello da guardare e se possibile, da copiare. Almeno dove si può. Fu una manovra intelligente, quella di istituire nel capoluogo toscano, un pool di mercati, per tutti questi centri (dalla Lettonia, al Giappone) che sul tavolo possono mettere un valore storico, culturale, sociale, finalizzato ad ottenere dall’Unseco il riconoscimento di patrimonio pubblico dell’umanità. Esplorando nuove strade, ottenendo in proiezione futura finanziamenti che per alcuni (Livorno è fra questi) altrimenti non sarebbero possibile. Luigi Sena, presidente pro tempore del consorzio del mercato centrale, spiega meglio. «Rispetto ad alcuni mesi fa, sono stati fatti passi in avanti. Recente è una riunione on line per definire gli ultimi dettagli dello statuto per 25 mercati nel mondo, avendo registrato altre sette adesioni nel frattempo. Per fine anno, insomma, potrebbe essere messo tutto nero su bianco, pronti con la documentazione necessaria per iniziare l’iter con l’Unesco».

Si guarda al turismo, ma se tutto andasse bene, occorreranno anni per arrivare a un risultato…

«L’importante, è arrivarci, facendo i passi che si devono fare. Certo, è più facile contattare per esempio un arabo e dargli tutto il pacchetto, con facoltà di tenere dentro i commercianti che vuole, o liquidare tutti e fare come gli pare. Andare sotto l’Unesco, essere riconosciuti patrimonio pubblico, significa dare un altro indirizzo e guardare alle eccellenze di casa nostra».

Spieghi meglio.

A marzo abbiamo avuto un bando, al quale per determinati motivi, non hanno partecipato realtà che invece sarebbero di spicco».

Il motivo?

«Non avevano fatto in tempo a prepararsi».

Di chi parla?

«Ad esempio del consorzio del Bolgheri che potrebbe candidarsi invece per quello che vedremo in dicembre. E che potrebbero avere interesse a presentare i propri prodotti, invece che tenerli in magazzino. Una vetrina in più, che allo stesso tempo, conferirebbe prestigio al mercato centrale. In queste cose, si sa, se attiri certe etichette, stimoli l’arrivo di altre».

Come?

«Ci sono tante fiere dell’agroalimentare. Basta andare e promuovere il nostro mercato. Esistono tanti produttori che non entrano nella grande distribuzione perché fanno una politica che guarda alla qualità, non lesinando su costi di produzione maggiori.

Questo, a prescindere dalla riqualificazione? Perché di lavori ce ne sarebbero da fare…

«C’è una manutenzione ordinaria di una struttura grande e di interesse storico. Poi anche quella straordinaria. Ogni intervento, da eseguire seguendo le disposizioni della Soprintendenza. Detto questo, di opere ce ne sarebbero tante e avere una certificazione Unesco, potrebbe aprire tante porte che adesso sono chiuse, intercettando fondi. Io, sono un visionario, ma reputo che la domanda di cacciucco o di altri nostri piatti tipici, non possa essere soddisfatta solo da chi accoglie i turisti nella piazzetta centrale, con i tavolini messi in mezzo al passo, e con i piccioni che volano ad altezza d’uomo. Serve pensare ai saloni con le colonne e il tetto a carrozza, che sono nei sotterranei. Fai sbarcare la gente dai fossi, li fai mangiare, e poi vengono al piano terra, vedono altro e magari comprano delizie».

Si parla di piazzette per la somministrazione non assistita. A che punto siamo?

«Nel 2025 ne dovranno essere istituite un paio di oltre 100 metri quadrii. Una, dalla parte di via del Testa, l’altra dalla parte di via del Cardinale, vicino alla galleria che porta alla sala del pesce. C’è un piano da 400 mila euro per la realizzazione (dettata dalla Soprintendenza) e lo spostamento di alcuni banchi a spese dell’amministrazione».

Il consorzio di cui lei è presidente non risulta scevro da critiche. Lei in particolare.

«Il consorzio nacque per volontà del sindaco Nogarin, il 15 dicembre 2015, non ha poteri dirigenziali, dialoga con le altre realtà dell’area mercatale all’interno della consulta permanente con delibera risalente al 2018. È organismo unico di rappresentanza degli esercenti del mercato e l’obbligo di farne parte è mirato allo scopo di avere un unico interlocutore. Credo che ci sia poca conoscenza, attribuendomi ruoli e poteri che in realtà non possiedo».
 

In Italia

Il delitto

Manuel Mastrapasqua ucciso per un paio di cuffie da 14 euro: chi è il 19enne arrestato

Sportello legale