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Il lutto

Addio all’ex amaranto Enrico Capecchi: con Picchi inventò il gabbione

di Stefano Taglione
Enrico Capecchi
Enrico Capecchi

I ragazzi di piazza Magenta, le estati sui Fiume e l’amicizia con Armandino. Il ricordo del figlio: «Un padre esemplare»

21 settembre 2024
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LIVORNO. Insieme ad Armando Picchi ha inventato le “gabbionate”. «Erano amici fraterni, quando Armando è scomparso così giovane per mio padre è stato un colpo al cuore», racconta il figlio Leonardo. Livorno perde l’ex mezzala amaranto Enrico Capecchi, uno dei ragazzi di piazza Magenta che insieme a Mauro Lessi e “Lupo” Balleri ha finito per solcare i campi di Serie B e C, negli anni Cinquanta anche con la nostra maglia. «Il “gabbione” lo hanno inventato loro, ai Bagni Fiume, poi Armando ci ha portato a giocare Suarez e la grande Inter». Lì hanno conosciuto anche un giovanissimo Massimiliano Allegri.

Capecchi aveva 89 anni, abitava in via Indipendenza, e lascia la moglie Vanna Giocondi, conosciuta a Terni quando da calciatore militava in Serie B con i rossoverdi, e i figli Elisabetta, Alessandro e Leonardo (anche quest’ultimo, come il padre di Enrico Lauro Capecchi, ha giocato nel Livorno). «Mio padre, negli amaranto, giocava come mezzala sinistra – racconta Leonardo – e di quei tempi mi rammentava spesso fin da quando io ero bambino. Non erano solo una squadra, ma una famiglia. Ragazzi che avevano iniziato a giocare insieme in piazza Magenta, che si volevano bene, e che sono stati poi presi dal Livorno calcio. Erano molto uniti e si divertivano a giocare a pallone».

Dopo la carriera sportiva Capecchi ha lavorato come operatore della logistica, «gestendo il traffico dei trasporti terrestri per conto di una ditta», ricorda il figlio. Ma l’amicizia con i suoi vecchi compagni di squadra non è mai mancata. «Con Armando Picchi erano come fratelli – prosegue Leonardo – un’amicizia, fortissima, che è rimasta anche con Leo Picchi e il resto della famiglia. Ai Bagni Fiume loro hanno fatto la storia, inventando il “gabbione”: all’epoca giocavano nel campo di pallacanestro, non c’erano nemmeno le reti, poi le recinzioni le posizionarono perché altrimenti il pallone andava sempre dall’altra parte. Da lì poi sono nati gli altri “gabbioni”, il Fiume però è stato il primo. Da piccolo, come frequentatore dello stabilimento balneare, c’era anche Massimiliano Allegri, ricordo quando mio padre lo andava a vedere perché diceva che era calcisticamente molto forte, poi non a caso ha fatto la carriera che ha fatto. Fra i suoi amici storici, invece, ricordo anche Paolo Bergamo».

La passione per il calcio, Capecchi, l’ha trasmessa anche al figlio Leonardo, a sua volta calciatore del Livorno: «Mi ha insegnato che il calcio è divertimento – spiega – e riconosco questi principi, così deve essere. Lui ha sempre concepito in questo modo il mondo del pallone ed è stato per me un genitore esemplare. Non mi ha mai spinto a fare niente, insieme al calcio si dedicava alla famiglia». Il funerale di Capecchi, a cura delle onoranze funebri della Svs di via San Giovanni, sarà celebrato il 21 settembre alle 16 alla chiesa Santi Pietro e Paolo nell’omonima via livornese, vicino alla casa dove l’ottantanovenne ha sempre vissuto insieme alla moglie e ai figli. 

 

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