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Livorno, viaggio tra ostacoli e continui pericoli: il racconto di un non vedente

di Franco Marianelli
Livorno, viaggio tra ostacoli e continui pericoli: il racconto di un non vedente

Percorsi usurati dal tempo, danneggiati e mal segnalati: "Un disatro"

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LIVORNO. La “palladiana” non smette di far parlare di sè. Ma questa volta non ci riferiamo ai colti (e meno colti) dibattiti sugli stili artistici o sulla foggia delle mattonelle ma, più prosaicamente, delle recinzioni che, al fine di tutelare i lavori in corso, limitano il passaggio ai cittadini: «Giorni fa mi apprestavo a procedere dall’angolo di piazza Grande (lato La Comba) verso l’angolo opposto della piazza (lato Farmacia Comunale) , – racconta Manuele Marcangeli (nella foto), non vedente, che cammina col sostegno del suo bastone – aspetto il segnale acustico che corrisponde al verde e procedo. ..fino a prendere una “musata” contro la rete che impedisce l’accesso al marciapiede. Ovviamente io non ho la possibilità di vedere il cartello che indica la deviazione pedonale e quindi». Ha segnalato la cosa agli uffici comunali? «Sì, alla polizia municipale che mi ha assicurato che avrebbe contattato gli appositi uffici per risolvere il problema». Risultato? «Il risultato – sorride amaramente Manuele, centralinista alla sede di via Cairoli della Banca Nazionale del Lavoro – che si sono limitati a spostare la rete un metro più in là non risolvendo praticamente niente».

Manuele non è la prima volta che denuncia come Livorno non sia “una città per ciechi” e anni fa fu protagonista di una puntata di Striscia la Notizia nella quale denunciava il calvario di un non vedente che scenda dall’autobus in piazza Cavour (lato via Maggi) e che debba procedere sino al posto di lavoro.

«Si tratta di un percorso di duecento metri o poco più. Mi rendo conto che, per chi vede, è quasi impossibile immaginare i problemi che trovavo (e che ancora trovo) oggi. Sa dopo il servizio di Striscia quanto tempo ci hanno messo per spostare il cestino della spazzatura (solo per dirne una) posizionato sul mio percorso? Quattro anni».

Con Manuele, Antonio Morozzi celebre per i suoi “affreschi” metropolitani sulle serrande dei negozi di Borgo Cappuccini e di fatto “difensore civico” di tutti coloro in sofferenza per marciapiedi dismessi e/o problemi legati al traffico.

«A suo tempo mi impegnai in un conteggio di tutti cestini della spazzatura presenti in città». Ma i problemi per i quali venne Striscia e non ancora risolti, cestino a parte, ha un nome che sembra inglese (Loges) ma che in realtà è un acronimo italiano (Linea di orientamento guida e sicurezza) ovvero quei percorsi tattili collocati sui marciapiedi del centro creati appositamente per i non vedenti.

«Due le questioni in essere: la prima è che sono usurati dal tempo e dai pesanti mezzi che, incuranti delle regole, vi parcheggiano sopra (compresi i mezzi Aamps ndr) . I “canali” dei Loges dentro i quali noi piazziamo la punta del bastone per esser sicuri di procedere dritti sono spesso sbrecciati o ingolfati con quello che ne consegue per la nostra stabilità. La seconda riguarda i criteri con i quali vengono installati o rimodulati i Loges stessi: nella commissione comunali competenti ci sono geometri e ingegneri ma sarebbe opportuno che vi fossero pure degli “orientatori” ovvero tecnici specializzati nella materia. I Loges sono costituiti sia dai corridoi di cui abbiamo parlato ma pure di “piazzole” e altri posizionamenti che per noi hanno significati particolari tipo “presenza di fermata autobus” o “necessità di proceder con cautela”. Dei rilievi tondi invece che quadrati per noi hanno un importanza fondamentale e spesso registriamo incompetenza nella realizzazione di queste piattaforme».

Il massimo della indignazione Marcangeli e Morozzi la esprimono in via Grande all’angolo con via Piave (con il bastone di Manuele che inciampa più volte nelle gambe dei tavolini dei ristoranti sotto le logge). «Qui i Loges sono stati piazzati su un dosso: ma ci rendiamo conto quello che può significare in merito alle nostre capacità di orientamento la cosa?» . La ciliegina sulla torta finale l’aggiunge Morozzi.

«A suo tempo ho avuto modo di verificare la corretta collocazione o meno dei circa 700 cestini della spazzatura di Livorno. Sa quanti sono a norma? Sì e no 50».l

F.M.

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