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Livorno, il sindaco dopo le dimissioni dell’assessore Lenzi: «No alle iene che banchettano, tengo le deleghe»

di Federico Lazzotti
Livorno, il sindaco dopo le dimissioni dell’assessore Lenzi: «No alle iene che banchettano, tengo le deleghe»<br type="_moz" />

La richiesta di farsi da parte nel faccia a faccia con Salvetti. Dopo i post transfobici non sono bastate le scuse: «Ha messo in discussione i nostri valori Non c’era alternativa»

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LIVORNO. Un quarto d’ora di colloquio nella stanza del sindaco a metà mattina. Quindici minuti «di confronto» per dire all’assessore alla Cultura Simone Lenzi che non avrebbe potuto difenderlo ulteriormente davanti alla coalizione e nel prossimo consiglio comunale quando le opposizioni avrebbero presentato una mozione di sfiducia. Troppo gravi i cinque post – definiti transfobici – scritti su “X” tra il 29 marzo e il 30 agosto rispetto all’indirizzo di una amministrazione che fa «di certi principi (quelli Lgbtqia+) non una occasionale bandiera politica ma un chiaro principio ispiratore dell’azione di governo». Ecco perché – spiega il sindaco nel pomeriggio insieme agli altri assessori riuniti in conclave – «le dimissioni sono apparse per il sottoscritto l’unica strada percorribile. Una decisione che ritengo opportuna anche nel rispetto della politica e degli ideali che la mia giunta ha difeso e sostenuto in questi anni con atti chiari e inequivocabili».

Si chiude così, con Lenzi accompagnato alla porta, «il primo momento di “disarmonia” della squadra di governo della città dal 2019 ad oggi», come lo definisce Salvetti. Che però alla fine di una due giorni tra amarezza, sopresa e tanti mal di pancia, ci tiene a dividere i due piani, quello politico e quello umano. «I post pubblicati da Lenzi, che hanno giustamente provocato le reazioni e le prese di posizione del mondo Lgbtqia+ e di altre componenti cittadine, sono stati per tutti noi un fulmine a ciel sereno che ci ha disorientato e amareggiato. Questa amministrazione – prosegue – non può ritenere ammissibile che si affrontino questi temi con termini che mettano in discussione i valori che da sempre hanno contraddistinto il nostro impegno e le nostre azioni. Conosco l’assessore Lenzi personalmente e ancor più ne conosco l’orientamento politico e il suo pensiero sui grandi temi sociali. È per questo che sono rimasto sbalordito per le sue esternazioni sul tema dell’identità di genere. Stupito per il fatto di non avergli mai sentito utilizzare quei termini, né in pubblico né in privato e, ancor di più, perché l’ho sempre sentito partecipe all’azione dell’amministrazione su questi temi. Mai un distinguo né politico né ideale sulle politiche da noi avviate e consolidate. Le parole usate nel suo profilo social sono comunque estremamente gravi e sono difficilmente accettabili giustificazioni. Guardando al lato umano insieme agli assessori ho seguito la conferenza stampa, le scuse personali e il tentativo di chiarire il significato degli interventi social. Poi ho incontrato nuovamente l’assessore per valutare il quadro complessivo determinatosi dopo la conferenza stampa». Detto in altre parole le scuse, fino ad arrivare quasi alle lacrime, non sono state sufficienti per fermare la valanga di indignazione rispetto alle esternazioni dello stesso Lenzi. Sintetizza il sindaco: «La politica ha regole ben precise e ad ogni azione corrisponde una reazione del tutto prevedibile e inevitabile, almeno per noi che facciamo di certi principi non una occasionale bandiera politica ma un chiaro principio ispiratore dell’azione di governo. La vita e il rapporto umano hanno altre regole che io continuerò a seguire, ma questa è cosa che intendo riservare alla sfera privata che non può e non deve intrecciarsi con quella istituzionale e amministrativa». Solidarietà all’uomo, condanna per l’assessore «che comunque ha il coraggio di chiedere scusa». Le deleghe di Lenzi? «Resteranno per molto tempo nelle mie mani – dice Salvetti – non mi piacciano le iene che banchettano su cadaveri», è il messaggio per chi avrebbe già iniziato a sgomitare per prenderne il posto lasciato libero. Il possibile identikit, però, lo fornisce lo stesso Lenzi spiegando nella lettere di dimissioni di «lasciare l’ufficio alla mia successora».

Tante le reazioni politiche, dopo due giorni di silenzio assordante, arrivate quando le dimissioni di Lenzi sono diventate pubbliche. A cominciare da Arcigay che per prima ha segnalato i post: «Nell’esprimere la nostra soddisfazione per la decisione presa, ancora una volta sottolineiamo che l’odio omolesbobitransfobico non può avere spazi all’interno delle istituzioni, né oggi né domani». Ma c’è anche chi si schiera con l’assessore dimissionario come Noi Moderati: «Lenzi ha detto quello che lui e la maggior parte delle persone, anche a sinistra, veramente pensa ma che non dice per convenienza». E Carlo Ghiozzi (Lega) : «In questo modo viene meno la libertà di pensiero e di critica». Mentre i Giovani Dem sottolineano come siano «inaccettabili le parole che ha utilizzato per commentare un’opera d’arte esposta alla Biennale di Venezia. Un linguaggio transfobico e sessista che contrasta con tutti gli atti portati avanti dall’attuale amministrazione di centro-sinistra»l

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