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Livorno

L’intervista

«Effetto Garibaldi è andato male, poche bancarelle e giorni sbagliati»: il punto del portavoce del comitato dopo le polemiche

di Luca Balestri
«Effetto Garibaldi è andato male, poche bancarelle e giorni sbagliati»: il punto del portavoce del comitato dopo le polemiche

Livorno, il messaggio alla Fondazione Lem: «Vogliamo essere coinvolti di più nell’organizzazione»

20 settembre 2024
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LIVORNO. «Effetto Garibaldi è andato male. Ma la causa non è stato quanto abbiamo o non abbiamo fatto noi commercianti di via Garibaldi». È piccata la risposta di Simone Romano a chi accusa le attività commerciali di via Garibaldi di non aver aiutato la manifestazione. Portavoce del comitato Garibaldi Passion Street, e presidente del centro commerciale naturale Antico borgo reale, Romano difende a spada tratta l’operato garibaldini.

Presidente, cos’è che è andato storto a Effetto Garibaldi?

«Più che parlare di errori, parlerei di un tentativo che non è andato bene. Pur di fare la festa, il Comune l’ha fatta a settembre, mentre nei due anni precedenti era in piena estate. Sul le condizioni climatiche non hanno potuto che pesare. Ma non sono state solo quelle a dare questo risultato».

Cos’altro non ha funzionato?

«C’è stata la totale assenza di illuminazione della via, la strada era completamente buia. E poi farlo la domenica prima dell’inizio della scuola non ha aiutato».

Le attrazioni nella via erano sufficienti per far rimanere la gente?

«Non c’erano attrazioni nella nostra via. C’erano solo cinque persone che facevano un po’di intrattenimento, ma farlo così, completamente al buio, è stato difficile. Lo spettacolo era itinerante, ma senza musica, al freddo, e senza luce, non è una festa. E infatti chi passava non si tratteneva. Se queste devono essere le condizioni per includere via Garibaldi nella festa, allora è meglio non includerla».

E bancarelle e negozi come sono stati gestiti durante le tre serate?

«La prima sera c’erano cinque banchetti, l’ultima sera non ce n’era nessuno. E non si può puntare il dito contro i commercianti. Alcuni negozi sono stati aperti il primo e il secondo giorno, ma il terzo hanno deciso di chiudere, vista la situazione. Noi non siamo i negozi dei grandi centri commerciali, stare aperti quattro ore in più la sera è un costo. E se dobbiamo starci al freddo e al buio, quando non passa nessuno, non ci stiamo. Contando anche il fatto che se ci succede qualcosa noi non abbiamo coperture, e quindi qualcuno per degli imprevisti non ha potuto aprire il negozio. Se avessimo organizzato anche noi la festa, sarebbe andata diversamente».

Per il primo anno non avete partecipato all’organizzazione di Effetto Garibaldi. Perché?

«Quest’anno il tempo per collaborare è stato poco. Siamo stati avvertiti tardi dall’amministrazione. Di solito per la festa noi interagiamo con il Comune e con la Fondazione Lem. Quando la festa è stata organizzata da noi, la strada era piena. Quest’anno invece ci si è concentrati solo su piazza Garibaldi e piazza dei Mille, tagliando fuori via Garibaldi».

Cosa chiedete al Comune e alla Lem quindi, per le prossime iniziative?

«Prima di tutto, più coinvolgimento. E poi non ci vogliamo sentir dire dalla Lem che le bancarelle hanno scelto di non venire da noi. Dalla prossima volta, prima di un evento dovremmo fare il controllo di qualità. La Lem deve venire da noi a indicarci quali e quante bancarelle vengono, in modo da mettersi d’accordo. E se non ne hanno trovate abbastanza, noi possiamo aiutarli nella ricerca. Ma non vogliamo più sentire, quando chiediamo il perché dell’assenza della bancarelle, che non sono volute venirci. La Lem prende un milione e 300mila euro l’anno, deve trovare delle bancarelle che vogliano venire. Non vogliamo essere trattati diversamente da altre manifestazioni».

Via Garibaldi per voi non deve più essere lasciata sola quindi.

«Quando facciamo le iniziative, vogliamo lo stesso trattamento che si ha nei riguardi di Effetto Venezia. Là, anche se i commercianti stanno chiusi, ci sono le attrazioni, e la gente resta. La nostra via, tra tutte le zone incluse in Effetto Garibaldi, è quella che può risollevarsi meglio di tutte. Abbiamo aperto sette attività in due mesi, e ora faremo una piazza Rainbow, per dimostrare che siamo un quartiere inclusivo verso la diversità. Vogliamo diventare una via centrale». 

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